Il
2016 sembra voler essere un anno di cesura, tra un prima e un dopo. E non si
può cogliere questo fatto se non con inquietudine. Non perché il prima fosse
meglio, ma perché il dopo si prefigura con i volti della peggior classe
dirigente dell’ultimo mezzo secolo.
*
“Il 1º gennaio del 1959, dopo l’epopea scritta nelle montagne, nei
campi e nelle città, nulla più poteva impedire il trionfo dell’indipendenza
definitiva e della giustizia in Cuba. La vita, alla fine traboccava di
predizioni e di sogni”, scrisse
Castro rievocando la vittoria su Batista.
L’ultimo
comunista? Fidel Castro Ruz rappresentava, in vita, l’ultimo rivoluzionario del
Novecento, ma non fu un marxista, se non nel vago. Dopo la rivoluzione, di cui
fu comandante e stratega, divenne ciò che è stato più perché vi fu costretto
dalle circostanze che per convinzione e propria scelta.
Allora
non si poteva scegliere: o si stava dalla parte dell’imperialismo americano –
cosa impossibile sotto tutti gli aspetti (il 1959 aveva chiuso col passato, con
un mondo che era ed è tutto e solo sfruttamento) – o di quello sovietico. Una
terza via per Cuba, un piccolo paese, povero di risorse, minacciato, non
esisteva.
Dell’Urss
Castro non sapeva nulla, “ma proprio niente di niente”, dice Rossana Rossanda, che
ne descrive le “sciocchezze” durante un pranzo all’Isola dei Pini. Gli sembrava
impossibile che Stalin avesse fatto assassinare Trockij.
Ai
confini con il più potente impero, sottoposto ad embargo commerciale e a ogni
vessazione, già la sfida, l’impresa di resistergli per quasi sessant’anni, è stata
certamente un successo clamoroso. Va indubbiamente riconosciuto che Cuba,
grazie alla rivoluzione castrista, pur non divenendo un’iperborea, non ha
subito la sorte di altri paesi dell'America Latina, né divenne un’Ungheria o una
Cecoslovacchia. Tuttavia solo in parte le predizioni e i sogni divennero
realtà. La storia non fa sconti né salti, e ora riprenderà la sua traiettoria.
Ad ogni modo, l’esperienza castrista non è stata una stupida scommessa con
il tempo.
"Ad ogni modo, l’esperienza castrista non è stata una stupida scommessa con il tempo".
RispondiEliminaChe significa scusi? Può argomentare?
saluti
la lotta per un mondo migliore non è mai inutile
EliminaPerchè quelli che danzano sulla tomba di Fidel presto potrebbero essere delusi.
Eliminahttps://www.rt.com/op-edge/368331-those-dancing-on-fidels-grave/
Ciao.g
Senza nulla togliere all'attendibilità di Rossana Rossanda qualche dubbio rimane circa il suo racconto sulle conoscenze di Fidel della Russia. Oltretutto il rapporto con Guevara che ben conosceva il mondo Ussr qualche cosa avrà ben contato: è molto più probabile che il Lider maximo abbia preso in giro la compagna Rossana (quella poi su Trotskji...). Sul tema in generale meglio l'intervista/libro di Gianni Minà.
RispondiEliminaIndipendentemente da fattori più determinanti, Cuba non avrebbe mai potuto subire le medesime sorti ungheresi o cekoslovacche: smorti e slavati questi rispetto ai nostri companeros.
Dal carcere scrisse 'La Historia me absolverà', vedremo se sarà vero.
lei sovrappone i periodi. Del resto cita il buon Minà, il quale arriva molto dopo ed è un agiografo. Rossana Rossanda è testimone attendibilissimo. Guevara non conosceva l'urss meglio di castro, prima di esservi ospite. poi venne la conferenza di algeri, ma questo in un periodo successivo. insomma, mi pare che anche questa volta ognuno voglia dire la sua ...
Eliminahttp://malvinodue.blogspot.gr/2016/11/very-clear.html?m=1
RispondiEliminaAG
Ad ogni modo, l’esperienza castrista non è stata una stupida scommessa con il tempo.
EliminaNè stupida, né inutile, anzi molto istruttiva. Guardiamo la Luna, non il Dito. Per il POTERE la cosa da combattere più ferocemente è la Rivoluzione. Non la rivolta o la ribellione che prima o poi rientra, e, soprattutto, non mette in discussione la Struttura del potere, ma solo la sua Sovrastruttura.
Era già successo con la Riforma, che terminò con la divisione del Potere religioso, mentre la teoria dell’eliocentrismo mise in discussione proprio il Potere religioso. Successe con la comune di Parigi, con l’alleanza dei vinti con i vincitori, per eliminare un nuovo potenziale nucleo rivoluzionario. Successe con la Rivoluzione d’ottobre, quando arrivarono truppe e volontari per unirsi alle armate bianche contro i bolscevichi. Successe ancora con la guerra civile in Spagna, quando oltre all’intervento attivo di Germania e Italia, vi fu una indifferente neutralità dei paesi democratici occidentali , sempre per evitare altri focolai rivoluzionari. E per ultima la Rivolta cubana e le Riforme redistributive di Castro, che diventarono radicali dopo la Baia dei Porci, l’avvicinamento all’Unione Sovietica, l’embargo e la crisi dei missili. Ma la cosa più istruttiva, fermo restando la Rivoluzione quale punto d’arrivo, è la tattica per arrivarci. NON basta fare la Rivoluzione in un solo paese, bisogna puntare ad una Rivoluzione Permanente, cosa che Guevara tentò, prima in Africa, poi in Sud America.
La pratica dell'azione insurrezionale è finalizzata, nei paesi ove il margine di lotta politica legale è stato annullato, a creare i quadri per una guerra di movimento che abbia le caratteristiche di lotta progressivamente popolare, cioè coinvolgente le masse. E i quadri devono scaturire non da un movimentismo empirico e spontaneista, ma dalla massima organizzazione e disciplina possibile.
“Le condizioni oggettive della rivoluzione, per un comunista marxista e leninista, debbono comporsi con le condizioni soggettive: coincidenza di due "maturazioni" necessarie, quelle derivanti dalla classe dominante e dall'imperialismo che deve mutare le forme politiche per mantenere gli stessi rapporti di produzione e attraversa forti crisi di consenso risolti di volta in volta con la forza o con coercizioni istituzionali, e quelle derivanti dalle forze antagonistiche e il livello qualitativo e quantitativo dei quadri dirigenti delle lotte, che devono essere quanto più possibile allargate alle masse popolari (studiando in modo determinato il rapporto città/campagna, la composizione sociale urbana e la composizione sociale rurale)”.
http://www.operaicontro.it/oldsite/dd4cd77bc36573c2094794cc4bb-Indirizzo_alla_Lega_1850.pdf
la fase emancipativa del castrismo è finita un pò troppo tempo fa, non vorrei però guardare la storia a partire dalle categorie che mi sono più congeniali
RispondiEliminaè stata una rivoluzione con caratteri nazionali che prese quella piega a causa della situazione internazionale
Eliminaa mio avviso l'aspirazione continentale dei barbudos era ben inserita nella tradizione bolivarista ma fu declinata per contingenza nel linguaggio "internazionalista" e "socialista" (la storia a volte è una burla senza venir meno all' essere un tritacarne) del blocco imperialista sovietico.
Eliminaquesto nulla toglie, come dicevo prima, alla validità almeno transitoria di tutti quei movimenti politici da Guevara passando dai sandinisti fino al comandante Marcos
Cercherei solo di chiamare le cose con il loro nome e fa niente, non mi rivolgo a te ma a quello che ho letto in giro, se l'aura terzomondista scompare
mi pare che stiamo dicendo la stessa cosa. quello che si legge in giro basta non leggerlo.
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