Gli storici statunitensi Morison e Commager, dei veri patrioti, sono stati autori della Storia degli Stati Uniti d’America, una delle più accurate e accreditate anche a livello internazionale. Questo tipo di opere non sono molto diffuse, ed è un po’ stano trattandosi della storia della più grande e importante potenza mondiale. Osservo che la Storia degli Stati Uniti non offre un quadro molto esaltante delle vicende che portarono alla nascita e alla costruzione di quella nazione.
Morison e Commager, tra l’altro, raccontano della guerra tra Washington e Londra dal 1812 al 1815. Rivelano anche il reale motivo del conflitto con queste parole:
«La guerra scoppiò non perché i navigatori volessero la libertà dei mari ma perché gli uomini della frontiera volevano la libertà di occupare nuove terre, che si sarebbero potute ottenere a spese degli Indiani e dell’impero britannico. Si rimane certo attoniti davanti all’appetito di un popolo che, non avendo ancora colonizzato i territori compresi nelle sue frontiere ed avendo appena raddoppiato la sua superficie con l’acquisto della Louisiana, agognava tuttavia di conquistare nuovi territori.» [*]
Quindi, nel dettaglio: «Nel corso dell’estate del 1814, la marina britannica fu padrona della costa atlantica. [...] una squadra navale agli oridni dell’ammiraglio Cockburn aveva condotto una guerra ingloriosa contro i pollai, le stalle e i beni mobili lungo le rive della baia di Chesapeake. [...] La campagna che ne seguì conferì scarso credito all’una delle parti e parecchio discredito all’altra. Il generale Ross, comandante delle forze di terra, ricevette l’ordine dall’ammiraglio Cochrane “di distruggere e devastare tutte le città e i distretti della costa” che sarebbe riuscito a prendere d’assalto.» [**]
Nacquero numerose leggende circa quest’azione; la più persistente narra che, dopo l’incendio, la dimora presidenziale, chiamata Presidential Mansion, sia stata dipinta di bianco per nascondere i segni del fuoco, da cui il nome successivo di Casa bianca. La residenza, così come altri edifici pubblici della capitale, quali il Campidoglio, fu quasi completamente distrutta dopo essere stata depredata.
Un ulteriore motivo per la rappresaglia britannica contro le città americane fu la “distruzione sconsiderata di proprietà private lungo le sponde nord del lago Erie” compiuta nel maggio precedente da parte delle forze americane al comando del colonnello John Campbell, tra cui il saccheggio e l’incendio di Port Dover. Molte fonti suggeriscono che l’attacco a Washington sia stato motivato anche per il saccheggio di York, nell’Alto Canada, la capitale della provincia.
Il 2 giugno, sir George Prévost, governatore generale del Nord America britannico, scrisse al vice ammiraglio, sir Alexander Cochrane, comandante in capo della Royal Navy’s North America, chiedendo una rappresaglia contro la distruzione americana delle proprietà private in violazione delle leggi di guerra. Prévost sosteneva che,
«in conseguenza della condotta vergognosa delle truppe americane nella distruzione sfrenata di proprietà private sulle sponde settentrionali del lago Erie, se la guerra con gli Stati Uniti continua, tu possa, se lo ritieni opportuno, contribuire a infliggere quella misura di ritorsione che dissuaderà il nemico dal ripetersi di simili oltraggi.»
A sua volta, il 18 luglio, Cochrane ordinava a Cockburn di «dissuadere il nemico dal ripetersi di oltraggi simili [...] Con la presente sei obbligato e indirizzato a distruggere e devastare le città e i distretti che potresti trovare attaccabili». Cochrane precisò: «Risparmierete semplicemente la vita degli abitanti disarmati degli Stati Uniti».
L’ammiraglio George Cockburn ricevette l’Ordine del Bagno dal principe reggente nel marzo 1815. Il 21 giugno 1815 fu nominato comandante della stazione del Capo di Buona Speranza e gli fu poi affidato il compito di trasportare Napoleone a Sant’Elena. Redasse un diario del viaggio pubblicato anche in italiano a cura di Alberto Dati: Gli ultimi viaggi di Napoleone, Magenes 2010.
[*] Vol. I, pag. 565.
[**] Ibidem, 583.
Permettimi di segnalarti la Storia degli Stati Uniti del dimenticato grafomane André Maurois. Probabilmente non la più rigorosa, ma piacevole. Se lo beccavano i nazisti, non la leggeremmo. E chissà quante altre cose non abbiamo per colpa del razzismo e della cancel culture, che, come sappiamo, risale più o meno al secolo IV.
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