Il
capitalismo, nel suo stadio monopolistico, ha condotto alla più universale
socializzazione della produzione e dell’economia in generale, e con ciò ha
mutato il mondo. Nonostante sia stata socializzata l’economia e il monopolio
abbia soppiantato la libera concorrenza e la proprietà privata diffusa (pur
rimanendo formalmente intatto il quadro normativo generale), l’appropriazione
del prodotto sociale resta in mani private.
Qualche
decina di migliaia di persone possiede o controlla le risorse naturali, i
maggiori gruppi industriali, le reti di distribuzione, le grandi banche e il
sistema finanziario. Un’élite di tecnocrati strapagati assolve i compiti di
gestione. A miliardi di persone resta, quando va bene, il necessario per la
mera sopravvivenza e riproduzione. Tutto ciò si rispecchia nella coscienza
borghese come virtù del “mercato”.
L’immenso
progresso compiuto dall’umanità, torna a vantaggio esclusivo degli espropriatori
e speculatori, dei padroni del mondo, di un’oligarchia capace di costruire il
consenso e farsi legittimare elettoralmente tenendo sotto controllo i media e i
meccanismi di selezione della classe politica (anche quando i sondaggi sbagliano fazione borghese vincente).
*
Sembra
incredibile, eppure ancora nel XXI secolo viene trascurata una domanda fondamentale:
abbiamo ancora bisogno dei padroni? La risposta a questa domanda è nelle cose,
eppure nessuno nel dibattito pubblico osa mettere in dubbio l’ordine sociale
vigente, ovvero che la soluzione della crisi e dei problemi che essa comporta non
trovi soluzione nel sistema stesso. Ciò potrebbe sembrare (e lo è) curioso,
sennonché abbiamo alle spalle le esperienze del Novecento.
Ed
è sul racconto del Novecento e di quelle esperienze che si è fatta forte l’ideologia
borghese celebrando il suo trionfo. Al punto in cui siamo, nessun tentativo di storicizzare
e demitizzare quel racconto può far breccia nelle coscienze. Sarà la realtà
storica a far giustizia, da un lato e pure dall’altro, di quel racconto. Una
realtà che ci pone sempre più con le spalle al muro.
Immenso progresso......stiamo un po' meno peggio, ma sempre sotto padrone siamo e guai a ribellarsi.....
RispondiEliminahttp://www.rinnovabili.it/ambiente/cop22-consegna-agricoltura-multinazionali-222/
RispondiEliminaSaluti
abbiamo ancora bisogno dei padroni?
RispondiEliminasì, mettendo in prospettiva la domanda, le sue implicazioni e ciò che ci è noto si cambiano di solito solo i fattori e il loro ordine ma si fa comunque una moltiplicazione che induce a immaginare che ci sia qualcuno che tirerà una riga e scriverà il risultato
invece è un' operazione mai eseguita quella da azzardare, appena accennata nel passato
questa cosa mi pone anche dei problemi rispetto ai concetti di ribellione o rivoluzione che dir si voglia
il termine che si avvicina di più a quello che voglio dire è "disinnesco del dominio classista" anche se mi suona come una roba gandhiana
ciao Olympe bel post
@Caino
No,la piattaforma non consente quella verifica
terrò comunque presente
Quanto sia dolce la libertà lo dirò brevemente. Un giorno un lupo emaciato dalla fame incontrò un cane ben pasciuto. Fermatisi, dopo essersi salutati: "Dimmi, come fai ad essere così bello? Con quale cibo sei ingrassato tanto? Io che sono di gran lunga più forte, muoio di fame". Il cane schiettamente: "Puoi stare così anche tu, se presti ugual servizio al mio padrone". "Quale?", chiese. "La guardia della porta, la custodia della casa dai ladri della notte". "Ma io sono pronto! Ora conduco una vita grama sopportando nei boschi neve e piogge; quanto è più facile vivere sotto un tetto, starsene in ozio, saziandosi di abbondante cibo!". "Vieni dunque con me". Mentre camminano il lupo vede il collo del cane spelacchiato dalla catena. "Amico, cos'è questo?". "Non è niente". "Ma ti prego, dimmelo". "Dato che sembro troppo vivace, mi legano di giorno, affinché riposi quando è chiaro e sia sveglio quando viene la notte; al tramonto, slegato, me ne vado in giro dove voglio. Mi danno il pane senza che lo chieda; il padrone mi getta le ossa dalla sua mensa; gettano pezzi i servi e quel che avanza del companatico. Così, senza fatica, la mia pancia si riempie". "Ma se ti viene voglia di andartene, è permesso?". "Questo no", rispose. "Goditi quello che vanti, o cane. Neanche un regno vorrei, se non sono libero".
EliminaIl disinnesco suona bene anche me; purtuttavia è un mestiere assai difficile quello di artificiere. E il post è veramente un gran post: sono spalle al muro.
Elimina@ lozittito
Eliminaè un' operazione alla quale ci condurrà la necessità storica, anche se da sola non basta, e sempre che non ci annientiamo tutti prima
Cosa ci vuole oltre alla "necessità storica", se può dirlo ovviamente?.
Eliminal'azione dei soggetti della storia, ovviamente
EliminaSenta, non voglio fare nessuna polemica mi creda.
Eliminama non crede di essere un po troppo vago?
Cordialmente