venerdì 13 gennaio 2012

Cina / 2


Desideriamo che i nostri studenti raggiungano una conoscenza molto approfondita di queste materie […] perché siamo assolutamente convinti che soltanto se saremo in grado di padroneggiare i misteri del calcolo matematico, della ricerca fisica, dell’osservazione astronomica, della costruzione dei motori, della struttura dei canali artificiali, potremo assicurare la costante crescita della potenza imperiale.

Sostituendo le diverse materie di studio citate nel brano con altre, più attuali, questo discorso avrebbe potuto essere pronunciato, invece che da un alto funzionario dell’impero celeste, dal presidente Hu Jintao. Questo per dire che la preoccupazione di almeno una parte dell’élite cinese è sempre stata, negli ultimi secoli, quella di mettersi al passo con l’Occidente, se non altro per fronteggiare la minaccia giapponese.

E invece la Cina nei secoli XIX e XX non ha perseguito tale strada, nemmeno dopo la Rivoluzione, e non ha svolto un ruolo decisivo nelle vicende mondiali. Da qualche decennio, invece, la burocrazia totalitaria cinese ha incominciato a giocare un ruolo cruciale, ossia dall’avvento di Deng Xiaoping (il “vagabondo capitalista” riabilitato da Mao e destinato a prendere il posto di Zhou Enlai) e del suo modello di “socialismo con caratteristiche cinesi”, grazie a un processo di sviluppo accelerato d’impronta spiccatamente capitalista che la porta a essere la seconda economia mondiale, senza peraltro aver subito, almeno per ora, lo sbriciolamento del suo establishment come invece avvenuto in Urss.

Va detto, tra parentesi, che se la Cina nel XIX secolo, al contrario del Giappone (Rinnovamento Maiji), non ha perseguito una politica di sviluppo e di riforme delle proprie istituzioni, cioè è dipeso dal permanere al potere di una corte corrotta e dissipativa (i fondi destinati all’ammodernamento della marina cinese furono distratti per finanziare i lavori di ampliamento del Palazzo d’Estate). Tuttavia un peso determinante ebbero anche le conseguenze economiche e politiche delle guerre dell’oppio, dalla penetrazione dell’esiziale morbo del cristianesimo e della rivolta dei Taiping. Quindi la storica contrapposizione con il Giappone che costrinse Pechino ad allearsi con la Russia zarista, la quale creò così una zona d’influenza in Manciuria. Questo fatto spinse le potenze occidentali a scatenare una contesa per l’ottenimento di analoghe concessioni.

Fu così che la Germania occupò Qungdao, nella penisola di Shangdong; la Francia ottenne un’enclave a Guangdong e consolidò il suo controllo sul Vietnam; gli inglese ovviamente non stettero a guardare e allargarono la loro presenza nei Nuovi Territori sulla sponda opposta a Hong Kong e acquisirono una base navale a Port Arthur. Quindi la rivolta dei Boxer (con la distruzione di buona parte della capitale da parte delle truppe occidentali); poi venne la guerra russo-giapponese e l’antico impero, ossia l’ordine dinastico cinese, andò in frantumi.

Torniamo all’oggi. Quanto cruciale sarà il ruolo cinese nel prossimo futuro è ancora presto per dirlo, ma bisogna tener conto che quasi un abitante del pianeta su cinque è un cittadino della repubblica popolare. E se si osserva che comunque la Cina è sempre stata un pase popoloso, bisogna però tener conto che ora essa si presenta, ripeto, come una potenza industriale e militare di primissimo piano. Non mancano ovviamente le contraddizioni, assai marcate, e i problemi connessi soprattutto agli squilibri creati dell’impetuoso sviluppo da un lato e dal permanere di una vasta arretratezza nelle campagne dall’altro.

Scrive a tale riguardo Dai Bingguo:

Se prendiamo come termine di paragone lo standard di vita di almeno un dollaro al giorno stabilito dall’Onu, la Cina oggi ha ancora 150 milioni di persone che vivono al d sotto della soglia di povertà. Anche se si prende come termine di paragone lo standard di povertà di 1200 yuan pro capite all’anno, la Cina risulta ancora avere 40,000 di poveri. Al momento attuale, 10 milioni di cinesi non hanno ancora accesso all’elettricità e ogni anno bisogna risolvere il problema del posto di lavoro 24 milioni di persone. La Cina ha una popolazione immensa e fondamenta deboli: il livello di sviluppo ci città e campagna è diseguale, la struttura industriale non è razionale e le condizioni di sottosviluppo delle forze di produzione non sono state sostanzialmente modificate.

Perciò la domanda da porsi, al di là delle cifre molto sottostimate date dal diplomatico cinese, è: quanto è forte economicamente e militarmente la Cina e per chi costituisce una minaccia?

1 commento:

  1. Visto che Obama, lo scorso Novembre, si è precipitato in Nuova Zelanda con l'impegno di rafforzare la base militare USA con 2500 marines, compresi di bombardieri B52, in una delle maggiori operatività dell’aereonautica militare statunitense, avrà un preciso motivo. Tenendo conto che si tratta di una regione, quella australiana, dominata dalla Cina che da anni è impegnata in un rafforzamento della propria marina militare, è indubbio che sia considerata una minaccia per l'Occidente, USA in testa.
    Buona Serata

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