Scrivere è una forma di esercizio ginnico che ti aiuta a vivere un po’ più a lungo e a morire un po’ meno velocemente. È anche un tentativo, più o meno efficace, di uscire da uno stato molto frequente: l’imbecillità naturale. Mi sento bene, come chiunque, nell’imbecillità naturale, ma è come fare il bagno in una vasca: prima o poi devi uscire. La temperatura scende, l’acqua s’intorbida, la tiepidezza dei luoghi comuni e dei discorsi della gente finisce per provocare un raffreddore. È il momento di fare una doccia, asciugarsi e scrivere. Ma per unirsi a cosa? E già qui dovrei aprire una lunga parentesi. O forse chiuderla, perché sono quindici anni che è aperta e dunque non è più (non è mai stata) una parentesi.
Guardando al domani: che cosa scriverò quando una macchina potrà farlo per me? La domanda è seria: non c’è niente di più convenzionale, di più sorpassato delle battute sull’intelligenza artificiale, tranne forse l’ansia o l’entusiasmo che suscitano. Sono due facce della stessa medaglia. Questo post, ad esempio, la macchina non si accontenterà più, nell’ipotesi, di facilitarlo e migliorarlo. Forse presto lo scriverà meglio di quanto potrei fare io. Anzi, senz’altro. Le darò una vaga idea, qualche istruzione più o meno precisa e lei farà il resto.
Rallegrati, lettore! Non dovrai più denunciare i miei errori, notare le mie imperfezioni, sguazzare come un cinghiale nelle mie tane. La macchina, che si dice essere solo nella sua preistoria (e oggi il passaggio dalla preistoria alla storia richiede alcuni anni, a volte alcuni mesi), mi renderà tanto perfetto quanto inesistente. La macchina riassumerà tutti gli autori e tutti i lettori (con concisione e brevità, come piace a te, caro lettore, che hai fretta di correre appresso ad altri trastulli). Verrà il momento in cui non ci sarà più bisogno né dell’uno né dell’altro. Solo macchine in digitale comunicazione tra loro stesse. Annunceranno le buone (o cattive) notizie con condiscendente simpatia e civile entusiasmo. Senza urlare come scimmie, pappagalli, fascisti o ribelli.