S’è mai visto un politico statunitense, un candidato alle presidenziali, dichiararsi apertamente non credente, ossia ateo? Allora perché sorprendersi di Trump che ha salutato come l’imporsi della “volontà di Dio” la liquidazione della sentenza che per cinquant’anni aveva garantito il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza negli Stati Uniti?
I vescovi di New York hanno detto: “Rendiamo grazie al Signore per la decisione di oggi [che] salverà innumerevoli bambini innocenti non nati”. I preti avranno una quantità maggiore di materiale da selezionare con cristiana cura.
E del resto nel sigillo ufficiale degli Stati Uniti (e nella banconota da un dollaro) c’è iscritto il motto Annuit Cœptis, tradotto dallo U.S. State Department, la U.S. Mint e lo U.S. Treasury come “Egli [Dio] ha favorito le nostre imprese” (parentesi presente nel testo originale).
Persiste nei simboli ufficiali e nel discorso pubblico (con mano sul cuore e l’altra sulla bibbia) il richiamo a Dio. Ancora una volta i Suoi brillanti rappresentanti sulla terra hanno vinto, e la peccatrice Eva ha perso di nuovo. Come solito le donne sono ostaggio di religiosi di ogni risma, islamisti ossessionati dal controllo del corpo delle donne o cattolici ed evangelisti terrorizzati dal potere che esse hanno di prendere decisioni che riguardano solo loro.
Le religioni mettono le donne in primo piano, come i fanti nelle guerre, utilizzano i loro corpi come strumenti politici per aprire la strada ad altri divieti (il divieto è prerogativa precipua del “potere”). Eterno campo di battaglia solcato dalle più oscure superstizioni e dai più cinici dogmi religiosi, le donne tornano al loro ruolo di perpetue galline ovaiole.
Si potrebbe credere che la crociata per l’abolizione dell’aborto sia una lotta di retroguardia guidata da preti e vecchi reazionari. È sorprendente (ma che cosa ormai può sorprenderci?) leggere che negli Stati Uniti è emersa negli ultimi lustri una giovane generazione molto coinvolta nella militanza contro l’interruzione volontaria della gravidanza. C’è da interrogarsi sul perché questi giovani abbiano un problema con la libertà di scelta.
Perché il diritto all’aborto è prima di tutto una libertà che si può utilizzare oppure no, e che quindi ha il merito di non essere imposta a nessuno (come del resto l’eutanasia, il divorzio, ecc.). Così giovani e già impenitenti censori. È diventato sempre più facile fare i moralizzatori o sostenere una tesi, magari ammantata di scientismo, limitando le libertà altrui. Dev’esserci dell’altro oltre che le loro posizioni apparentemente più morali.
Chi lo fa passa per un difensore della società, del suo benessere sociale ed etico, della civiltà, mentre chi si oppone alle imposizioni e ai divieti, come in questo e altri simili casi, tradisce la società che lo ha visto nascere e protetto nei “valori” più alti espressi fino ad oggi. È un confine tra i salvatori del mondo ordinato e civile e quelli che lo contestano e vogliono sopprimerlo.
C’è una ragione fondamentalmente politica, ne abbiano coscienza o no i soggetti interessati. Si potrà dire che la mia è una fissazione, ma penso che in fondo tutto questo abbia a che fare, più ancora che con la “crisi della democrazia” e simili, con il fatto che in realtà la “democrazia”, la “libertà”, la “laicità” e altri principi universalistici siano in gran parte, allo stato delle cose, delle espressioni di comodo per mascherare l’effettiva natura di quest’ordine sociale. E che dunque questa deriva, questo va-et-vient per dirla con Beckett, non è casuale.
Sul punto specifico la domanda da porsi è: quale ruolo e rilievo politico hanno le confessioni religiose negli Stati Uniti?
L’indottrinamento religioso impartito da certe “confraternite” statunitensi, di là della specifica memorizzazione di preghiere e regole, ha forse un’impronta sociologica molto diversa da quello delle madrase islamiche? È molto differente la dimensione retrograda rilevabile per esempio nel mormonismo, nei testimoni di Geova, nel cristianesimo scientista? Oppure dall’autorità religioso-patriarcale e dalle idee sessiste delle confessioni tradizionali? Tutte le religioni hanno “certe cose” in comune.
Il dichiarato attaccamento degli statunitensi alle libertà individuali può apparire sincero, ma è sempre piuttosto selettivo, procede per condizione sociale, etnia, colore di pelle e religione. Se è pacifico che non possiamo andare d’accordo con le concezioni di un Putin, è altrettanto vero che non possiamo accettare lezioni da un Trump e da un Biden.
Via libera a Svezia e Finlandia in NATO. Alias: dei curdi non gliene frega niente a nessuno, (all'occorrenza sono serviti come carne da cannone) come i palestinesi!
RispondiEliminaControllo dei corpi, controllo delle menti, controllo sociale. Una vecchia storia, dove in gioco c'è il mantenimento e il pepetuarsi dell'ordine costituito, quale che sia.
RispondiEliminaLe religioni e il pensiero magico (pure quello scientista) sono da sempre strutturalmente legate al potere economico e politico, quando con esso non sono in lotta.
"Curiosamente" dopo secoli di dominio culturale della laicità (con ovvie eccezioni anche a casa nostra) la crisi evidentente del capitalismo rende necessaria una nuova alleanza con poteri da tempo sopiti.
https://bit.ly/3uB7a35
RispondiEliminaSarebbe accettabile opporsi ad una norma che contemplasse lo scimpanzuomo nell'ordinamento sociale e giuridico?
RispondiEliminaOvviamente l'accoppiamento non sarebbe obbligatorio ma una scelta libera ed individuale.