mercoledì 30 novembre 2016

La prova della vocazione umana alla stupidità



Il 30 novembre 1835, a Florida, un piccolo comune della contea di Monroe, in Missouri, uno stato schiavista, nasceva Samuel Langhorne Clemens, uno dei più importanti scrittori degli Stati Uniti e di un’intera epoca della letteratura americana. Come romanziere, umorista, e saggista, è stato una voce assolutamente straordinaria, del calibro di Hawthorne, Melville e Whitman.



Dapprima ha lavorato come tipografo, giornalista, minatore e  pilota di battelli a vapore; visse in diversi momenti a St. Louis, Cincinnati, New York City, Philadelphia, San Francisco, Buffalo, nel Connecticut, nel "selvaggio west" del  Nevada, e, naturalmente, su e giù per il Mississippi River, negli anni prima della guerra civile. Tali esperienze hanno informato anche il suo capolavoro, Le avventure di Huckleberry Finn.

I suoi lavori sono caratterizzati da un linguaggio semplice e diretto, ricco d’ironia, improntati ad una profonda conoscenza della complessità razziale, regionale e di classe della vita degli Stati Uniti. Non c'è dubbio che questo aveva molto a che fare con l’ampiezza delle proprie esperienze di lavoratore manuale.

Mark Twain, questo il suo pseudonimo più noto, si muoveva liberamente in diversi ambienti sociali, acquisendo conoscenze sulla vita e le tribolazioni di schiavi, artigiani, pionieri, cercatori. Viaggiò anche in Europa, quindi ebbe contatti con l’élite intellettuale del tempo, sia in ambiente scientifico e letterario, ma anche in ambienti socialisti e pure in quelli aristocratici. Sia come scrittore e figura pubblica, Twain fu un critico di prim’ordine: “Le mie simpatie sono quelle di un rivoluzionario, per nascita, esperienze e di principio. Sono sempre dalla parte dei rivoluzionari, perché non c’è mai stata una rivoluzione senza che non ci sono state condizioni oppressive e inaccettabili contro le quali ribellarsi”. Divenne il principale avversario dell'imperialismo americano e delle sue atrocità nelle Filippine. Le sue opere sono state censurate in varie occasioni, nelle biblioteche pubbliche anche sotto la presidenza Reagan.

*

Estratti dal libro: Lettere dalla Terra (Letters from the Earth), Liberlibri, Macerata 2004. Per l’Autore la religione è una delle prove incontrovertibili della vocazione umana alla stupidità:

Parliamo della razza umana, che ha molte doti simpatiche e accattivanti. È forse la più meschina di tutte le invenzioni di tutti gli dèi, ma non lo ha mai sospettato. Non v’è nulla di più delizioso dell’ingenua e presuntuosa esaltazione che la razza umana fa di se stessa: senza ombra di vergogna o di modestia, l’umanità sostiene di essere l’opera più nobile di Dio.

Sul terreno morale l’uomo distingue sempre fra se stesso e il proprio Creatore: esige che i suoi simili osservino un codice morale molto rispettabile, ma non disapprova la totale mancanza di morale del suo Dio.

[...] l’uomo, soavemente e sinceramente, si autodefinisce «la più nobile creatura di Dio». È l’assoluta verità. E non che questa sia un’idea nuova: l’uomo ne parla da secoli e vi ha sempre creduto, senza che mai nessuno ci abbia riso sopra. Come se non bastasse, l’uomo è convinto di essere il beniamino del Creatore, crede che il Creatore sia orgoglioso di lui e persino che lo ami, che abbia una vera passione per lui, che vegli la notte per ammirarlo (pensate un po’!), che lo protegga e lo tenga lontano dalle sventure. Prega il Creatore, e crede che egli lo ascolti.

E qui debbo darvi un altro colpo: l’uomo è convinto di andare in Cielo! Ha addirittura maestri stipendiati che glielo insegnano e gli dicono anche che esiste un inferno, un fuoco eterno in cui brucerà […].

La prima volta che la Divinità scese sulla Terra, portò la vita e la morte; la seconda volta portò l’inferno. […] Ad un certo momento, Dio si accorse che la morte era stata un errore, nel senso che era insufficiente […] bisognava comunque trovare il modo di perseguitare il morto anche oltre la tomba. La Divinità meditò sulla questione, senza successo, per quattromila anni; ma non appena scese sulla Terra e diventò cristiano, la sua mente si illuminò, e seppe cosa doveva fare … Inventò l’inferno e ne promulgò l’esistenza.

[...] è proprio Gesù Cristo che ha inventato e proclamato l’inferno! […] Se è vero che la palma della malvagità va indubbiamente a Gesù, inventore dell’inferno, Dio era cattivo e duro abbastanza anche prima di diventare cristiano […].




2 commenti:

  1. C’è un altro bel libro di Mark Twain: Un americano alla corte di re Artù
    Il protagonista del romanzo è Hank Morgan, un comune cittadino di Hartford nel Connecticut che misteriosamente - per mezzo di "trasmigrazione delle anime" e "trasposizione di epoche e dei corpi" - si trova trasportato indietro nel tempo all'Inghilterra medioevale del leggendario re Artù (l'anno esatto è il 528). Grazie alla propria conoscenza della tecnologia del XIX secolo, Morgan viene scambiato per un mago. Tra peripezie e avventure di ogni tipo, il nostro simpatico americano riesce abilmente a farsi largo nell’arcaica società di Camelot creandosi la fama di mago potentissimo – attirandosi così l’ostilità di Merlino – prevedendo eclissi, costruendo linee telegrafiche e applicando la tecnologia del XIX secolo al VI secolo, lasciando in questo modo a bocca aperta gli insigni cavalieri di allora di fronte a un abisso di tredici secoli.
    Vi sono 2 episodi che sono molto attuali: CIARLATANI e ARMI TECNOLOGICHE

    “Quando ritornai al monastero, trovai che stava succedendo qualcosa d'interessante. L'abate e i
    i monaci erano riuniti nella grande sala e stavano osservando con fanciullesca meraviglia e fiducia
    un nuovo mago, arrivato di fresco. Il suo abito era vistoso e stravagante come quel genere di cose
    che indossano gli stregoni indiani. Falciava l'aria con le mani, borbottava e gesticolava e tracciava
    figure simboliche nel vuoto e sul pavimento... La solita messa in scena, capite.
    Era una celebrità venuta dall'Asia, così diceva lui, e tanto bastava. Quel genere di testimonianza
    veniva preso per oro colato, ed era accettato ovunque.
    Come era facile e a buon mercato essere un gran mago, così come lo faceva questo individuo. La
    sua specialità consisteva nel dire quello che stava facendo in quel momento una persona qualsiasi
    sulla faccia della terra, quello che aveva fatto in qualunque momento del passato e quello che
    avrebbe fatto in qualunque momento del futuro”.
    Hank domanda al veggente di riferire cosa stia facendo Artù in quel momento. Il veggente risponde che si trova a Camelot. Il protagonista, invece, utilizzando la sua rete segreta di telegrafi, sa che in realtà egli è in viaggio verso la fonte e, quando giunge a destinazione, il falso veggente viene smascherato e messo alla berlina.
    Il libro si conclude con una grande battaglia, causata dalla Chiesa, tra l' esercito inglese e il protagonista, aiutato dai suoi cadetti.
    Appena tornato in Inghilterra dalla Gallia, dove aveva soggiornato con la famiglia, scopre che il re è stato ucciso e che a lui sarebbe
    con molta probabilità toccata la stessa sorte.
    Decide così di istituire un ultimo
    baluardo di difesa presso la caverna del suo acerrimo nemico, mago Merlino.
    Vuole dare una volta per tutte una lezione, magari definitiva, alla cavalleria,troppo presuntuosa.
    Dopo aver raccolto alcuni suoi seguaci si prepara,
    utilizzando tutte le conoscenze a sua disposizione, al momento decisivo.
    La lotta viene vinta dal Capo e dai suoi compagni grazie all'uso delle
    mitragliatrici con le quali riescono a sterminare tutti i cavalieri. Finita la guerra
    Clarence ed il Capo sul campo di battaglia raccolgono i feriti, quest'ultimo viene
    però colpito da un cavaliere in fin di vita e rimane ferito. Inoltre l'aria appestata
    dai cadaveri fa morire tutti i combattenti.
    MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI

    RispondiElimina