sabato 27 novembre 2010

I voti di Bersani



Pierluigi Bersani si è definito “un liberale”. Anche i suoi colleghi di partito sono dei liberali, quando non dei liberisti. La differenza tra i primi e i secondi consiste nel fatto che i liberali come Bersani contemperano necessario l’intervento dello Stato, regolatore e controllore, nelle vicende dell’economia; i liberisti invece ritengono che l’intervento dello Stato debba essere al più sussidiario dell’intrapresa economica privata, in ogni settore. La vicenda del referendum sull’acqua pubblica la dice lunga su questo punto.
Bisogna capirli questi ex comunisti, essi dicono di venire da una lunga storia. Nel caso di Bersani, egli si è formato sui testi del cristianesimo piuttosto che sugli scritti marxisti, nella gestione di apparati amministrativi piuttosto che nelle lotte operaie. Questi ex comunisti dell’ultimo PCI, hanno dovuto attendere il 1989 per liberarsi dall’ingombrante retaggio del sovietismo burocratico e poi, poco per volta, dei vecchi simboli. Nessuno di essi, che si sappia, ha mai elaborato alcuna analisi sistematica sui motivi e le cause strutturali, politiche ed internazionali della deriva sovietica nell’epoca del più grande conflitto di classe della storia. Questi ex comunisti hanno rimesso tutto nelle mani della storiografia, degli specialisti della menzogna.
È sulla base di tali esperienze novecentesche, troppo frettolosamente liquidate, che essi ritengono il capitalismo, pur con tutte le sue contraddizioni, il sistema sociale ed economico più adatto alle loro idee di società, di libertà e di progresso. Con un ritocco qui e un ritocchino lì, essi ritengono che il capitalismo possa essere reso più gradevole, se non a tutti, almeno per una parte dell’umanità. Salvo smentite da parte dei cosiddetti "mercati".
Certo, come ex comunisti, essi comprendono bene la reale natura di questo sistema economico, la follia che sta portando alla distruzione della natura su tutto il pianeta, alla fine di ogni speranza per le giovani generazioni di un avvenire diverso da quello in un call-center o alla catena di montaggio. Ma con uno stipendio di 20mila euro mensili, benefit e privilegi, gli ex comunisti possono ben tirare a campare.

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