mercoledì 27 luglio 2022

Gli alieni con i quali entreremo in contatto

 

Il virus della rabbia (rabies lyssavirus) uccide una persona ogni 9 minuti. Il colera colpisce da 1,3 a 4 milioni di persone nel mondo. La malaria ha ucciso 627.000 persone nel 2020, ma si arriva comodamente a 4-500.000 ogni anno. Domanda: quante persone sta uccidendo il cosiddetto vaiolo delle scimmie? E allora perché tanto allarme mediatico?

Abbiamo uno strano rapporto con i microbi e con la loro pericolosità. Dal paramecio visibile a occhio nudo, agli ematozoi che non superano qualche millesimo di millimetro e che hanno come forza d’attacco la malaria.

C’è un’altra categoria di batteri a livello micron che si accontentano di una singola cellula, ma fanno bene a tutto (vitamine, aiuti alla digestione, protezioni varie) oppure sono innocui. Catturiamo i primissimi batteri alla nascita, attraversando la vagina (un po’ meno se nasciamo con il cesareo). Chi l’avrebbe mai detto.

Il nostro intestino si è trasformato in un ambiente di straordinaria ospitalità: molte centinaia di specie diverse di batteri, una popolazione (chiamata microbiota) che in termini di peso può arrivare normalmente a due chili (più del cervello, e questo forse spiega molte cose).

Un microbiota impoverito aumenta il rischio di contrarre malattie. A forza di proteggerci troppo dai microbi cattivi, finiamo per non avere quelli buoni, per la gioia di farmacie & C., ma questa non è una ragione valida per non lavarsi e dichiarare la guerra chimica al mondo intorno a noi.

I microbi “buoni” sono più numerosi dei “cattivi”. Un’inesauribile forza-lavoro, praticamente gratis, il sogno di ogni “imprenditore”. Alcuni ritengono che i microbi siano le conquiste più vantaggiose dell’uomo: senza lieviti e batteri mangeremo solo caviale e neanche un goccio di sciampagna.

Il microbo può vantare d’imporsi per numero, diversità e adattabilità. Con un tale potere, non si preoccupa della moralità. Ovunque ha piantato le sue radici indipendentemente dalle conseguenze. Come noi “bianchi” quando abbiamo esportato la civiltà e poi la democrazia. L’elenco dei misfatti dei microbi non è dissimile e testimonia in entrambi i casi l’indifferenza per la sorte degli altri, soprattutto se si tratta di negri, asiatici e roba così.

Una prova è data dai virus (a DNA o RNA, come abbiamo imparato), in genere non proprio benevoli. Solo lo sviluppo del microscopio elettronico, nel 1935, ha permesso di renderli visibili. Non sono cellule, perché non hanno vita indipendente e la loro dimensione è insufficiente per garantire la loro stessa riproduzione. Devono aggregarsi a delle cellule per avere un futuro, come dimostra quello del Covid-19 che ci ha messo in ginocchio. Pensavamo di aver conquistato il pianeta è siamo incapaci di affrontare razionalmente un microbo.

Tutt’altra storia i protozoi, che furono i primi microbi osservati nel 1674. Incarnano la semplicità: un’unica cellula ma incredibilmente versatile. Respira, si muove, mangia, digerisce e tutto ciò che deve fare è farsi in due per dare la vita, a meno non si unisca con un’amica.

I microbi sono qui da prima di noi e ci saranno anche dopo. Si adattano al freddo nelle regioni polari, nelle sorgenti termali resistono a 100°, prosperano nei laghi dove la salinità raggiunge il 300%, e sono presenti sia nell’alta atmosfera e sia nelle profondità degli oceani. Un solo chilo di terriccio può contare su mille miliardi di batteri e cento miliardi di funghi, ai quali si possono aggiungere dieci milioni di protozoi.

Non siamo i soli esseri “intelligenti” nell’universo, ma date le distanze è come se lo fossimo. Con ogni probabilità gli unici extraterrestri con i quali entreremo in contatto da qualche parte nel nostro sistema solare saranno dei microbi. Facciamo fin d’ora scorta di mascherine, amuchina, farina e carta igienica?

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