Sono morte 30 persone nell’attraversare il Canale, che come sanno i giornalisti italiani è quello che separa la Bielorussia dalla Polonia.
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Quella del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, è una festa nordamericana (in Canada si festeggia il secondo lunedì di ottobre). Celebra, com’è universalmente noto, l’insediamento dei “primi” coloni, nonostante i Pellegrini non siano stati i primi europei ad arrivare in Nord America. È un’invenzione maturata durante la guerra di secessione. Si trovava assai imbarazzante che la fondazione di una prima colonia americana avesse avuto luogo in Virginia, nel 1607 a Jamestown, ossia in uno Stato dei Confederati del Sud, e prima ancora in Florida, nel 1565, quando gli spagnoli fondarono San Augustìn, che fu il primo centro europeo del Nord America.
I cosiddetti Pilgrim Fathers, in origine erano un piccolo gruppo di inglesi calvinisti, ancor più fanatici dei puritani tanto da essere conosciuti come Separatisti. Dopo aver vissuto per un decennio nella città olandese di Leida, partirono dall’Inghilterra a bordo di una nave, forse di nome Mayflower (nel libro portuale di Plymouth, nel 1620, le pagine del settembre di quell’anno non portano traccia della nave), con un certo numero di famiglie e di altre persone povere che cercavano di sfuggire alla miseria, in tutto un centinaio, raggiungendo le coste americane (*).
Come ogni anno, dal 1863, gli abitanti degli Stati Uniti ringraziano gli originari abitanti del loro paese che, prima di essere sterminati dalla “civiltà”, nel 1620, portarono aiuto ai supposti Padri Fondatori, stremati dalla mancanza di cibo, decimati dallo scorbuto, dal freddo e dalla fame. Invece i nativi, già provati da una precedente pestilenza, furono falciati da vaiolo e leptospirosi, questa trasmessa dalle feci dei topi che erano arrivati nel Nuovo Mondo con le navi del Vecchio Mondo. Poi, sedici anni dal primo pasto condiviso tra i nuovi arrivati e gli abitanti autoctoni, gli Wampanoag, che avevano abitato la zona per circa 12.000 anni, furono massacrati per mano dei “pellegrini”, mentre i sopravvissuti furono venduti come schiavi.
Non si può fondare una colonia senza che qualcuno sia colonizzato. Curiosità: la prima Bibbia stampata in Nord America, pubblicata nel 1661 e conosciuta come la Bibbia indiana di Eliot, è nella versione della lingua algonchina che parlavano i Wampanoag e altri popoli locali.
Nel dire “grazie”, alcune decine di milioni di tacchini finiscono in forno, del resto dovevano pur morire. C’è un’atmosfera straordinaria negli Stati Uniti in questo giorno, che gli abitanti attraversano in tutte le direzioni per raggiungere le loro famiglie, o invitano i loro vicini. Tutti insieme, tutti felici.
Il Ringraziamento cade il giorno prima del “Black Friday”. Questo termine è apparso per la prima volta sulla stampa statunitense nel 1961, quando gli agenti di polizia descrissero i mostruosi ingorghi stradali che si erano formati quel giorno e le loro interminabili giornate di lavoro e gli straordinari non pagati.
Per diversi anni, i commercianti hanno cercato di rendere il Black Friday una festa. Tuttavia, un “venerdì nero” non è esattamente sinonimo di un lieto evento. In economia, il “giovedì nero” designa il 24 ottobre 1929, data del crollo della borsa di Wall Street, che porterà alla grande depressione degli anni 1930, dalla quale si uscì definitivamente solo con la guerra più distruttiva della storia.
Il vantaggio di usare una lingua straniera sta nel fatto che molti non comprendono (non capiscono l’italiano, figuriamoci il gergo americano). Black Friday ha preso piede anche da noi, è l’occasione di venderti spesso fondi di magazzino e cianfrusaglie con uno sconto “da non perdere”. Mi arrivano cataloghi e liste di cose “imperdibili”. Arriveranno altre irrinunciabili “offerte” in occasione del Natale, poi le svendite postnatalizie, e così via.
Secondo l’Istat, i poveri assoluti in Italia sono passati da 4,6 milioni nel 2019 a oltre 5,6 nel 2020. L’incidenza di povertà assoluta riguarda il 6,0% delle famiglie di soli italiani (dal 4,9% del 2019) e il 26,7% delle famiglie composte esclusivamente da stranieri (24,4% nel 2019).
Essere povero, faccenda che riguarda ben più persone dei poveri assoluti stimati dall’Istat, è dover dominare tutto, quando tutto ti sfugge. Il minimo intoppo, un problema di salute, una perdita d’acqua, la caldaia che non funziona, ed è tutto il precario equilibrio in cui stai lottando che si sgretola. Infatti, una delle caratteristiche della povertà è che costringe le persone a calcolare ogni cosa costantemente. Tutta la tua vita psichica sottomessa alla soddisfazione dei più elementari bisogni materiali, sapendo che non potrai mai, o quasi mai, rilassarti, “goderti la vita”.
E come se non bastasse, i poveri assoluti delle statistiche, così come quelli un po’ meno poveri, sono molestati da incessanti annunci pubblicitari sul cellulare, in televisione, quando camminano per strada, che li rimandano a tutto ciò che non avranno mai. Un’incessante réclame con una folle pressione anche sui loro figli affinché ottengano lo stesso inutile, costoso, inquinante gadget come i loro compagni di scuola.
Tutti i politici, giornalisti ed “esperti” presenti a tempo pieno in tv, hanno in bocca la “crescita”, l’economia, il PNRR, ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (cazzo è la resilienza?), la transizione ecologica, la giustizia sociale, le mascherine FFP2 e la dose booster, ma nessuno parla della progressione permanente dell’indigenza nel nostro Paese.
Siamo solo all’inizio della diffusione della povertà in gran parte della società. Che avesse ragione quell’ubriacone di Marx?
(*) «Nel mese di agosto dell’anno 1619 una nave da guerra olandese gettò le ancore sulle coste della Virginia, sbarcando e ponendo in vendita venti servi negri. Altri non tarderanno a seguire. Così, dopo oltre un secolo di tratta e di schiavitù nel resto del Continente, il fenomeno compariva e s’insediava anche nell’emisfero settentrionale del Nuovo Mondo» (Raimondo Luraghi, Storia della guerra civile americana, BUR 2015, p. 46.)
Si potrebbe dire che i “negri” colonizzarono l’America del Nord prima dell’arrivo dei Founding Fathers!
Infatti "Jobs Act" suona molto meglio di "smantellamento dei diritti dei lavoratori". Effettivamente sotto i faraoni non c'erano problemi di competitività, ci sarà pure un motivo.
RispondiEliminaGiovanni
Goebbels, gran maestro
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