lunedì 27 giugno 2022

Ritorno agli Anni Settanta ?

 


Alcuni gentiluomini e gentildonne hanno deciso una politica monetaria più restrittiva, ossia di alzare di volta in volta il tasso d’interesse dello zero virgola qualcosa, apparentemente quasi un niente.

Il tasso d’interesse, di cui mediamente pochi comuni mortali (e anche tra gli immortali) capiscono di che cosa realmente si tratta, governa un numero incredibile di eventi della nostra vita, non solo quella degli abitanti di Marte, che pure sono immigrati in massa tra noi.

Ieri, la Banca dei Regolamenti Internazionali, nella sua assemblea generale annuale, ha però chiesto alle banche centrali un aumento accelerato dei tassi d’interesse per impedire che l’inflazione si radichi.

Nel suo report annuale, afferma che un “modesto rallentamento” dell’economia “potrebbe non essere sufficiente” e un calo dell’inflazione “potrebbe comportare costi di produzione significativi, come dopo la grande inflazione degli anni ‘70”. Si legge che “un po’ di dolore sarà inevitabile” (Some pain, however, will be inevitabile, v. pag. xiii), ma la “priorità principale è evitare di rimanere indietro”.

In tal modo questi geni della lampada pensano di mettere un freno all’inflazione (lo chiamano “moderare la domanda”), fino al punto di provocare una recessione coi fiocchi.

Infatti, se il credito diventa più costoso, conseguentemente aumentano gli oneri finanziari delle aziende, diminuiscono i loro profitti, calano gli investimenti così come i consumi delle famiglie. Un tasso d’interesse molto più alto significa meno produzione, meno posti di lavoro e più disoccupazione.

L’aumento del tasso d’interesse significa anche un aumento del costo del debito pubblico negli anni a venire, e ciò che questo comporta in termini di spesa pubblica, che non è poca cosa sotto diversi aspetti e indovinate soprattutto quali.

Gli investitori si comportano oggi in base ai tassi d’interesse più elevati di domani, quindi diffidano dei debiti pubblici meno credibili, e ciò riguarda in particolare modo l’Italia. Ci aspettano recessione e nuovi shock del debito pubblico (il famigerato spread), quindi lancio di miracolosi salvagente europei in cambio di “riforme”.

Tutto ciò in nome della “lotta all’inflazione”, come usava dire ai miei tempi. L’inflazione, ossia l’aumento dei prezzi delle merci, non è influenzata solo da fattori ciclici, ma è essenzialmente determinata da fattori strutturali (vedi l’Italia negli anni 1970 e oggi la GB e la Francia), dai movimenti del cambio (negli anni 1970 il dollaro si deprezzava rispetto alla lira!), ma anche dalla natura stessa del processo di accumulazione capitalistico.

Quei signori della BRI, come tutti noi del resto, sanno bene che si è ricorsi alla politica fiscale e monetaria per rilanciare la crescita, indipendentemente dalle cause che ne provocano la debolezza. È sulle cause di “debolezza” che gioca a nascondino la loro falsa coscienza e proprio sull’appena citato processo di accumulazione capitalistico.

Vorrei ricordare che sotto la presidenza di Paul Volcker (1979-1987), la Fed alzò i tassi d’interesse ai massimi storici (raggiunsero circa il 20 per cento) provocando la più profonda recessione fino a quel momento dalla Grande Depressione. Oggi il rischio è anche maggiore d’allora, per la quantità immane di attività sopravvalutate e di debito pubblico e privato ai massimi storici.

I cervelloni della BRI (ma non solo loro) hanno in mente un solo “pericolo”, la famosa spirale “salari-prezzi”. Per l’ovvia ragione che la forza-lavoro, una merce venduta e acquistata come le altre, risente della variazione del prezzo delle altre merci, soprattutto di alcune. Sarà pertanto facile tra poco, anzi già ora, indicare le rivendicazioni salariali come la causa maggiore del rincaro di tutte le altre.

La merce forza-lavoro ha in sé una peculiarità che le altre non hanno, e dunque c’è un motivo, non solo ideologico ma molto prosaico, per cui essa non debba aumentare o rimanere per quanto possibile sotto il tasso d’inflazione.

Inflazione che non è altro che una delle forme specifiche principali che in date congiunture assume un sistema dominato dall’oligopolio multinazionale. Il resto sono seghe, comprese quelle sulla “mentalità inflazionistica negli agenti economici, consumatori e imprese”. Le oggettive contraddizioni del sistema ricondotte a meri fenomeni di natura soggettiva proprio da chi ci fa lezione ogni giorno sullo scarto tra aspettative soggettive e realtà oggettiva? Quarant’anni dopo mi aspettavo qualcosa di più originale.

11 commenti:

  1. "Oggi il rischio è anche maggiore d’allora"

    Per chi? per i cattivoni?

    Avete sentito azionisti di Google? La sedicente neomarxista dice che è sufficiente concedere il salario minimale, e archiviata la pratica, tutti d'accordo. Basta poco. Ovviamente dopo aver cancellato (per partito preso) il reddito di cittadinanza a tutti gli inoccupati e disoccupati. Lo stipendio di sopravvivenza andrà ai pochi fortunati meglio se con un'estrazione al Bingo. E così sia.

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    1. Temo proprio che sarai tu la bella liberalcretina e
      mettiamo nero su bianco facendo convergere tutte le politiche col cambio di partiti: il reddito verrà cancellato, il lavoro sempre più precario e a termine, ed entrerà in vigore il salario minimo

      Prevedo (a star bassi) un altro milione di persone in povertà assoluta subito dopo la cancellazione del reddito di cittadinanza: neomarxisti un cazzo! ancora neoliberisti. Trattare questioni sistemiche come slogan di partito è proprio la banalità del male. Ma tempo al tempo per assegnare il definitivo trofeo di liberalcretina doc

      Ma è proprio l'Europa a invitare gli stati membri ad introdurre il salario minimo, la stessa che invitava gli stati membri a non obbligare alla vaccinazione per covid, nemmeno a pressioni psicologiche addirittura. O in Europa sono tutti novax.
      Quindi: se l'abolizione del reddito di cittadinanza è strasicura, non è nemmeno sicura l'introduzione del salario minimo, perchè da un punto in poi della storia i governi tecnici non hanno più nemmeno recepito le direttive europee... hanno cominciato tecnicamente a farsi i cazzi propri cioè dei partiti

      dirò di più: Meloni o PD è indifferente (anzi forse il Jobs Act è qui un'aggravante ma comunque governo Renzi a cui Bersani ha votato la fiducia, quindi tutti d'accordo).

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    2. solo la morte è sicura, dai retta. quanto alla famigerata UE ho notizie che vuole regolamentare anche la masturbazione ma però normare il coito. boh, vedremo.

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  2. del senno di poi son piene le fosse. ma anche di zebedei tafazzati dei lavoratori che votarono a favore del referendum sull'abolizione della Scala Mobile. Scala Mobile che dovrebbe essere ripristinata non in moneta, ma con un paniere di beni di consumo.

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  3. Però mi pare che l'inflazione attuale non sia provocata da un eccesso di moneta circolante ma dall'aumento del costo delle materie prime essenziali, energia in primis. Aumento provocato dalle sanzioni alla Russia sopratutto, e quindi in che modo l'aumento del tasso d'interesse inciderà su quesi costi?
    Pietro

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    1. Inflazione che non è altro che una delle forme specifiche principali che in date congiunture assume un sistema dominato dall’oligopolio multinazionale.

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    2. OK, farò una ricerca nel blog. Sono sicuro che ne hai già parlato in qualche post.
      Pietro

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    3. Il post del 17 novembre 2017 mi ha dato da pensare.
      Pietro

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    4. le sanzioni alla russia sono la ciliegina. c'è una marea di liquidità, quindi di capitale sotto forma finanziaria, di debito, di lotta per la spartizione del plusvalore, crisi dell'offerta, ecc.. c'è di tutto ad accompagnare la contraddizione fondamentale. da questo bouquet ognuno può estrarre ciò che vuole ed ergerlo a causa dell'inflazione, o di altro fenomeno.

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  4. mi sembra che manchi (almeno) un elemento alla discussione: l'inflazione sopravveniente è una cosa molto positiva per chi ha già contratto un debito e molto negativa per chi ha concesso un credito. Le casse dello stato hanno tutto da guadagnarci, i detentori dei titoli del debito pubblico tutto da perderci. La cosa migliore da fare, in un'ottica di sinistra, sarebbe fregarsene dell'inflazione. La rivalutazione dei salari andrebbe affidata (eventualmente) alla lotta sociale, è assurdo affidarla a qualsivoglia intervento statale. A meno che non si parli di agire dal lato dell'offerta (p. e. aumentando la produzione di energia nazionale).

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