martedì 4 febbraio 2014

Liberi


A proposito della Elettrolux l’ex Comunità Europea, oggi Unione Europea e diventata nel frattempo quello che sappiamo, ha mandato a dire che le imprese sono libere. Il punto nodale e dirimente di tutte le questioni è proprio questo, la libertà. È qui che si rivela il trucco della democrazia borghese, la quale dichiara solennemente che siamo tutti liberi. A parole, appunto.

Non c’è vera libertà se non fuori dal bisogno. Nella tagliola del bisogno siamo sotto ricatto; liberi sì, ma di scegliere se morire di fame o sottometterci a un padrone. Così liberi che crediamo addirittura di potercelo scegliere il padrone, come ci piace, quando in realtà è proprio il padrone, oggi come un tempo, a scegliere noi. Ci hanno liberato dalle antiche catene per imprigionarci con un contratto. Ogni giorno costretti a venderci per sopravvivere, e a quali condizioni? Non è un diritto, è una libera concessione dei nostri padroni. Sono loro a decidere, non noi, poveri idioti, quando deponiamo la scheda con il voto nell’urna “affascinati” dai buoni e generici propositi di un furbastro di turno.



Quando ti trovi nelle condizioni degli operai dell’Elettrolux, allora sì che puoi respirare a pieni polmoni la libertà e la democrazia. Un’overdose di libertà, democrazia e benessere che non è paragonabile con le condizioni di un secolo fa. Così dicono i furbi al servizio del padrone. E allora perché non paragonare le condizioni di vita di un secolo fa con quelle del Medioevo? Questi farabutti vedono sempre il bicchiere mezzo pieno. E mentre te lo stanno svuotando ti dicono: eh, pensa alla salute, oggi ci sono gli antibiotici e la sanità pubblica, di che ti lamenti?

Il fatto di aver raggiunto un indubbio ma anche contraddittorio benessere materiale negli ultimi decenni del Novecento indotto dalla grande industria e dalla sussunzione della scienza ad essa, ci porta a dimenticare troppe cose e a considerare estinti problemi e contraddizioni che invece il consumismo ha solo rimossi e occultati. La crisi, inedita nella sua durata e negli effetti, ci sta riportando, a poco a poco, a prendere consapevolezza che la storia, troppo frettolosamente dimenticata, ci sta presentando il conto.

Che cosa dobbiamo aspettarci da questo sistema economico, dai padroni delle ferriere che ci  riportano all’Ottocento, alle dieci ore, la mensa dopo il turno di lavoro, riducono le pause per i bisogni più elementari, il taglio feroce dei salari, chiudono le fabbriche per portarle all’estero? Alla fine è stato questo il risultato di tre decenni di profetiche chiacchiere sulla modernità, la robotizzazione, la qualità totale e le infinite stronzate sulla fine della fatica e la scomparsa dell’operaio.

Questo sistema non solo ha svuotato di significato i gesti del lavoro in ogni angolo del pianeta, ma con la folle competizione planetaria ha ridotto ancor più al sottosviluppo le vite stesse dei suoi schiavi, affollati nei capannoni di periferie metropolitane grigie e anonime (ci siamo già dimenticati i cinque operai della Thyssen, i sette operai cinesi di Prato, o si tratta di carne umana di scarto?), costretti a produrre per alimentare l’ossessiva e illimitata bulimia del capitale.

Quelle canaglie che ci dicono che dobbiamo essere competitivi come gli operai della Wv, tanto per citare i più rappresentativi della eroica e virtuosa grande Germania, si dimenticano di aggiungere che gli operai della Wv hanno accettato sì, fin dal 2006, di sacrificarsi sull’orario, ma passando da una settimana lavorativa di quattro giorni a una di cinque (dalle 28 ore stabilite fin dal 1993 a 33, prima, e ultimamente a 35, non di più). Che hanno ceduto, certo, sulle pause, ma per scendere a una pausa di 5 minuti per ogni ora di lavoro. Che hanno fatto sacrifici salariali, ma per ottenere, dopo il “taglio”, remunerazioni lorde che vanno dai 2.800 ai 3.500 euro mensili (tra il 30 e il 50% superiori a quelle italiane, con un costo della vita del tutto paragonabile o addirittura più favorevole. E tuttavia, fuori dalla Wv, ci sono salariati a 800 euro il mese anche in Germania.  È la legge del profitto che regola le nostre vite, non viceversa. È su tale legge che viene modulata la nostra libertà.

L’unico tipo di produzione che ci deve interessare è quella che ci libera dalla schiavitù di un sistema insaziabile di lavoro e di “sacrifici”, che ci libera da un dominio cieco che sequestra la nostra vita, censura i nostri bisogni più autentici e stimola ossessivamente quelli alienanti e adulterati, adatti a consumatori ignoranti e isolati, resi incapaci di volere e di scegliere, ipnotizzati dallo spettacolo mediatico, ormai l’unica e surrogata realtà disponibile.






5 commenti:

  1. Come dicevi tu in un post di qualche giorno fa.. è ineluttabile che qualcosa cambi. Un po' alla volta.. quando meno ce lo aspetteremo, il bubbone non potrà che esplodere..

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  2. Ecco. Però, visto che Lei spesso asserisce che nel socialismo reale è stato tutto da buttare (cosa che Le rimprovero, perché io mantengo la forse errata convinzione che molto di quello che abbiamo avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ce lo abbiano concesso grazie all'esistenza dell'Unione Sovietica) vorrei chiederLe se a suo giudizio gli operai polacchi benedicano il papa loro connazionale e il loro baffuto sindacalista e siano soddisfatti della libertà che li rende il prezzo più basso del lavoro europeo.

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    1. Sul tema io cerco di evitare posizioni troppo assertive, né ho mai detto che quel tipo di esperienza è tutta da buttare. Credo di avere una posizione più dialettica nel giudicare le cose. Quanto agli operai polacchi sicuramente lavoravano con minore intensità, ma non mi pare che la loro condizione fosse complessivamente invadibile, così come sicuramente non lo è ora. Un discorso, questo, che richiederebbe ben altro spazio. Questo, lo ripeto per l’ennesima volta, è solo un blog, non esprime né può esprimere compitamente le mie posizioni sui più diversi temi trattati. Oltretutto le mie opinioni, come quelle di chiunque, nel tempo possono modificarsi.

      quanto al papa, penso sia stato solo uno strumento altrui

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  3. Scusi Olympe, ma non riesco ad aprire il link segnalato alla parola "affascinati". E' un problema mio o suo?

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    1. grazie della segnalazione, ho provveduto a sistemare (ma stamane funzionava)

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