lunedì 21 novembre 2016

Con le spalle al muro


Il capitalismo, nel suo stadio monopolistico, ha condotto alla più universale socializzazione della produzione e dell’economia in generale, e con ciò ha mutato il mondo. Nonostante sia stata socializzata l’economia e il monopolio abbia soppiantato la libera concorrenza e la proprietà privata diffusa (pur rimanendo formalmente intatto il quadro normativo generale), l’appropriazione del prodotto sociale resta in mani private.

Qualche decina di migliaia di persone possiede o controlla le risorse naturali, i maggiori gruppi industriali, le reti di distribuzione, le grandi banche e il sistema finanziario. Un’élite di tecnocrati strapagati assolve i compiti di gestione. A miliardi di persone resta, quando va bene, il necessario per la mera sopravvivenza e riproduzione. Tutto ciò si rispecchia nella coscienza borghese come virtù del “mercato”.

L’immenso progresso compiuto dall’umanità, torna a vantaggio esclusivo degli espropriatori e speculatori, dei padroni del mondo, di un’oligarchia capace di costruire il consenso e farsi legittimare elettoralmente tenendo sotto controllo i media e i meccanismi di selezione della classe politica (anche quando i sondaggi sbagliano fazione borghese vincente). 

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Sembra incredibile, eppure ancora nel XXI secolo viene trascurata una domanda fondamentale: abbiamo ancora bisogno dei padroni? La risposta a questa domanda è nelle cose, eppure nessuno nel dibattito pubblico osa mettere in dubbio l’ordine sociale vigente, ovvero che la soluzione della crisi e dei problemi che essa comporta non trovi soluzione nel sistema stesso. Ciò potrebbe sembrare (e lo è) curioso, sennonché abbiamo alle spalle le esperienze del Novecento.

Ed è sul racconto del Novecento e di quelle esperienze che si è fatta forte l’ideologia borghese celebrando il suo trionfo. Al punto in cui siamo, nessun tentativo di storicizzare e demitizzare quel racconto può far breccia nelle coscienze. Sarà la realtà storica a far giustizia, da un lato e pure dall’altro, di quel racconto. Una realtà che ci pone sempre più con le spalle al muro.

9 commenti:

  1. Immenso progresso......stiamo un po' meno peggio, ma sempre sotto padrone siamo e guai a ribellarsi.....

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  2. http://www.rinnovabili.it/ambiente/cop22-consegna-agricoltura-multinazionali-222/

    Saluti

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  3. abbiamo ancora bisogno dei padroni?

    sì, mettendo in prospettiva la domanda, le sue implicazioni e ciò che ci è noto si cambiano di solito solo i fattori e il loro ordine ma si fa comunque una moltiplicazione che induce a immaginare che ci sia qualcuno che tirerà una riga e scriverà il risultato

    invece è un' operazione mai eseguita quella da azzardare, appena accennata nel passato

    questa cosa mi pone anche dei problemi rispetto ai concetti di ribellione o rivoluzione che dir si voglia

    il termine che si avvicina di più a quello che voglio dire è "disinnesco del dominio classista" anche se mi suona come una roba gandhiana

    ciao Olympe bel post

    @Caino

    No,la piattaforma non consente quella verifica
    terrò comunque presente

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    1. Quanto sia dolce la libertà lo dirò brevemente. Un giorno un lupo emaciato dalla fame incontrò un cane ben pasciuto. Fermatisi, dopo essersi salutati: "Dimmi, come fai ad essere così bello? Con quale cibo sei ingrassato tanto? Io che sono di gran lunga più forte, muoio di fame". Il cane schiettamente: "Puoi stare così anche tu, se presti ugual servizio al mio padrone". "Quale?", chiese. "La guardia della porta, la custodia della casa dai ladri della notte". "Ma io sono pronto! Ora conduco una vita grama sopportando nei boschi neve e piogge; quanto è più facile vivere sotto un tetto, starsene in ozio, saziandosi di abbondante cibo!". "Vieni dunque con me". Mentre camminano il lupo vede il collo del cane spelacchiato dalla catena. "Amico, cos'è questo?". "Non è niente". "Ma ti prego, dimmelo". "Dato che sembro troppo vivace, mi legano di giorno, affinché riposi quando è chiaro e sia sveglio quando viene la notte; al tramonto, slegato, me ne vado in giro dove voglio. Mi danno il pane senza che lo chieda; il padrone mi getta le ossa dalla sua mensa; gettano pezzi i servi e quel che avanza del companatico. Così, senza fatica, la mia pancia si riempie". "Ma se ti viene voglia di andartene, è permesso?". "Questo no", rispose. "Goditi quello che vanti, o cane. Neanche un regno vorrei, se non sono libero".

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    2. Il disinnesco suona bene anche me; purtuttavia è un mestiere assai difficile quello di artificiere. E il post è veramente un gran post: sono spalle al muro.

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    3. @ lozittito

      è un' operazione alla quale ci condurrà la necessità storica, anche se da sola non basta, e sempre che non ci annientiamo tutti prima

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    4. Cosa ci vuole oltre alla "necessità storica", se può dirlo ovviamente?.

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    5. l'azione dei soggetti della storia, ovviamente

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    6. Senta, non voglio fare nessuna polemica mi creda.
      ma non crede di essere un po troppo vago?

      Cordialmente

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