domenica 1 agosto 2021

L'amante di Max Weber

 

Prima di accennare all’avventura sentimentale che legò Max Weber con la prima cugina del leggendario asso dell’aviazione tedesca, il celeberrimo Barone Rosso, è opportuno dire qualcosa sulla figura di Otto Gross (1877-1919), la cui vita si intrecciò per molti aspetti con quella di questi personaggi e di molti altri ancora.

Otto era figlio di Hans Gross (1847-1915), austriaco, ritenuto il creatore del moderno campo degli studi criminologici ed è considerato tutt’ora il padre della scienza dell’indagine criminale.

Dopo la laurea in medicina, Otto s’era imbarcato come medico sulla rotta da Amburgo all’America Latina. Cocaina e morfina divennero presto per lui abituali, rendendo necessario il suo ricovero in una clinica psichiatrica per disintossicarlo e curarne i sintomi psicotici.

In seguito divenne psicoterapeuta, cercando di integrare concetti psichiatrici con le nuove idee freudiane. Sándor Ferenczi (1873-1933), scriverà nel 1910 a Freud a proposito di un libro di Otto Gross: “Nessun dubbio: egli è il più importante fra coloro che finora L’hanno seguìta” (*).

Otto divenne professore di psicopatologia a Graz e avrebbe avuto in analisi pazienti di rilievo, come Vittorio Benussi, il quale, a sua volta introdusse alla psicoanalisi Cesare L. Musatti.

Le relazioni sessuali di Otto, che praticava la luce del sole, erano quantomeno irregolari. Aveva una relazione con entrambe le sorelle Richthofen, Else Freiin e Emma Maria Frieda, prime cugine, come detto, di Manfred von Richthofen.

Else Freiin, nel 1902, sposò Edgar Jaffé, noto economista e imprenditore ed ex allievo di Max Weber. Emma Maria Frieda sposò il filologo britannico e professore di lingue moderne, Ernest Weekley, da cui divorzierà per sposare lo scrittore David H. Lawarence, autore de L’amante di Lady Chatterley (**).

Otto Gross aveva sposato Frieda Schloffer, dalla quale ebbe due figli, il secondo, Peter (1907 – ca. 1915), lo stesso anno in cui ebbe un figlio anche da Else Freiin. Come padrino di battesimo ebbero Max Weber, che, come premesso, era stato professore e amante della stessa Else Freiin, a sua volta divenuta anche l’amante del fratello di Max, Alfred.

D’altronde la moglie di Otto, Frieda Schloffer, era intima amica di Else Freiin e di sua sorella Emma Maria Frieda, e anche Marianne, moglie di Max Weber, non lo era di meno.

In una lettera a Freud, Gustav Jung, che aveva avuto in cura Otto, affermava di vedere in Gross il suo gemello: “rivivevo in Gross fin troppi aspetti della mia propria natura, sicché avevo spesso l’impressione di vedere in lui il mio gemello”.

Questi intrecci di relazioni, spesso anche di natura sessuale, tra analisti e i loro pazienti, sono frequentissimi nella storia della psicanalisi, contravvenendo a un principio fondamentale sul quale essa dovrebbe basarsi, ossia il controllo di eventuali coinvolgimenti emotivi, da parte del paziente o dell’analista, o di entrambi, durante l’analisi, col presupposto che l’analista abbia acquisito un equilibrio psichico e una maturità personali tali da consentirgli di dominare le proprie passioni.

Per citare un altro noto esempio di come ciò non avvenga quasi mai, riporto un brano da uno studio, disincantato e senza pregiudizio o moralismo, dello storico della psicologia Luciano Mecacci:

«Nel giro di un paio di settimane, Marilyn riuscì così a ristabilirsi e riprendere la lavorazione del film. Dopo alcuni mesi, l’attrice volle compensare e ringraziare Anna Freud con cospicuo assegno. Ma, una volta tornata a New York, Mary vuole cambiare analista. E fu proprio Anna Freud che le suggerì Marianne Ris Kris. La Kris era amica, oltre che della figlia di Freud, di Lee Strasberg, il famoso insegnante di recitazione di Marilyn, e di sua moglie Paula. Gli Strasberg, amici di Marylin, abitavano nello stesso palazzo della Kris.

Marianne Ris Kris, con cui l’attrice entrò in analisi nel marzo 1957, era un’altra protagonista storica della psicanalisi. Nata nel 1900 a Vienna, era figlia di Oscar Rie, medico della famiglia Freud e assiduo compagno di carte di Sigmund. La madre, Melanie, era la sorella di Ida Bondy, che aveva sposato Wilhelm Fliess, il grande amico e corrispondente di Sigmund, e inoltre era stato paziente di Josef Breuer, col quale Sigmund aveva collaborato per i suoi Studi sull’isteria. Marianne si era laureata in medicina avviene nel 1925, era stata in analisi da Franz Alexander a Berlino (Alexander, a sua volta, era stato analizzato da Hanns Sachs, uno dei primi allievi di Sigmund Freud). Rientrata a Vienna, Marianna aveva cominciato l’analisi con Sigmund Freud, che la chiamava la sua “figlia adottiva”. Quante supervisionate ad Anna [Freud], della quale era stata compagno di giochi durante l’infanzia. Sposò Ernest Kris, storico dell’arte e psicanalista (Ernest era stato in analisi da Helene Deutsch, che è sua volta arrestati in analisi da Sigmund). Il loro figlio Anton fu analizzato da John M. Murray, marito di Eunice, l’ultima governante di Mary (Il caso Marilyn M., Laterza, pp. 12-13).»

D’interesse è leggere, nelle pagine successive, il legame tra Marilyn e lo psicoanalista Ralph S. Greenson e tra questo e altri psicoanalisti, tutti in analisi tra di loro. Infatti, la costellazione di rapporti tra psicoanalisti e i loro pazienti, qui proposta nel brano, non è nemmeno la più intricata, e ha una o più connessioni con le altre costellazioni di psicoanalisti sparse per il pianeta. Un ambiente sociale e intellettuale nel quale tutti erano legati tra loro a doppio filo, e che a me pare assomigli a roba tipo Scientology. È con questa spazzatura che s’è intossicata la psicologia e psichiatria nel secolo scorso, non meno di quello in corso.

(*) Nel 1904 Otto Gross incontra Sigmund Freud, ma s’oppose alle sue teorie su un punto essenziale: la causa principale dei disturbi psichici non è la sessualità, ma il minore o maggiore adattamento dell’individuo alla società. Aveva ragione, il feudismo non ha saputo superare in psicologia un volgare biologismo. Freud cerca nella sfera stessa dello psichico la spiegazione dei fenomeni psichici, tormentandosi per la necessità di ricorrere a concetti fisiologici. Considera primarie le pulsioni organiche e il sesso come sostrato biologico di ogni successiva metamorfosi. Per la psicoanalisi i fatti culturali nella psicologia dell’uomo costituiscono un fenomeno spontaneo, secondario, sempre un prodotto causato e mai causante. Essa è condizionata dalla considerazione naturalistica dello sviluppo psichico culturale e dal tentativo di spiegare ad ogni costo ogni fenomeno della psicologia dell’uomo con un’unica argomentazione.

(**) Emma Maria Frieda von Richthofen, dopo il divorzio dal suo primo marito e la morte del secondo, DH Lawrence, sposò, a Spotorno, tale Angelo Ravagli, un ex ufficiale dei bersaglieri, già sposato con Serafina Astengo, dalla quale aveva avuto tre figli. Non mi dilungo sulla relazione tra Ravagli e la moglie di Lawrence, e tra i tre insieme.

8 commenti:

  1. Bello questo gossip d'annata. Non capisco però il ruolo privilegiato di Max Weber. Ce l'aveva più lungo?

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    1. Altro bel giro quello di Vittorio Benussi, morto suicida nel 1927, ma Musatti rivelò solo negli anni ottanta che non era morto per un malore ma per suicidio. na gabia de mati.

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  2. Gli psicanalisti non possono accorgersi che le nevrosi hanno origine dal disadattamento sociale poiché selezionano la loro clientela: date le alte parcelle accolgono sui loro lettini solo esemplari delle classi benestanti (appunto) che hanno i mezzi per potersi riallocare nella società con nuovi percorsi. I poveri avrebbero una sessualità promiscua e spontanea perciò le loro nevrosi deriverebbero da tare familiari e non ci si può far nulla. Crepino nei loro miseri quartieri dove i professionisti mai aprirebbero i loro studi.
    (Peppe)

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    1. In realtà, in tutta l'opera di E. Fromm, si mette l'accento che le nevrosi sono il sostrato del disadattamento sociale. Difatti Fromm critica in maniera forte le basi culturali ed economiche della società, arrivando a sostenere che la nostra non è una società sana, e che per forza di cose produce individui nevrotici e psicotici.
      Sulla sua scia si sono espressi altri studiosi, tra cui voglio ricordare uno dei padri dell'antipsichiatria: R. Laing!

      Saluti

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  3. Cerco di di essere sintetico, con rischio banalità. Qualche tempo fa, tu consigliavi letture sul Congresso di Vienna (in particolare, Kissinger). Generò cento anni di pace mettendo un solido coperchio sulla pentola. E' chiaro che la pentola è sia culturale che economico/sociale. Ed è chiaro che, come viene detto più sopra, il borghese sentisse il coperchio come repressione sessuale, mentre il non-borghese, o chi se ne fece avvocato, fosse più attento ai rapporti sociali. Quindi, Freud e Marx sono il prodotto di una stessa società e di uno stessa stagione. E, naturalmente, non c'erano solo loro: arti, scienze, tecnologia resero straordinario e periglioso quel tempo, quando si imboccò a tutta velocità il nuovo secolo, con il rischio concreto, e poi verificato, di andare a sbattere.
    L'adulterio, di cui parli nel post, divenne un mito, anche letterario. Oggi non si usa neanche più la parola, benché la pratica non sia in disuso.

    P.S. Tornando al Congresso di Vienna, e alla repressione sessuale, ho cercato senza successo qualche testo che trattasse il ruolo dello Stato della Chiesa. A occhio, i preti ricevettero il mandato di conculcare la liberazione sessuale avvenuta nel secolo precedente, giustamente considerata concausa del deprecabile casino generatosi a fine '700. Mi pare una tesi storica ragionevole, ma non trovo riscontri.

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    1. Freud e Marx NON sono il prodotto di una stessa società e stagione. Freud era nato un quarantennio dopo Marx, non apparteneva allo stesso ambiente sociale, non aveva la stessa formazione intellettuale, non era passato per la stessa congerie politica e sociale. Soprattutto Marx aveva una concezione della vita, della storia e della società in cui viveva nettamente diversa da Freud.

      L’adulterio, specie nelle classi alte, è sempre stato qualcosa di più concreto di un mito. Basta leggere i diari italiani di Stendhal. Ma anche le classi basse non se la passavano male, basta leggere degli amorazzi di Byron in Venezia e terraferma, oppure De Sade nel suo Voyage d'Italie, quindi i resoconti delle relazioni extra di tutti i più o meno notevoli personaggi del XVIII e XIX secolo.

      A confronto oggi siamo dei morigerati, nonostante tutto.

      Per quanto riguarda il Congresso di Vienna, si trattava semplicemente di un postribolo, con a capo Metternich, vedi per esempio il caso di Caterina Bagration:
      http://diciottobrumaio.blogspot.com/2015/01/vittima-del-puritanesimo.html#more.

      La missione Consalvi e il Congresso di Vienna: 1 ottobre 1814-30 gennaio 1815, ediz. 1970.

      No, i preti sono e restano tali.

      Grazie e buona giornata.

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