domenica 20 settembre 2015

La realtà vissuta in prima persona dell'inviata del TG


Il Bureau of the Census è un organismo di censimento ufficiale federale la cui istituzione è stabilita nella Costituzione degli Stati Uniti e codificata nel Titolo 13 dello United States Code. Diciamo che si tratta dell’Istat federale americano, e le pubblicazioni on-line dei dati andrebbero prese ad esempio. Anche lì con qualche problema di manipolazione da parte di certi funzionari (che però vengono licenziati in tronco), ma nulla a che vedere con gli artifici statistici nostrani con i quali, per esempio, veniva calcolata l’inflazione da applicarsi alla scala mobile (chi se lo ricorda ancora?).

Ad ogni modo, ancora una volta, fornisco il sito (qui) da dove ricavare i dati sulla povertà ufficiale negli Usa. Poi si dirà che quella negli Usa è una povertà relativa. Appunto, è relativa agli Usa non al Botswana. Non mi dilungo di nuovo su simili considerazioni, m’annoiano.



Il rapporto rileva che il 14,8 per cento della popolazione degli Usa viveva in povertà nel 2014, un dato statisticamente invariato rispetto all'anno precedente. I neri hanno avuto il più alto tasso di povertà nel 2014, arrivato al 26,2 per cento, ossia un aumento di un punto percentuale nel corso del 2013. Tra i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 18 anni, circa 15,5 milioni, o il 21,1 per cento, vive in condizioni di povertà.

La soglia di povertà nel 2014 è stata fissata a un misero (per gli Usa) reddito annuo di $ 24.230 per una famiglia di quattro persone. Un individuo che ha un reddito inferiore a $ 12.071 è stato ufficialmente contato come al di sotto della soglia di povertà. Se un individuo o una famiglia di meno di quattro persone può contare un dollaro in più di questi limiti, non sono considerati poveri.

Mentre il tasso di povertà ufficiale nel 2014 era inferiore al recente picco del 15,1 per cento nel 2010, il numero totale di americani che vivono in povertà nel 2014 è di 46,7 milioni, cifra che segna il record di tutti i tempi. Il Census Bureau ha rilevato che 6,6 per cento della popolazione vive in quella che viene definita una profonda povertà.

La stragrande maggioranza della popolazione degli Stati Uniti ha visto uno scarso o nessun beneficio dalla ripresa economica in corso e da un mercato azionario in forte espansione. Salari e redditi rimangono stagnanti, mentre il tasso di povertà rimane alto soprattutto nelle aree urbane.

Il costante calo del tasso di disoccupazione ufficiale dal suo picco del 10 per cento in ottobre 2009 al 5,1 per cento nel mese di agosto ha avuto come contropartita lavori con salari più bassi, mentre molti disoccupati hanno semplicemente rinunciato a cercare lavoro e non sono più registrati come disoccupati. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso da un picco di 67,3 per cento nel 2000, al 62,6 per cento in agosto 2015, il livello più basso in 38 anni.

Il tasso di povertà è particolarmente alto, come detto, nelle aree urbane di tutto il paese, con Detroit, Michigan (39,3 per cento), Cleveland, Ohio (39,2 per cento), Fresno, California (30,5 per cento), Memphis, Tennessee (29,8 per cento), e Milwaukee, Wisconsin (29 per cento), cioè in città con oltre 300.000 abitanti.

Altro dato interessante: il 57,1 per cento dei bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni di Detroit ha vissuto ufficialmente al di sotto della soglia di povertà nel 2014. Tra le grandi città americane solo Cleveland ha avuto un più alto tasso di povertà infantile, il 58,5 per cento.


Non voglio annoiare oltre con queste aride cifre, diamo retta invece alla formidabile inviata del TG 3 Giovanna Botteri. Lei sì che questa realtà la vive in prima persona e ce la racconta con dovizia di dati.

2 commenti:

  1. Chissà a quanto ammontano stipendio e benefit della nostra.
    A giudicare da quanto frequenta l'estetista non deve essere nella soglia di povertà.

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  2. però combattono la povertà nel mondo: 100.000 stipendi all'isis.

    ISIS: il J’accuse del Vescovo
    http://www.pandoratv.it/?p=4050

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