Il
14 luglio chi diede l’assalto alla Bastiglia non si pose in esteso la questione
di che cosa sarebbe successo dopo; lo stesso discorso vale per i deputati degli
Stati Generali: se avessero saputo come sarebbe andata a finire, probabilmente molti
di essi già allora sarebbero fuggiti dalla Francia portando in salvo la propria
testa. Il deputato Joseph-Ignace Guillotin, il quale il 20 giugno 1789 suggerì
di utilizzare la Sala della Pallacorda, non poteva immaginare di essere
arrestato sotto il regime di Robespierre e di sottrarsi per puro caso alla lama
di quello strumento di morte che porta il suo nome. Alessandro di Beauharnais, quand’era
presidente dell’Assemblea nazionale costituente, non presagì che avrebbe perso
la testa sotto la ghigliottina, né che la sua vedova sarebbe diventata
imperatrice e suo figlio viceré.
I singoli
individui non posso predeterminare a tavolino il proprio destino, per quanto
alcuni di essi, che di volta in volta emergono sulla scena storica, coltivino l’illusione
di poter guidare gli avvenimenti in un senso o nell’altro. Le rivoluzioni sono
il prodotto di un lungo processo storico, segnano un momento di passaggio tra
un’epoca e un’altra, ossia la rottura dell'equilibrio tra
forze produttive e rapporti di produzione. Da quel punto in poi non si torna
più indietro, non c’è restaurazione politica e sociale che possa effettivamente
ristabilire ciò che è stato rovesciato e superato. I Francesi d’allora stavano
male e consideravano responsabili i loro capi, tanto è vero che a ogni elezione
la controrivoluzione sperava di riprendere il potere, ma essi non volevano
tornare all’antico regime.
Dunque ancora una volta aveva ragione Marx: possiamo sulle generali scorgere le tendenze, analizzare le leggi di movimento del processo economico, ma è esercizio inutile chiedersi che cosa in dettaglio succederà in seguito, se prevarrà per un periodo una certa forma di società e poi un'altra ancora, se gli uomini si sentiranno più liberi o più minacciati nella loro esistenza, se a un'élite ne succederà un'altra migliore o peggiore, e se infine ed effettivamente dalla preistoria entreremo nella storia oppure porremmo fine a tutto.
Oggi,
l’Europa e il mondo vivono una situazione i cui effetti di trasformazione
economica e sociale, per la loro portata epocale, non sono molto diversi da
quelli vissuti nel passaggio tra l’antico regime e l’avvento della dittatura
borghese (*). Anzi, non si sbaglia nel dire che le trasformazioni in atto risultano,
rispetto al passato, ancor più imponenti e sconvolgenti per l’intero sistema
economico, sociale e geopolitico. La gestione di tale processo sfugge alle
capacità e volontà delle classi dirigenti, malgrado gli alterni tentativi di
stabilire dei nuovi equilibri sia in termini di tenuta sociale e sia nelle
relazioni internazionali. È solo questione di tempo, i nodi verranno al pettine,
e, come spesso accade, tutti in una volta.
(*) L'espressione è di Georges Lefebvre, non certo un bolscevico.
(*) L'espressione è di Georges Lefebvre, non certo un bolscevico.
http://www.quinternalab.org/teleriunioni/2019/febbraio-2019/595-al-limite-fra-l-ordine-e-il-caos?fbclid=IwAR2aUyuLlly2Wf24GtNUHYzpAmKRgxCld4J1zQ6aRUJma4XmIi7HE52cDOs
RispondiElimina...che sia proprio un esercizio inutile chiedersi cosa avverrà in dettaglio in seguito..questo ci credo poco .
RispondiEliminae immagino ci creda poco pure lo sponsor di turno, pure se non ci azzecca.
Cordiali saluti miss Olympe