La prima considerazione sull’intervista a Marchionne è che gli Usa possono fare prestiti diretti per miliardi di dollari alle imprese in difficoltà. In Europa ciò non è possibile. Il vincolo del governo Usa è che le aziende che si avvalgono degli aiuti non possano fare investimenti all’estero, dice Marchionne. Ciò dimostra che in America non sono così idioti.
Seconda considerazione: come è ovvio Marchionne “condivide i valori americani, il primato dell'iniziativa privata”, quando c’è da far profitti; poi, quando “il sistema finanziario non è più in grado di affrontare i fallimenti”, allora si socializzano le perdite, si prendono in prestito i denari dallo Stato allo 0,1 per cento d'interesse.
Chiede l’intervistatore: Come vede il 2012 per l'America? «Sono molto ottimista». Con tutto quel debito pubblico? “In quel concorso di bellezza che è la vita spesso vince la meno brutta”.
I partecipanti al concorso di bellezza al quale si riferisce il finanziere Marchionne sono tipi come Enron, Lehman, ecc.. A vincere sono i lestofanti e i grandi ricchi, a pagare sempre i soliti. Il primato dell’iniziativa privata ha costretto, dal 2007, ben 426 banche fallite a uscire dal concorso e altre centinaia di società (vedi elenco società fallite). È sempre la solita libidine padronale che fa prevedere per sé prospettive di riuscita che gli dei della fatalità (crisi, Fiom, ecc.) sventano malignamente. La causa non è quindi mai l’ordine delle cose imposto agli uomini e a questo disgraziato pianeta dai furfanti.
Intervistatore: lei incoraggiava i capitali internazionali dicendo che la Fiat non poteva investire in Italia per colpa della Fiom. Risponde Marchionne: “Un momento: io non ho mai parlato male dell'Italia. Ho solo riconosciuto quello che non va perché era serio farlo nell'interesse della Fiat, che è un gruppo multinazionale, e, se permette, del mio Paese”.
L’amministratore delegato della Fiat auto e presidente di Fiat industrial, cioè del maggior agglomerato industriale italiano non ha mai “parlato male dell'Italia”, ha solo invitato gli investitori stranieri a non investire nel Paese perché c’è il maggior sindacato di categoria che esige il rispetto dei diritti minimi dei lavoratori e per le loro rappresentanze.
Tuttavia si dice soddisfatto degli accordi sindacali (che escludono la Fiom) e che la Fiat stia investendo in Italia. Replica l’intervistatore: Come mai allora, 14 mesi dopo il referendum, la produzione di Mirafiori scende da 70 mila a 54 mila auto l'anno quando se ne dovrebbero produrre 280 mila? Il progetto Fabbrica Italia, presentato nell'aprile 2010 a palazzo Chigi, appare in ritardo.
Marchionne risponde che Pomigliano è ripartita ed è una fabbrica modello. Come dire: ti ho chiesto che ora è, e tu mi rispondi che è venerdì. Lo incalza Mucchetti: Senza più iscritti Fiom tra i neoassunti. Marchionne: “Falso. Si legga il Giornale [!!]. Riporta le parole on records di lavoratori che erano iscritti alla Fiom e non ne vogliono più sapere”. Quindi: fin che rimani iscritto alla Fiom, non rientri.
Chiude il discorso Marchionne: “Ma abbiamo deciso di non parlare più di Fabbrica Italia”. Della serie: le domande le decido io e nessun altro deve intromettersi nelle faccende della più grande fabbrica italiana. Poi, tra tante perle false, una gemma rara: “Io sono un metalmeccanico che fa automobili”. Naturalmente non è un metalmeccanico che si accontenta della gloria e di un salario al pari degli altri. Ed infatti l’intervistatore gli chiede:
C'è un'enorme sproporzione tra i compensi dei top manager e quelli del dipendente medio. Un tempo non era così. Risponde: “Trent'anni fa non si era ancora creato un mercato delle competenze manageriali come quello attuale”.
È per questo che Marchionne vuole rendere il mercato delle competenze operaie a livello di quello cinese ma è disposto alla guerra perché quello delle competenze manageriali resti occidentale. E se la finissimo con questi predatori della produzione salariata e del consumo forzato e li mettessimo a fare qualche cosa di realmente utile per la società e per una “giusta mercede” come dicono i preti?
Ma dove sono questi nuovi modelli? “La Fiat ha scelto di rallentare il lancio dei nuovi modelli per la scarsità della domanda in Europa”.
I concorrenti fanno il contrario. “Ed ecco che Peugeot-Citroen, Opel, Renault e la stessa Ford Europe perdono soldi nel Vecchio Continente”.
Come voi, del resto. Ma almeno hanno difeso le quote di mercato [mentre Fiat continua a perderle].
Risponde il vanesio finanziere in tuta blu: “Ragionando così non si va lontano”. Già; tieniti stretto il posto, Mucchetti.