sabato 16 marzo 2019

La “difesa del clima”


“Già il solo prendere atto di un proprio limite è il modo per superarlo, per cui anche il solo intuire che la sensazione di opposizione è falsa, è già un primo passo verso il pensiero dialettico.”

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Tale Gabriele Annichiarico ha scritto un articolo sul Manifesto, in prima pagina, sul tema delle manifestazioni di ieri “in difesa del clima” (sic!). Nell’articolo non è mai citata la parola capitalismo. Per un giornale che si definisce, suo malgrado (?), come “quotidiano comunista”, questo fatto la dice lunga sullo stato dell’arte.

La “difesa del clima” è oggi di moda, esattamente come la rivoluzione molti anni or sono in alcuni salotti della media e alta borghesia. Infatti, il problema del degrado della totalità dell’ambiente naturale e umano ha già completamente cessato di porsi sul piano delle reali e irriducibili cause economiche che fanno capo al modo di produzione capitalistico. Non deve destare dunque alcuna meraviglia che esso venga fatto proprio e stravolto dall’ideologia borghese e rappresentato nello spettacolo mediatico come chiacchiera avvilente, erronea e mistificatoria.

La nostra epoca possiede ogni mezzo tecnico per alterare in modo permanente e assoluto le condizioni di vita sul pianeta, ma è anche l’epoca che dispone di tutti i mezzi di controllo e di previsione matematicamente certi per misurare con esattezza e in anticipo dove conduce la crescita incontrollata delle forze produttive di una società di classe alienata. Tutto il resto è presa per il culo. Salvo eccezioni che non fanno testo, non c’è un solo abitante della fascia dei tropici che non vorrebbe il nostro stesso standard di vita e di consumi, così come non c’è un solo europeo che farebbe cambio con lo standard di vita medio dei tropici.

Gli appelli di Greta Thunberg potranno diventare volontà reale solo: 1) se si prenderà atto che la politica, la scienza e la tecnologia non possono offrire soluzioni stabili ai problemi dell’inquinamento, sfruttamento e distruzione delle risorse naturali, poiché politica, scienza e tecnologia sono ambiti subalterni agli scopi del capitale; 2) se cesserà il sentimento euforico per lo sviluppo delle forze produttive in senso capitalistico, rilevando invece il nesso essenziale e causale che lega i rapporti di produzione e di scambio capitalistici con quei problemi. Insomma, sarà del tutto inutile manifestare nelle piazze se non si affronta dapprima il tema di un progetto di trasformazione radicale del sistema produttivo attuale, avendo ben chiaro che tale processo di trasformazione, per le forze in campo e per la complessità dei problemi, non sarà né rapido e tantomeno pacifico.

7 commenti:

  1. per Greta ecc la storia è la storia del progresso, cioè lo sviluppo storico si dà a patto si mantenga inalterato lo status quo sociale vigente (non delle forme politiche, non economico nelle forme giuridiche, ecc) cioè il preciso rapporto sociale fra le classi su cui si fonda, ritenuto così di ritorno legittimato ed eterno -almeno finchè performante

    la storia è invece la storia della lotta delle classi per assumere il potere di imporre nuovi rapporti all' altezza dello sviluppo sociale così raggiunto, veicolato del tutto all' interno del vecchio modo di produzione della ricchezza sociale

    quel modo che per profitto sporca e deturpa e per profitto ripulisce e restaura

    dicendo questo non voglio disdegnare nessuno, al contrario è ora che la lotta di classe si muova nella necessità di connotati anonimi, che il soggetto sia per così dire automatico, le sue rivendicazioni di fondo totali

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    1. ho in canna un nuovo post. domani, che di domenica è sconsigliata la concentrazione su letture più lunghe di trenta parole ...
      il soggetto che muove in modo automatico va bene, ma se non ha chiare le cause e gli obiettivi mi può diventare qualsiasi cosa, e le sue "rivendicazioni di fondo totali" possono mutarsi in totalitarie, o sbaglio?

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    2. nel senso che non ha nulla di particolare da chiedere al capitale

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    3. scusa non voglio insistere ma a me pare che questi si rivolgano proprio ai rappresentanti politici dei grandi interessi, dunque siamo ben lontani dall'auspicata autonomia a meno che per autonomia non s'intenda quella dei gilet gialli (secondo me già ben infiltrati)

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  2. per "questi" intendi gli ambientalisti?

    se la risposta è sì, non ho dubbi, e fin dai tempi dei grund tedeschi

    la mia frasetta di sopra "connotati anonimi...ecc" suona un pò troppo vaga

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