giovedì 13 settembre 2018

Il fondamento materiale della nuova forma di produzione


Il post sull’intervento di Ricardo Bellofiore è stato oggetto su FB di numerosi commenti alcuni dei quali mi sono stati gentilmente girati in copia. Mi rincresce osservare, a tale riguardo, che vi è della confusione sotto il cielo. Ciò non mi sorprende e anzi conferma la situazione generale attuale. Vorrei dunque con questo post fare chiarezza su alcuni punti, con concetti semplici e per ciò che vale.

*

Il più intenso desiderio di ogni investitore, dopo quello di guadagnar denaro, è quello di disfarsene in qualunque modo che renda interesse o profitto; perché il denaro in quanto denaro non rende nulla. Ciò che vale per l’investitore riguarda anche le società che non ricevono più un’adeguata remunerazione dal proprio capitale investito nella produzione, ovvero che ritengano più conveniente investire il proprio capitale nella sfera finanziaria.

Per lungo tempo il debito nazionale degli Stati ha rappresentato il più importante mezzo di assorbimento della ricchezza disponibile. Oggi esso non esercita più tale primato come in passato, tuttavia resta uno dei principali mezzi d’investimento del denaro soprattutto per banche, fondi d’investimento e ricchezza privata, cioè un mezzo assolutamente necessario per far defluire le accumulazioni periodiche della ricchezza eccedente.

Il grosso di tali investimenti prende però la strada dei mercati azionari. Vediamone il carattere positivo: l’accentramento dei capitali permette un ampliamento enorme della scala della produzione e delle imprese quale non sarebbe possibile o difficile con capitali individuali. Il capitale, che si fonda per se stesso su un modo di produzione sociale e presuppone una concentrazione sociale dei mezzi di produzione e delle forze-lavoro, acquista qui direttamente la forma di capitale sociale (capitale d’individui direttamente associati) contrapposto al capitale privato, e le sue imprese si presentano come imprese sociali contrapposte alle imprese private. E’ la soppressione del capitale come proprietà privata nell’ambito del modo di produzione capitalistico stesso.

La proprietà privata viene soppressa dal capitale stesso (la proprietà del capitale è ora, nel reale processo di riproduzione, separata dalla funzione del capitale, e questa funzione è separata dalla proprietà del capitale); la soppressione del modo di produzione capitalistico, nell’ambito dello stesso modo di produzione capitalistico, come osservava il Grande Vecchio, si presenta in prima facie come semplice momento di transizione verso una nuova forma di produzione. Siamo ancora in una fase in cui l’appropriazione della proprietà sociale avviene da parte di pochi individui, laddove il contrasto fra il carattere sociale ed il carattere privato della ricchezza non è stato annullato ma ha assunto nuove forme, tuttavia i prodromi del futuro sono davanti ai nostri occhi.

Ora l’altra faccia della medaglia: il prezzo delle azioni dovrebbe sostanzialmente coincidere con il valore economico delle attività e patrimoni che esse pro quota rappresentano. Non sempre ciò accade, anzi spesso la differenza tra prezzi e valori è notevole: un titolo può rappresentare o meno un valore effettivo, come la carta può essere o non essere una banconota. In pratica si fabbricano capitali fittizi, e non sempre (quasi mai) gli speculatori più spregiudicati riescono a compensare con nuove speculazioni il capitale perduto nelle speculazioni pregresse. Un sistema colossale di frodi e di imbrogli. Potrei citare esempi storici perfino paradossali, ma non è questo il tema del post.

Quando le azioni di qualsiasi genere hanno un corso quasi incredibile, e il saggio d’interesse è così basso da essere quasi (e senza quasi) a zero, queste sono tutte prove che si sta verificando di nuovo una massiccia accumulazione di ricchezza che non trova investimento e che si è in presenza di un periodo di febbre speculativa. È ciò che sta accadendo ancora una volta, tanto per dire.

C’è anche chi sogna di mettere delle regole a tutto ciò!

La speculazione finanziaria e le sue vertigini che si traducono in crisi, producono effetti ovviamente su ogni aspetto dell’economia e della società. Si tratta di un fenomeno che trova le sue principali cause da un lato nella sovrapproduzione di capitale e dall’altro nella caduta del saggio generale del profitto (*). Ma ciò che più conta dal nostro punto di vista è che, da un lato, il sistema finanziario affretta lo sviluppo delle forze produttive e la formazione del mercato mondiale, dall’altro, le crisi finanziarie sempre più frequenti e devastanti affrettano il disfacimento del vecchio sistema di produzione. In ciò sta il compito storico del sistema capitalistico di produzione, ossia quello di costituire, fino a un certo grado, il fondamento materiale della nuova forma di produzione.

(*) Si deve tra l’altro tener presente che il valore del capitale diminuisce quando diminuisce il saggio del profitto; nondimeno il saggio del profitto può restare alto per parecchio tempo mentre il guadagno d’imprenditore diminuisce ed il saggio d’interesse aumenta, cosicché l’interesse assorbe la maggior parte del profitto, ma non è quest’ultimo il caso attuale.


12 commenti:

  1. Voglio proprio vedere se ci sarà un pazzo che ti commenterà... Ah,ah,ah!

    V.I.P.

    RispondiElimina
  2. POVERTÀ: UN PRODOTTO TIPICO DEL CAPITALISMO

    Nel 2016, la Francia aveva 8,8 milioni di poveri, ovvero il 14% della popolazione, secondo l'Istituto Statistico Nazionale Francese (Insee). Un tasso che sale al 19,8% per i minori di 18 anni. "Essere poveri non deve più essere un’eredità: oggi servono 180 anni a un bambino povero affinché qualche suo discendente acceda alla classe media", ha detto Macron che, citando un'espressione di Saint-Exupery nel suo romanzo Terre des Hommes, ha aggiunto: "Quando impediamo a un bambino di diventare ciò che vuole, è Mozart che assassiniamo".

    Attualmente, più di un francese su due con redditi mensili inferiori a 1.200 euro ha riferito di avere difficoltà a pagare per la mensa dei propri figli, e quasi uno su due (48%) ha difficoltà ad acquistare cibo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. la povertà non è un prodotto tipico del capitalismo. la disuguaglianza invece è connaturata alle società di classe.
      lei come se lo spiega che, nonostante tale situazione, non vi siano in Francia delle rivolte sociali?

      Elimina
    2. anzi direi che un prodotto tipico del capitalismo è averci storicamente dimostrato che una reale comunità umana si può fondare sull' abbondanza di beni e non su una generica povertà, e che tale abbondanza può essere e mantenersi tale solo a condizione di essere amministrata da tutto il cervello sociale

      Elimina
  3. il fatto che il capitalismo abbia esaurito (o stia per esaurire ) la sua funzione storica non si evince
    da certi strumenti finanziari ma dal fatto che la produzione di merci sia diventata "banale", nel senso che chiunque con un adeguato patrimonio finanziario può produrre qualsiasi cosa in quantità pressoché illimitata in qualsiasi parte del
    mondo. Quindi non ha senso parlare di mezzi di produzione, c'è un solo vero strumento di produzione ed è il denaro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. oggi lei ha mangiato terra e mezzi agricoli ? Perché cambia discorso ? Non ho detto che il denaro è l'unico bene di consumo ma che è l'unico vero mezzo di produzione.

      Elimina
  4. “le crisi finanziarie sempre più frequenti e devastanti affrettano il disfacimento del vecchio sistema di produzione. In ciò sta il compito storico del sistema capitalistico di produzione, ossia quello di costituire, fino a un certo grado, il fondamento materiale della nuova forma di produzione”.
    Le nuove forme di produzione servono al Sistema per spostare l’asticella sempre più in alto ed evitare finchè è possibile, attraverso l’ottundimento di menti e coscienze, le rivolte sociali. Quando ciò non basta più si passa alle guerre.

    RispondiElimina
  5. La proprietà privata viene soppressa dal capitale stesso
    Quella diffusa certamente, è infatti evidente che attualmente il "Kapitale" stia maciullando la classe media. Questo processo è già molto avanti con la classe dei salariati ma con la "proletarizzazione" di costoro , per la conseguente mancanza di "mercato", ha già cominciato anche a corrodere la classe medioalta che forniva " servizi" ai mediobassi.
    Perchè il capitale non sta affatto "socializzandosi". Uno studio svizzero anni fa ha certificato quello che già si intuiva: che cioè il potere decisionale su tutta l' economia capitalistica è attribuibile attraverso partecipazioni azionarie in opacissime scatole cinesi a un pugno di entità finanziarie NON QUOTATE che a qualcuno sicuramente "appartengono" nel senso che ne ha la piena disponibiltà senza doverne render conto ad altri .
    In altre parole l' attuale sistema capitalistico è già una struttura piramidale come la fu società feudale ma con la sostanziale differenza che al contrario di quella "vecchia" essa è "liquida" ed "oscura".
    ws

    RispondiElimina
    Risposte
    1. proprietà sociale non significa proprietà collettiva. una società per azioni è proprietà sociale, nel senso che non è più proprietà esclusiva di un capitalista o di una famiglia. in tal senso la proprietà privata viene soppressa dal capitale stesso, come tendenza. il che non significa affatto ipso facto che scompare il capitalismo.

      Elimina