Da
sempre una frazione della borghesia locale posa il proprio sguardo solo su un
suo unico reale interesse: mantenere le proprie posizioni di rendita e di
supremazia sociale. L’altra frazione, più dinamica ed esposta all’alea dei
mutamenti del nuovo ordine economico mondiale, cerca di rimanere a galla in un
mare d’insidie continue adeguandosi alla corrente. Il loro piccolo capitale non
è sufficiente per l'esercizio della grande industria e soccombe nella
concorrenza con i capitali più forti e per il fatto che la loro abilità viene
svalutata da nuovi sistemi di produzione. Dal canto suo la classe lavoratrice è
giustamente preoccupata di conservare i propri posti di lavoro e dunque i
salari, quando gli dice bene. In realtà essa è una merce come ogni altro
articolo commerciale, esposta come le altre merci a tutte le alterne vicende
della concorrenza, a tutte le oscillazioni del mercato mondiale.
C’è
chi sfrutta politicamente le inquietudini nonostante l'unilateralità e le
ristrettezze nazionali divengano sempre più impossibili. È una navigazione a
vista che vorrebbe erigere muraglie, stavolta contro i cinesi i quali non fanno
altro che applicare alla lettera i rapporti borghesi di produzione e di scambio
e dunque ciò che hanno appreso da quello stesso dispotismo occidentale, odioso
ed esasperante, che apertamente proclamava come fine ultimo il guadagno.
Perché
dunque desta meraviglia che i nuovi padroni della situazione badino ai
profitti, cioè a quei denari che valicano agevolmente i confini sottraendosi
volentieri al fisco locale? Hanno solo imparato e applicato la lezione. E
perché dunque stupirsi che siamo diventati negli ultimi decenni una vera e
propria colonia del tipo che piace tanto a ogni genere di monopolio e d’imperialismo,
dove il marchio frutta assai e il lavoro costa sempre meno?
È
davvero triste assistere alla corsa di chi vende la propria argenteria di
famiglia a un imperialismo piuttosto che a un altro, tuttavia bisogna
rassegnarsi che così è fatto il capitalismo.
uhmm...mi sa che stanno dissimulando il dissappunto con la meraviglia: ma magari la tua era una figura retorica.
RispondiEliminaComunque anche lì in oriente, la pratica del capitale è assai matura (perdonami il termine sparato a casaccio)
voci familiari mi parlano di disoccupazione crescente e di difficile ricollocazione lavorativa dopo troppe primavere vissute: ma immagino che la situazione sia ben più complessa...
come al solito vedremo.
acuta l' osservazione del commentatore qui sopra secondo cui il capitalismo in Cina è già maturo: è proprio vecchio, con la specifica di non intendere questi aggettivi in senso naturalistico ma "di fase suprema"
RispondiEliminadopo l' esportazione di capitale non ce ne è una ulteriore a seguire - ma i comunisti cinesi contemporaneamente devono anche rafforzare e affinare il mercato interno, e quindi c' hanno da fare per un pò
per il resto degli argomenti fare il pendolo fra alleati atlantici (un atlantismo mal vissuto da entrambe le sponde) e possibili acquirenti di debito (quello sì veramente sovrano) è un vecchio gioco
quello che non torna ancora una volta è la lentezza con cui a Bruxelles leggono la situazione
e il silenzio dei dominati
Bruxelles? Berlino e Parigi leggono bene e alla svelta. quanto al silenzio facciamocene una ragione.
Eliminaa parte l' affarone Airbus non è che ci sia niente di memorabile
RispondiEliminaè che la crisi è entrata in una nuova fase e l'ordine sparso già non paga più neanche economicamente ma a bruxelles non se ne sono accorti
aspetta che trump e i cinesi abbiano finito
usa e cina hanno moli interessi in comune, tuttavia prima o poi lo scontro aperto sarà inevitabile. quali fisionomie assumerà? proprio ieri sera m'è caduta a terra la sfera di cristallo, un attimo prima del responso.
Eliminachiusura a semi-riccio e scaramucce finche i grandi trust non trovano accordi convenienti, questo nella migliore delle ipotesi
EliminaIntendevo il trade deal, entro due mesi
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