sabato 15 febbraio 2014

Il diritto che ci tiene in ostaggio


Lasciate che seguitino ad odiarci, noi non ne perdoniamo neanche uno.

Attratti dalla globalizzazione della menzogna non riusciamo a vedere l’unità profonda del mondo e dei poteri che lo dominano, ossia la verità dei conflitti e delle tendenze attuali. Oggi chi decide delle nostre vite, per esempio se chiudere o no un’azienda, un’attività produttiva o commerciale, è un consiglio di amministrazione che dista migliaia di chilometri dai luoghi di lavoro, e se ne fotte della nostra Costituzione e usa i Quisling assisi nelle loro poltrone romane per il lavoro sporco di “armonizzare” la legislazione in materia di caporalato legale per recuperare “competitività” e “flessibilità” per la “crescita”.



Il parlamento è svuotato di ogni potere e lo Stato nazionale esiste solo nei suoi paludamenti esteriori, tanto che un privato cittadino può decidere di mandare a casa un governo dalla sera alla mattina. Pertanto, se non ci appare chiaro il senso autentico di questa dittatura, vuol dire che non abbiamo afferrato ciò che conta realmente per i padroni del mondo: consolidare il regime d’insicurezza, sottoponendoci a una cappa di paura, di ansia e di angosce continue, in modo che la sopravvivenza del singolo possa avvenire solo a scapito dell’altro.

Il nostro presente è la polverizzazione dell’umano, lo sfruttamento più brutale, l’annientamento etnico, la carcerazione come metodo di controllo (non mi riferisco solo a chi fa uso di droghe) e di annientamento (secondo dati non troppo vecchi la mortalità dentro le istituzioni totali in Italia su diecimila detenuti è 17.6, sulla stessa popolazione non detenuta è di 0.7), la pornografia non più come genere “letterario” ma come veicolo di promozione commerciale (basti vedere a cosa è ridotto il corpo della donna e dei bambini nella pubblicità), la stupidità elargita con metodo dai media, eccetera.


E a fronte di tutto questo e molto altro ancora, non si muove nulla o quasi, distratti e stimolati ossessivamente come siamo dai consumi ed eccitati da nuovi trastulli, variati e rimodellati instancabilmente, sempre concordi che l’avere è preferibile all’essere, sopraffatti paradossalmente da una sovrapproduzione che genera crisi e povertà. Il diritto di consumare, questo sì ci è rimasto, ma è un diritto-dovere, l’illusione della libera scelta e la fallace promessa della felicità per la quale paghiamo un pegno altissimo ad un sistema di vero e proprio strozzinaggio che ci tiene in ostaggio.

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Nessuno che dica a questo stronzo: "Pensa ai tuoi schiavi in cassaintegrazione a carico dell'Inps e alle decine di operai suicidati per aver perso il lavoro".

5 commenti:

  1. Il diritto al consumo- come giustamente lo definisci nel post- è subdolo e pericoloso ma d'altronde il capitalismo è un sistema che rende complice anche chi non dovrebbe esserlo se non ne ha afferrato i meccanismi...

    La critica al "diritto al consumo" che ha prodotto almeno un minimo di dibattito e qualche comportamento diverso finora è stata descritta con argomenti post pasoliniani o- ma è un filone più scivoloso- con i temi e le pratiche della cosiddetta decrescita. Ma quella che stiamo vivendo non è solo una crisi di sovrapproduzione , è una crisi di sistema e non ci salveranno né i gruppi di acquisto solidale né l'autoproduzione per chi ha lo spazio e il tempo per poterlo praticare...

    Un'altra caratteristica del potere di oggi è la sempre più evidente criminalizzazione del dissenso: i notav che diventano terroristi, la galera a chi cerca di rispondere alla crisi almeno riprendendosi un tetto e occupando una casa: qualsiasi opposizione diventa prima "emergenza" per poi finire nel circuito repressivo.
    E se l'ultimo "stronzo" è il signor Elkann cosa dire del probabiile prossimo ministro renziano Farinetti che si scandalizza se chi va a lavorare per la sua Eatitaly chiede più di 8 euro all'ora?

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  2. Lo stronzo, osservalo, ha tutte le fattezze di un vampiro.
    Ciao, e sempre complimenti perchè sei come la goccia che scava il sasso.g
    Ps. Nel mio caso, ad es., grazie a te, ho ripreso in mano i Grundrisse, che ai tempi avevo mollato, sono alla prima parte che è veramente fulminante.

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    1. Io grazie ad Olympe sto finalmente leggendo il secondo e il terzo libro del Capitale (scoraggiato dalla loro complessità tecnica, avevo sempre letto solo il primo. Che comunque resta il più bello).

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  3. Credo che il clima ideologico e politico relativo agli anni 50'/'60/'70 descritto nel post precedente possa trovare - come ovvio - la sua vera comprensione tra persone come minimo cinquantenni. L'iter di formazione culturale e politico di quella fattispecie richiede volontà e tempi oggi impensabili.
    L'età dell'homo oeconomicus ha consentito e favorito un dibattito più approfondito sulle dinamiche del Capitale, in modo particolare sulle oligarchie mondiali scatenate dal via libera dei mercati. Però rimango dell'idea che questo dibattito e la sua completa comprensione siano appannaggio di una elite (del resto è sempre stato così).
    Il quadro che viene sopra descritto è articolato, piuttosto omnicomprensivo e condivisibile: vediamo se e come il Sistema intenderà implodere e chi ne porterà le maggiori conseguenze. Verrebbe da pensare che la sua lettura sia propedeutica al kalashnikov o al tubo del gas esofageo (purtroppo per qualcuno sì), ma così non è.
    Nell'esercizio intellettuale da terza età sul possibile futuro - che non mi riguarda - penso al sociale che è diventato 'social' dove le relazioni si attuano su di una piattaforma virtuale che ha conseguenze dirette sulle realtà fisiche ed emotive.
    Mi sembra di poter rassicurare i molti che di questo passo, le ipotesi escatologiche saranno precedute dal Rigore Naturale.

    I primi effetti di ciò nella scala darwiniana sono ampiamente visibili nel fratello Lapo del suddetto John (Elkann).

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  4. (a conclusione)
    Sono dell’avviso che a monte di ogni visione socio/economica/politica vi siano due Principi Fondamentali : il primo di natura biblica, condivisibile anche da atei e agnostici , “ non fare agli altri…” ; il secondo “ pensa sempre ai cazzi tuoi e non a quelli degli altri” perché sempre nei suddetti sistemi ,purtroppo, ci sarà sempre qualcuno che mi dirà cosa devo fare oltre alle disposizioni del buon senso e a prescindere dalle regole comunemente stabilite e accettate. E ciò contraddice un buon comunismo prima di tutto relazionale. Preparare per tempo gli antidoti.

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