L’esito della elezioni francesi è una prefigurazione di che cosa accadrà tra otto mesi in Italia? Ciò che accadrà in Italia e in Europa nei prossimi mesi è nelle mani degli dèi di Washington. Sono loro che decidono il nostro destino, anche della vita e della morte, in senso letterale, e non hanno intenzione di mollare la presa, anzi stanno pensando allo ius primæ noctis.
Non sputo in faccia a chi ancora s’illude, perché capire la realtà richiede tempo. E però cerchino di sbrigarsi che la faccenda si fa ogni giorno più seria e urgente.
Emmanuel Macron diceva di voler ridurre a zero il partito di Le Pen, e in cinque anni ha fatto il miracolo! Più di 9 milioni di poveri in Francia, e lui non hai mai smesso di arricchire i ricchi. Se alle elezioni presidenziali Marine Le Pen restava un fantasma, che però ancora una volta andava al ballottaggio al posto del candidato della sinistra, alle legislative i francesi che vanno a votare non si vergognano di eleggere tutti i pesi massimi della destra chimicamente pura.
Tutti guardavano la corsa tra marcheurs e mélenchonistes, e però nessuno s’aspettava l’arrivo in volata a Palais Bourbon di ottantanove deputati del partito della Le Pen, che così ha moltiplicato per 11 i suoi seggi precedenti e si radica come mai prima nell’Assemblea nazionale con i suoi bravi soldatini.
Marine Le Pen si sta consolidando già dove era in buona posizione, ossia al nord come nel sud della Francia, ma vampirizza anche nuovi territori. Alcuni candidati RN non riescono a credere di un simile successo. Fino a pochi giorni fa, tutti i sondaggi prevedevano una fascia alta da 45 a 50 deputati per la RN. Va anche detto che per i sondaggisti e i media contava solo il duello Macron/Mélenchon. Quali riforme ritenute essenziali, si chiedevano le star dell’intrattenimento, avrebbe potuto portare a casa Jean-Luc Mélenchon nel caso fosse entrato all’Hôtel Matignon?
Perfino il primo ministro ad interim, Elisabeth Borne, ha avuto difficoltà a farsi rieleggere e solo con il 52% dei voti contro un giovane sconosciuto, Noé Gauchard. Diversi ministri del governo insediato dopo le elezioni presidenziali del 24 aprile sono stati trombati: quello della salute, Brigitte Bourguignon, quello del mare (esiste dal 1981), Justine Benin, e il ministro della transizione ecologica, Amélie de Montchalin, ex per gli affari europei e poi della trasformazione e la funzione pubblica.
Anche in Francia i governi durano poco, quelli della Cinquième République in media 17 mesi, 43 governi in meno di 64 anni.
Mélenchon canta vittoria, ma si dimentica che nel 1978 l’Unione di sinistra ottenne il 49,24% dei voti. Ciò accadeva quando la partecipazione al voto era dell’84,79%. Se non altro ha ammesso che i livelli di astensione sono troppo alti, il che significa, ha detto, che gran parte della Francia non sa a chi rivolgersi. Ci voleva il 54% di astenuti per capirlo? Ovviamente si finge di non capire.
L’elettorato popolare s’è rotto i coglioni di sentire vuote chiacchiere e vedere la propria posizione economica peggiorare ogni giorno. In Francia, in Italia e così come dappertutto ciò che ci si aspetta sono lavori e paghe decenti, e che la pensione non sia un continuo inseguimento a tappe.
Invece di provocare guerre e inviare armi e truppe in giro per il mondo, si occupassero dell’inflazione che è la più iniqua tassa a carico delle famiglie con i redditi più bassi. In fondo si chiedono delle cose banali. Nonostante tutto siamo in Europa e l’astensione massiccia dal voto può provocare terremoti politici.
"Nonostante tutto siamo in Europa e l’astensione massiccia dal voto può provocare terremoti politici."
RispondiEliminaQuello che non capisco è: perché in Europa dovrebbe provocare terremoti politici e in America no?
Eppure in America sono decenni che l'astensionismo viaggia sul 50%.
Saluti
L'america è un impero ed ha ancora un dividendo anche se piccolo da spartire.
EliminaO preferisce non si sputarsi in faccia guardando la luna, è inteso
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