Ho digitato una frase tratta dal romanzo di Céline: “quando i grandi di questo mondo si
mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia”. Che c’entra Garibaldi? Dialogo con Luigi Capeto? Buio, mistero.
Non c’è l’ho con la tecnologia, nemmeno con sta pseudo intelligenza artificiale. È che spesso,
troppo spesso, si tratta di un guazzabuglio. Il passo di Céline, quasi per intero, recita così:
«Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi
avverto, quando i grandi di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in
salsicce da battaglia... È il segnale... È infallibile. È con l’amore che comincia.»
È molto attuale il realismo di Céline .
Il titolo del libro di Céline, Viaggio al termine della notte, è preso da una strofa di una canzone:
«Notre vie est un voyage / Dans l’Hiver et dans la Nuit /Nous cherchons notre passage /
Dans le Ciel où rien ne luit» (La nostra vita è un viaggio / in Inverno e nella Notte / noi
cerchiamo la strada / in un Cielo senza luce»).
Leggo da Wikipedia che Cèline pone la frase in esergo al romanzo, cosa esatta,
“attribuendola all’ufficiale svizzero a capo delle guardie di Luigi XVI, Thomas Legler, al
tempo della rivoluzione francese; in realtà, Legler era nato nel 1782 e cantò quella canzone,
datata erroneamente da Céline al 1793, mentre era al servizio di Napoleone Bonaparte come
guardia svizzera, durante la battaglia della Beresina del 1812 (Canto della Beresina)”.
Quei coglioni che lavoravano per Gallimard (editore che rileverà i diritti dell’opera negli
anni Cinquanta), com’era già successo con il primo volume della Recherche, persero un’altra
occasione: non s’accorsero che cosa avevano tra le mani e dunque il romanzo di Céline
venne prima pubblicato da Robert Denoël (Denoël et Steele) nell’ottobre 1932. Tra parentesi
e salvo la memoria non m’inganni, Cèline cita un solo scrittore nel suo libro: Proust (*).
Nell’edizione italiana, quella di Corbaccio del 1933, Thomas Legler non è citato. La strofa è
attribuita alla “Canzone delle Guardie Svizzere, 1793”. Anche nell’edizione originale
francese è stampato questo riferimento: “Chanson des Gardes suisses, 1793”. Dunque: da
dove nasce la storia di Thomas Legler? Non certo da Céline.
In una notte di fine novembre del 2025, scopro, con sconcerto e disappunto, che nella mia
biblioteca domestica non c’è una copia recente del romanzo di Céline, ma solo la prima
edizione Corbaccio datata “31 maggio 1933”. Siccome ho la certezza di non aver letto il
romanzo su tale edizione, mi chiedo infruttuosamente: a chi ho prestata la copia più recente
del libro? Ah, dovrei chiederlo al dottor Alois A..
Leggo su Wikipedia che quest’opera di Céline è “un cupo, nichilistico romanzo in cui si
mescolano misantropia e cinismo”. Dunque, la descrizione del generale sadico e
dell’ipocrita piccolo borghese, suo complice, sarebbero “cinismo”? Da non credere: quando
non si vuol capire un cazzo e si è prigionieri di un pregiudizio. Quella di Céline è una critica
molto radicale (sennò che critica sarebbe?) di ogni eroismo militare, di ogni decoro piccolo-borghese (compreso quello proustiano). Innovativo, tuttavia mantiene un legame molto forte con la tradizione del romanzo francese del XIX secolo. In una lettera a Eugène Dabit,
Céline scrive: “Non ho bisogno, vecchio mio, di lucidare il mio Destino per renderlo
letterario, la vita mi serve oltre ogni aspettativa”.