lunedì 7 giugno 2021

Lo strano caso del signor Fred Stein

 

L’epoca è categorica e chi rifiuta di credere in un mondo così binario passa per obsoleto. In nome di questo e contro quello, come insegna abbondantemente ciò che si è detto e contraddetto durante questa pandemia virale. È brutto voler sempre cercare di capire, perciò mi rassicura vedere un umano con un libro in mano, fosse pure il Mein Kampf. L’avessero preso sul serio per tempo quello lì. Quando penso a tutti gli arretrati che ho lasciati sugli scaffali e sulla scrivania mi prende la malinconia (si scusi la rima).

Per restare nella storia, racconto ciò che capitò a William Coley, un giovane medico che, alla fine del XIX secolo, arrivò fresco di studi e di vivaci proponimenti al New York Cancer Hospital. Si scontrò rapidamente con un caso senza speranza: una ragazza di 17 anni, Elizabeth (Bessie) Dashiell, affetta da un sarcoma alla mano. All’epoca niente chemio, niente radioterapia e tutto ciò che può fare Coley è amputargli il braccio. Sfortunatamente il cancro si è metastatizzato e l’intervento non è servito a nulla. La giovane muore.

Coley è devastato. Trascorre le sue serate negli archivi dell’ospedale spulciando tra vecchi lavori e relazioni per scoprire cos’altro avrebbe potuto fare. Scopre un caso interessante. Undici anni prima, Fred Stein, un immigrato tedesco, era arrivato in ospedale con un tumore al collo delle dimensioni di un’arancia. Viene operato quattro volte, ma il tumore si ripresenta. Un giorno Stein si ammala di erisipela, un’infezione della pelle causata da batteri. Niente a che vedere con il cancro, eppure, dopo questa infezione, il suo tumore scompare!

Di fronte a questo fatto curioso, Coley rimane senza parole. Trova però altri 47 casi simili. Decide di fare un tentativo. La sua cavia sarà un immigrato italiano (ti pareva!) chiamato Zola, che presenta dei tumori alla gola. Nel 1891, Coley gli inietta ripetutamente il batterio dell’erisipela. Zola sviluppa l’infezione con una forte febbre, e quasi ci resta. Però nel giro di due settimane i suoi tumori scompaiono.

Il nostro eroe testa il suo metodo su altri 12 pazienti con risultati molto eterogenei. Due pazienti guariscono e due vengono uccisi dal trattamento. Gli altri mostrano pochi risultati. Coley non si scoraggiò e continuò con la sperimentazione.

Il resto si può leggere su Wikipedia. Troverete anche il nome del marchio Pfizer, che nel 2005 ha acquisito il Coley Pharmaceutical Group.

Quello che non dice Wikipedia sul caso Coley: le cellule cancerogene, quelle imbroglione, possono addormentare il nostro sistema immunitario per evitare di essere distrutte. S’ipotizza che l’infezione (qui da batterio dell’erisipela) abbia “risvegliato” il sistema immunitario, riavviando tutti i processi che lo combattono.

Aiutare il sistema immunitario ad eliminare il cancro si chiama immunoterapia. Un procedimento che è stato provato e testato per diversi anni e sta rivoluzionando la lotta contro la malattia. Non come ha fatto Coley, che è troppo pericoloso. Oggi ci si affida ad altre tecniche per rafforzare il nostro sistema immunitario, come mascherare gli “interruttori” sulle nostre cellule immunitarie, impedendo al cancro di disattivarle.

Il problema con l’immunoterapia è che è un po’ una lotteria: funziona solo su una minoranza di pazienti, e dunque si tratta di prevedere su chi può funzionare questo trattamento. Nonostante i suoi errori, Coley era sulla strada giusta.

6 commenti:

  1. Può essere interessante questo passo dell'autobiografia di Benjamin Franklin:
    In 1736 I lost one of my sons, a fine boy of four years old, by the smallpox, taken in the common way. I long regretted him bitterly, and still regret that I had not given it to him by inoculation. This I mention for the sake of parents who omit that operation, on the supposition that they should never forgive themselves if a child died under it; my example showing that the regret may be the same either way, and, therefore, that the safer should be chosen.

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    1. vaccinati gli over 60, quindi gli over 40, che senso ha vaccinare gli adolescenti che quasi al 100 per cento sono asintomatici o al massimo avvertono qualche malessere? scrissi 4 mesi fa, prima di chiunque, che era rischioso inoculare vaccino a vettore virale nelle donne in età fertile, e oggi vi sono casi in italia di trombosi su donne in età fertile. la vaccinazione è libera e facoltativa, ma se non ti vaccini non hai il cosiddetto green pass e non ti puoi muovere. dunque non puoi godere degli stessi diritti fondamentali dei vaccinati.
      sia chiaro: ho fatto il vaccino.

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    2. Devono inoculare tutti per giustificare politica fin qui adottata: fermi tutti. Ragioni economiche, al solito.
      non certo per raggiungere immunità di gregge che, semmai, si raggiunge facendo circolare virus fra popolazione giovane una volta protetti i fragili. Vaccino a tutti facilita varianti più aggressive, ma lo capiremo solo ottobre. Per ora andamento dati contagi morti ricoveri sono identici a un anno fa quando non c'era alcun vaccino.

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    3. sia chiaro: col cazzo che mi vaccino.

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    4. Non so se lo inniettano anche in quella parte lì

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    5. no perché ti inoculano da dietro

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