Il paleolitico riguarda grossomodo da 2,5 milioni di anni all’altro ieri, cioè all’inizio del mesolitico (meno di 100 secoli fa), cui farà seguito il neolitico (*). L’esistenza dell’Homo sapiens riguarda gli ultimi 300.000 anni.
Quando il dibattito pubblico verte di striscio e solo polemicamente su dei temi storici, raramente si va più indietro del Novecento o qualche secolo prima.
Sul paleolitico generalmente ci si affida ai soliti cliché: uomini che cacciano e donne nella grotta a cucinare il mammut. I più sapiens citano Lucy, l’uso del fuoco, Cro-Magnon, l’arte delle caverne.
C’è sempre la Treccani on-line (un’ottima fonte, spesso preferibile a Wikipedia), la quale impacchetta oltre due milioni di anni così: gli “ominidi” del paleolitico vivevano di raccolta e di caccia, assenti di tecnologie basate sulla lavorazione dei metalli, l’agricoltura e l’allevamento.
Perfetto, tuttavia quegli “ominidi”, pur non usando lo smartphone, non si comportavano come delle scimmie ammaestrate, cioè come noi. Inoltre, contrariamente a quanto si crede, in quelle epoche così remote la selezione non è mai stata un processo di eliminazione sociale com’è avvenuto tante volte nelle epoche più recenti e segnatamente nella nostra.
“Eliminazione” basata sulle differenze di classe, sulle esclusioni sociali, come testimonia per esempio la nostra scuola che si confronta con gli eccessi socialmente deleteri della meritocrazia. Invece tra i “primitivi”, pur senza esagerare la portata del fenomeno, c’era una forte interazione all’interno dei gruppi umani, prevaleva la solidarietà e l’aiuto reciproco. L’uomo preistorico potrebbe darci lezioni di buone maniere.
I nostri progenitori sono stati dei veri trasformatori del mondo, con un potere ecologico tale che quelle popolazioni si sono stabilite in tutti gli ecosistemi, anche i più estremi, raramente devastandoli. Oggi tendiamo sempre più ad annientare quegli ecosistemi, campioni d’imbecillità antropocentrica.
Sempre dalla Treccani: nel paleolitico superiore (da ca. 35.000 anni fa), gruppi di dimensioni ridotte (poche decine d’individui), vivevano nomadi su un vasto territorio, disponevano di un numero limitato di beni, non avevano una divisione sociale del lavoro (eccetto quella fra i sessi) e non erano gerarchizzati al loro interno.
In buona sostanza quegli uomini e donne erano dei proto-comunisti, e questo spiega perché il comunismo moderno non funziona: siamo tanti e consumiamo troppo. Vuole essere una battuta, in stile opulenza borghese, ma contiene un po’ di verità. I giovani di ogni condizione sociale incolpano la mia generazione, ma loro hanno consumato 100 volte di più alla stessa età, perciò la smettessero di romperci i coglioni.
Sono nervosi perché invecchiano sempre più velocemente, la tecnologie li mette in disparte ben prima della loro età, come già è successo a suo tempo a noi vecchi, e poi hanno contro la diminuzione delle prospettive e dei posti di lavoro a bordo di un pianeta pieno di vita e di putrefazione. Da questo lato vanno compresi, ma spetta a loro reagire e non illudersi che sarà la scheda nell’urna a tirarli fuori dalla loro situazione, rammentando che la storia non è quasi mai storia di lotta di classe, bensì la storia della sostanziale acquiescenza degli schiavi all’ordine costituito.
I peggiori orrori della nostra storia provengono dalle promesse di un futuro luminoso, declinato in varie maniere. L’ideologia borghese, dal canto suo, ci affascina con le “intelligenze” delle macchine, inducendoci nell’ingenuità di credere che le nuove tecnologie risolveranno tutto in modalità binaria. Macchine che oltretutto, e non è un fatto trascurabile, sono prive di cognizioni ed emozioni proprie (per fortuna).
Il futuro invece è sempre al condizionale, e finora siamo troppo lenti e troppo pochi nel prendere coscienza dei reali rischi e problemi, delle cause immediate e delle cause ultime, come per il clima e a proposito dei conflitti bellici recenti, ma soprattutto sulla reale natura, irriformabile, di questo sistema economico e sociale.
(*) Alla voce della Treccani relativa al Paleolitico, si accenna al Mesolitico. Cliccando su questo termine compare il link della Grimaldi-Line o di altra pubblicità.
https://bit.ly/3aTUc9v
RispondiEliminaFantastico l'asterisco.
RispondiEliminaLa ammiro smisuratamente
"come testimonia per esempio la nostra scuola che si confronta con gli eccessi socialmente deleteri della meritocrazia" ???
RispondiEliminaperché non è vero? che poi non riesca nell'intento è altro paio di maniche
Eliminanon capisco come si possa parlare di meritocrazia in una scuola che promuove il 99 % degli studenti.
Eliminanei paradossi bisogna saper cogliere le contraddizioni: il 23,4% delle laureate 2020 proviene da famiglie operaie, rispetto al 19% dei laureati (sole 24ore). In altri termini l'80% circa dei laureati non proviene da famiglie operaie
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