Israele conta meno di 10 milioni di abitanti, cioè meno della Lombardia. Secondo il National Insurance Institute di Israele, la situazione economica nel 2022 era questa:
La situazione socioeconomica di Israele sta causando grande preoccupazione. Nel 2022, la situazione della popolazione povera è peggiorata: si è registrato un aumento della profondità e della gravità della povertà, proseguendo gli aumenti dell’anno precedente. Questi aumenti sono stati registrati per quasi tutte le fasce di popolazione.
La disuguaglianza di reddito e i tassi di povertà sono immediatamente evidenti e sono molto elevati se confrontati a livello internazionale. Nel 2022, c'erano 1,98 milioni di individui che vivevano al di sotto della soglia di povertà, di cui 873,3 mila erano bambini e 152,5 mila erano anziani, riflettendo tassi di povertà del 20,9%, 28,2% e 12,7%, rispettivamente.
La multidimensionalità della povertà si manifesta non solo in un livello di basso reddito ma anche in altre dimensioni come la salute e l'alloggio. L'esame del grado di investimento nel welfare indica che le risorse stanziate per le spese di welfare in Israele rispetto ai paesi sviluppati sono tra le più basse al mondo: nel 2022, la spesa sociale pubblica costituiva il 15,8% del PIL rispetto alla media OCSE del 22,4%, con solo Corea e Irlanda classificate più in basso di Israele.
La situazione economica di Israele, dopo 13 mesi di guerra, non è migliorata. Israele, dipendente dal commercio estero, ha visto le sue importazioni di merci crollare del 15% nel 2023 e di quasi l’8% nei primi otto mesi di quest’anno.
Secondo il Ministero delle Finanze, alla fine dello scorso settembre il costo diretto della guerra aveva raggiunto i 29 miliardi di dollari. Da allora, è salito alle stelle con l’assalto al Libano, i combattimenti più pesanti a Gaza e gli attacchi all’Iran. Decine di migliaia di riservisti sono stati chiamati e le munizioni vengono consumate a un ritmo vertiginoso. I costi giornalieri sono aumentati da 110 milioni di dollari a 135 milioni di dollari.
Le tre agenzie di rating hanno declassato il merito creditizio di Israele, mentre gli investitori stranieri hanno ridotto la loro esposizione al debito israeliano. Il settore dei viaggi e del turismo è fermo poiché i voli vengono cancellati a causa della guerra. Il tanto decantato settore high-tech di Israele è in difficoltà e Intel Israel licenzierà centinaia di dipendenti. Gli investimenti in impianti e attrezzature sono in calo.
Prima della guerra venivano rilasciati 100.000 permessi di lavoro soprattutto nel settore edile (10% del PIL), nell’agricoltura e nell’industria, a cui si aggiungevano, secondo alcune stime, dagli 80.000 ai 100.000 immigrati clandestini.
A Tel Aviv, cuore economico del Paese, i cantieri sono fermi da mesi. I grattacieli attendono di essere completati così come le principali infrastrutture di trasporto.
“L’economia israeliana è solida”, ha detto Netanyahu, aggiungendo: “Il declassamento del rating è il risultato di una guerra su più fronti che ci è stata imposta. Il punteggio aumenterà quando vinceremo”.
Le parole di Netanyahu risuonano come quelle del comandante del Titanic quando salpò la prima volta.
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... Ma per quanto potranno ancora resistere questi israeliani alla cui guida vi è un pazzo fanatico?
RispondiEliminaMolto dipende dalle iniezioni di soldi e armamenti che faranno quegli altri pazzi oltre l'atlantico ovviamente.
Saluti!
Non serve andare oltre Atlantico basta la City a Londra.
RispondiEliminaSei come al solito brava a sottolineare un aspetto non molto noto della questione.
RispondiEliminaGrazie
👍
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