mercoledì 6 marzo 2019

Tutti in una volta


Il 14 luglio chi diede l’assalto alla Bastiglia non si pose in esteso la questione di che cosa sarebbe successo dopo; lo stesso discorso vale per i deputati degli Stati Generali: se avessero saputo come sarebbe andata a finire, probabilmente molti di essi già allora sarebbero fuggiti dalla Francia portando in salvo la propria testa. Il deputato Joseph-Ignace Guillotin, il quale il 20 giugno 1789 suggerì di utilizzare la Sala della Pallacorda, non poteva immaginare di essere arrestato sotto il regime di Robespierre e di sottrarsi per puro caso alla lama di quello strumento di morte che porta il suo nome. Alessandro di Beauharnais, quand’era presidente dell’Assemblea nazionale costituente, non presagì che avrebbe perso la testa sotto la ghigliottina, né che la sua vedova sarebbe diventata imperatrice e suo figlio viceré.

I singoli individui non posso predeterminare a tavolino il proprio destino, per quanto alcuni di essi, che di volta in volta emergono sulla scena storica, coltivino l’illusione di poter guidare gli avvenimenti in un senso o nell’altro. Le rivoluzioni sono il prodotto di un lungo processo storico, segnano un momento di passaggio tra un’epoca e un’altra, ossia la rottura dell'equilibrio tra forze produttive e rapporti di produzione. Da quel punto in poi non si torna più indietro, non c’è restaurazione politica e sociale che possa effettivamente ristabilire ciò che è stato rovesciato e superato. I Francesi d’allora stavano male e consideravano responsabili i loro capi, tanto è vero che a ogni elezione la controrivoluzione sperava di riprendere il potere, ma essi non volevano tornare all’antico regime.

Dunque ancora una volta aveva ragione Marx: possiamo sulle generali scorgere le tendenze, analizzare le leggi di movimento del processo economico, ma è esercizio inutile chiedersi che cosa in dettaglio succederà in seguito, se prevarrà per un periodo una certa forma di società e poi un'altra ancora, se gli uomini si sentiranno più liberi o più minacciati nella loro esistenza, se a un'élite ne succederà un'altra migliore o peggiore, e se infine ed effettivamente dalla preistoria entreremo nella storia oppure porremmo fine a tutto. 

Oggi, l’Europa e il mondo vivono una situazione i cui effetti di trasformazione economica e sociale, per la loro portata epocale, non sono molto diversi da quelli vissuti nel passaggio tra l’antico regime e l’avvento della dittatura borghese (*). Anzi, non si sbaglia nel dire che le trasformazioni in atto risultano, rispetto al passato, ancor più imponenti e sconvolgenti per l’intero sistema economico, sociale e geopolitico. La gestione di tale processo sfugge alle capacità e volontà delle classi dirigenti, malgrado gli alterni tentativi di stabilire dei nuovi equilibri sia in termini di tenuta sociale e sia nelle relazioni internazionali. È solo questione di tempo, i nodi verranno al pettine, e, come spesso accade, tutti in una volta.

(*) L'espressione è di Georges Lefebvre, non certo un bolscevico.

2 commenti:

  1. http://www.quinternalab.org/teleriunioni/2019/febbraio-2019/595-al-limite-fra-l-ordine-e-il-caos?fbclid=IwAR2aUyuLlly2Wf24GtNUHYzpAmKRgxCld4J1zQ6aRUJma4XmIi7HE52cDOs

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  2. ...che sia proprio un esercizio inutile chiedersi cosa avverrà in dettaglio in seguito..questo ci credo poco .
    e immagino ci creda poco pure lo sponsor di turno, pure se non ci azzecca.
    Cordiali saluti miss Olympe

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