«Grandi
colonne di pietra che avevano resistito per secoli crollavano in un pomeriggio;
volti di statue vecchie di mezzo millennio venivano mutilati in un battito di
ciglia; templi che avevano visto nascere l’impero cadevano in un solo giorno.» (*)
Quel volto di imperatore è stato preso a martellate in un giorno di rivolta o riscolpito per servire al suo successore. La pietra scagliata da un cristiano evirò quel dio o gli spezzò il naso (M. Yourcenar, Il tempo, grande scultore, Einaudi, p. 53).
* * *
Nonostante le stupefacenti performance borsistiche,
le gigantesche fusioni tra holding e la spinta all’innovazione tecnologica,
anzi proprio in ragione di questi e altri motivi, il capitalismo sta mostrando
la corda, quella con la quale ci impiccherà tutti al suo stesso albero. Il
prossimo terremoto finanziario (è solo questione di tempo) sancirà ancora una
volta una costante, e cioè che il capitalismo può superare temporaneamente le
proprie contraddizioni solo con la crisi (e le guerre). Tuttavia, si tratta
ormai di una crisi senza soluzione di continuità, essendo divenuti i periodi di
ripresa sempre più deboli e fugaci, checché ne dicano i collezionisti di
statistiche (**).
Abbiamo davanti a noi una situazione economica e
sociale che ricorda per certi aspetti quella del Tardo Antico, ben descritta
tra gli altri da Santo Mazzarino nel suo Aspetti
sociali del IV secolo. Con una differenza essenziale rispetto a quell’epoca
inquieta: l’impossibilità di proseguire molto oltre in un tale processo è già
perfettamente dimostrata dalla scienza, che non discute più se non della
scadenza e dei palliativi che potrebbero, se applicati con fermezza, farlo
leggermente ritardare.
Come se ciò non bastasse, si sta profilando in modo
sempre più drammatico un’altra questione essenziale che rende gravemente
instabile il sistema: la disoccupazione di massa, che nei prossimi lustri
riguarderà centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Solo in Cina,
secondo studi plurali, dai 40 ai 50 milioni di persone perderanno il loro
attuale lavoro nei prossimi 15 anni. Cioè dopodomani. “Quasi 100 milioni di
lavoratori saranno costretti a cambiare professione nel caso in cui il processo
di conversione alle macchine dovesse procedere a un passo più sostenuto”.
Pensare di risolvere un problema strutturale di
portata storica “coltivando menti creative” o con le elemosine di Stato,
variamente denominate, è illusione e follia, sia dal punto di vista finanziario
e sia da quello sociale.
I capitalisti, in generale, sono disposti a fare un
po’ di beneficenza, ma per quanto riguarda le tasse, tanto più se si tratta di
più tasse, mostrano un braccino assai corto. Inoltre il cosiddetto reddito di
cittadinanza costituirebbe un solido incentivo per il lavoro in nero. Dal punto
di vista sociale, anche se non sono pochi quelli disposti e anzi già dediti a
sopravvivere con delle elemosine pur di non “faticare”, la maggioranza delle
persone, in ogni luogo, tiene alla propria dignità e oltretutto non è disposta
a sopportare a lungo una simile situazione quando con un lavoro onesto si può stare
meglio.
Per quanto riguarda segnatamente l’Italia e l’ormai
famoso piano B, bisognerebbe chiedere ai russi come andò a finire quando
dovettero cambiare entro tre giorni i loro vecchi rubli con quelli nuovi. I
nuovi rubli bastarono per acquistare al mercato nero un po’ di vodka e dei
rotoli di carta igienica (a tale riguardo leggere l’articolo sul Domenicale dal titolo Se Tolstoj ti cambia la vita).
(*) Catherine Nixey, Nel nome della croce. La distruzione cristiana del mondo classico,
Bollati Boringhieri, 2018, p. 13.
(**) Il liberismo e il keynesismo sono due facce
della stessa medaglia, sia essa di vecchio o nuovo conio. Il liberismo ha come
suo presupposto essenziale che ognuno e ogni cosa trovi la giusta collocazione
grazie al libero gioco delle forze di mercato. Occupazione fondamentale di
questa corrente di economisti è la costruzione di modelli matematici di
“equilibrio” sempre più complessi. Il keynesismo, per contro, nel prendere atto
dello squilibrio tra domanda e offerta, ne individua la causa nella legge (!)
psicologica della “diminuzione della propensione al consumo”, e dunque esprime
il tentativo di superarne tale disarmonia (l’ho detta alla liberale, ti piace?)
con il diretto intervento dello Stato.
A margine: dato che i cinesi sono soliti pianificare con una prospettiva di decenni, hanno già in mente, loro, come gestire tale quantitativo di disoccupati? Prenderanno spunto dal nostro Ministro del Lavoro?
RispondiEliminasi stanno preparando per la guerra, questa è l'unica certezza che abbiamo
Eliminail libro della Catherine Nixey è valida come lettura, al di là della sua citazione specifica? grazie
RispondiEliminacompra
EliminaMah. Pag. 39:"Qualunque credo totalitario esercita un'attrazione prepotente; basti pensare al fascino esercitato dal comunismo sui tanti animi confusi di oggi". Pag. 49: "Chi cercava di costruire edifici cristiani sui templi in rovina, lo FACEVANO a SUO rischio e pericolo". Per dieci pagine parla di Celso e solo dopo una serie di spericolate affermazioni ci dice che si tratta di un testo di tradizione indiretta. Cita infinite volte Greenblatt e nemmeno in bibliografia dice che di The Swerve esiste una versione italiana. Un insieme di cialtronerie, autoriali ed editoriali. Non ne consiglierei la lettura, anche perchébl'unica tesi che si vuole dimostrare è che trattandosi di una religione da poveri, non poteva che essere illogica e indifferente al bello e al giusto.
Eliminasono d'accordo su molte cose , per esempio non spiega le ragioni per le quali costantino "scelse" il cristianesimo, ecc. ma al giorno d'oggi bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno. se non altro è un resoconto delle distruzioni compiute in nome di quella religione
EliminaMi dispiace di allungare il discorso su un testo che, mi sembra, serviva solo a introdurre altri argomenti, ma devo fare una piccola aggiunta: l'unico che, secondo il mio profano giudizio, spiega in modo abbastanza convincente la "conversione" di Costantino è Costanzo Preve che, beato lui, la trova nella Storia nuova di Zosimo. Inutile chuedersi se la Nixey ha letto non si dice Preve, ma Zosimo.
Eliminala Storia di Zosimo è rimasta incompiuta, arriva fino al 410; ci è giunta inoltre con una grave lacuna: manca infatti il periodo di Diocleziano. Dunque Costantino non c'è.
EliminaIl conflitto tra paganesimo e cristianesimo è anzitutto lo scontro di strutture (con riguardo a quello che noi oggi chiamiamo il welfare) e forme della rappresentanza politica (la vicenda di Ipazia lo conferma) tra loro antagoniste sullo sfondo di una crisi sociale drammatica sotto tutti i punti di vista. È in tale quadro che muovono le dinamiche sociali e politiche che portarono dapprima alla persecuzione del cristianesimo e poi alla sua cooptazione da parte di Costantino e di Licinio (di quest’ultimo è il documento, riprodotto da Eusebio e poi da Lattanzio, fatto passare, impropriamente, come l’Editto di Milano). Si tratta di un’opzione funzionale alla rimodulazione degli assetti e degli istituti del sistema. Una lotta per il potere e per il controllo sociale che, dati i tempi, non poteva assumere le forme moderne dello scontro politico, e perciò si travestì ideologicamente per più di un millennio come scontro tra religioni e tra fazioni interne a uno stesso culto.
Se posso permettermi un'osservazione, dopo avere sottolineato quanto sia giusta e centrata la sintesi che Olympe fa dei (veri) motivi dell'ascesa del cristianesimo.
EliminaConsiglio di leggere saggi storici in lingua originale, se possibile, e non nella traduzione italiana. Per tagliare i costi, gli editori italiani da tempo spesso affidano le traduzioni a gente letteralmente trovata agli angoli di strada che non sa nemmeno la grammatica e la sintassi italiane, senza parlare di quelle della lingua da cui dovrebbe tradurre. Lo stesso per il lessico. Dopo essere incocciato in alcuni autentici orrori, ho smesso, salvo casi eccezionali, di leggere traduzioni di saggi almeno da inglese, francese e spagnolo. Vado col testo originale. E anche col tedesco, col quale faccio più fatica, cerco di avere l'originale. So che costa tempo e sforzi leggere in lingua originale, quando possibile, ma è l'unico modo per evitare almeno la spaventosa ignoranza linguistica dei traduttori.
detto benissimo!
RispondiEliminafinanziarizzazione e tecnologia minano alla base il processo di accumulazione
nel mentre Besos si fà un bagno alla Paperon de Paperoni; ma il valore ora va ora viene, è forsennato di natura
osservando la trade war in atto, direi che per ora vince trump alla grande: i cinesi hanno da lavorarci sopra ancora per non sciupare quel pò di abbrivio capitalistico "originario" che si stanno giocando infatti cum grano salis
posto che la autonomizzazione del capitale rende scivoloso qualsiasi intervento volto a dirigerne i corsi
in particolare, andando incontro ai prossimi inevitabili fenomeni che citi, stanno cercando di governare la propria terziarizzazione socio-economica in chiave strategica