di Karl
Marx
Lo
Stato non troverà mai nello "Stato e nell'ordinamento della società"
il fondamento dei mali sociali, come il "prussiano" pretende dal suo
re. Là dove sono partiti politici, ciascuno trova il fondamento di ciascun male
nel fatto che al timone dello Stato si trova non già esso ma il suo partito
avversario. Perfino i politici radicali e rivoluzionari cercano il fondamento
del male non già nell'essenza dello Stato ma in una determinata forma di Stato,
al cui posto essi vogliono mettere un'altra forma di Stato.
Lo
Stato e l'ordinamento della società, dal punto di vista politico, non sono due
cose differenti. Lo Stato è l'ordinamento della società. In quanto lo Stato
ammette l'esistenza di inconvenienti sociali, li ricerca o in leggi di natura,
cui nessuna forza umana può comandare, o nella vita privata, che è indipendente
da esso, o nella inefficienza dell'amministrazione che da esso dipende. Così
l'Inghilterra trova che la miseria ha il suo fondamento nella legge di natura,
secondo la quale la popolazione supera necessariamente i mezzi di sussistenza.
Da un'altra parte, il pauperismo viene spiegato come derivante dalla cattiva
volontà dei poveri, così come secondo il re di Prussia dal sentimento non
cristiano dei ricchi, e secondo la Convenzione dalla disposizione sospetta,
controrivoluzionaria, dei proprietari. Perciò l'Inghilterra punisce i poveri,
il re di Prussia ammonisce i ricchi e la Convenzione ghigliottina i
proprietari.
Infine,
tutti gli Stati ricercano la causa in deficienze accidentali intenzionali dell'amministrazione,
e perciò in misure amministrative i rimedi dei loro mali. Perché? Appunto
perché l'amministrazione è l'attività organizzatrice dello Stato.
Lo
Stato non può eliminare la contraddizione tra lo scopo determinato e la buona
volontà dell'amministrazione da un lato e i suoi mezzi come pure le sue
possibilità dall'altro, senza eliminare se stesso, poiché esso poggia su tale
contraddizione. Esso poggia sulla contraddizione tra vita privata e pubblica,
sulla contraddizione tra gli interessi generali e gli interessi particolari.
L'amministrazione deve perciò limitarsi ad una attività formale e negativa,
poiché proprio là dove ha inizio la vita civile e il suo lavoro, là termina il
suo potere. Anzi, di fronte alle conseguenze che scaturiscono dalla natura
asociale di questa vita civile, di questa proprietà privata, di questo
commercio, di questa industria, di questa reciproca rapina delle differenti
sfere civili, di fronte a queste conseguenze, l'impotenza è la legge di natura
dell'amministrazione. Infatti, questa lacerazione, questa infamia, questa
schiavitù della società civile è il fondamento naturale su cui poggia lo stato
moderno, così come la società civile della schiavitù era il fondamento su cui
poggiava lo Stato antico.
L'esistenza
dello Stato e l'esistenza della schiavitù sono inseparabili. Lo Stato antico e
la schiavitù antica - schiette antitesi classiche - non erano saldati l'uno
all'altra più intimamente che non siano lo Stato moderno ed il moderno mondo di
trafficanti, ipocrite antitesi cristiane. Se lo Stato moderno volesse eliminare
l'impotenza della sua amministrazione, sarebbe costretto a eliminare l'odierna
vita privata. Se esso volesse eliminare la vita privata, dovrebbe eliminare se
stesso, poiché esso esiste soltanto nell'antitesi con quella.
Non
a caso ho puntato il dito sui rapporti sociali e la lotta di classe. Se ci
limitassimo alla questione delle élite, non andremo molto lontani. È sempre il
rapporto diretto tra i proprietari delle condizioni di produzione e i
produttori diretti ove noi troviamo l’intimo arcano, il fondamento nascosto di
tutta la costruzione sociale e quindi anche della forma politica del rapporto
di sovranità e dipendenza, in breve della forma specifica dello Stato in quel
momento.
Glosse
marginali di critica all'articolo "Il
re di Prussia e la riforma sociale, firmato: un Prussiano", 1844.
Sante parole
RispondiEliminasante subito :)
Elimina"...Lo Stato non può eliminare la contraddizione..."
RispondiEliminaè una contraddizione solo se, come fa Marx, ci si mette in un'ottica hegeliana (anche se per rovesciarla) secondo la quale lo stato è "sostanza etica". Ma se lo stato è inteso (come dovrebbe essere) quale semplice emanazione e strumento della società non si tratta di contraddizione ma semplicemente del limite a cui tutte le cose umane (tra cui anche lo stato) sono soggette.
"...Se lo Stato moderno volesse eliminare l'impotenza della sua amministrazione..."
RispondiEliminaaridaglie..., impotenza mi pare proprio esagerato, diciamo
i limiti (storicamente determinati) dell'amministrazione statale.