giovedì 11 giugno 2020

Obiettivi innocui



Non avendo di meglio di cui occuparsi si sta dando grande risalto alla faccenda dell’abbattimento delle statue. Sarebbe il caso di incominciare da quella di George Washington, e di altri padri e padrini fondatori degli Stati Uniti d’America, i quali erano tutti degli schiavisti, inevitabilmente. 

All’epoca della rimozione/distruzione delle statue di Lenin e di Marx, nessuno dei democratici dell’ovvio ebbe a opporsi, anzi. E bisogna essere ben ignoranti e in grande malafede per ritenere che Marx sia in qualche modo responsabile, anche indiretto, dello stalinismo. E su Lenin non voglio dilungarmi perché non ho più voglia di perdere tempo. 

Ogni epoca ha la sua damnatio memorie, ma prendersela con le statue il Colombo, di Marx, di Churchill e di molti altri, è solo ridicolo. Eisenhower tollerava che nelle forze armate americane vi fosse una forte discriminazione razziale. Cancelliamo anche lui? Sullo stesso metro di giudizio dovremmo abbattere tutte le statue giunte fino a noi raffiguranti personaggi storici dell’antichità, perché tutti furono schiavisti e sfruttatori. Proibiamo le opere di Aristotele perché riteneva che lo schiavo fosse, per natura, un animale dotato di parola?

Pare che nessuno abbia da dire qualcosa a riguardo della perdurante schiavitù, che riguarda ogni colore di pelle, ossia quella fondata sul lavoro salariato.

Finché esisterà una società di classe vi saranno padroni e schiavi. Lo sfruttamento dei propri schiavi, in ogni epoca, è una forma, oggi più o meno mitigata e sfumata, di razzismo sociale. Nessuno è immune, ognuno di noi per un verso o per laltro è parte del sistema (*).

Tutti i sistemi ideologici fungono da strumenti attivi della riproduzione di rapporti sociali alienati. L’ideologia è sublimazione di tali rapporti. L’iconoclastia “antirazzista” che porta ad abbattere statue, serve a distogliere l’attenzione da questioni molto più concrete e che sono alla base di quegli stessi rapporti, in modo da indirizzare l’antagonismo sociale verso obiettivi innocui.

(*) Pensate che la vostra colf, che sicuramente trattate con ogni riguardo, vi pulisca il cesso perché ritiene sia questo un suo sacro dovere sociale? Se si rifiutasse di farlo smettereste di trattarla con ogni riguardo.

9 commenti:

  1. Due cose: 1. Il monumento a Marx a Mosca è sempre al suo posto, non certo periferico, e l'unico sfregio lo subisce dai piccioni, che però non ce l'hanno specificamente con lui. 2. L'usanza di inginocchiarsi, attribuendosi i peccati di antenati mai visti né conosciuti, appartiene a una sola religione, fondata non a caso sul peccato originale.

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    1. i moscoviti hanno buon senso storico, ma sono eccezione

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    2. Devi avere pazienza, perché lavoro di memoria. A Berlino nel 2018 ho visto il monumento a Marx e Engels, in buona salute (il monumento). A Treviri ho letto che hanno eretto un monumento nuovo all'illustre concittadino. Io non l'ho visto, perché la mia ultima visita era precedente, ma penso che sia vero.

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    3. quello a Treviri è stato commissionato dal governo cinese, a suo tempo scrissi qualcosa
      non prendere le cose troppo alla lettera, se ti dico che ne sono stati demoliti predi la cosa per buona

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  2. Infatti, la deviazione dell'attenzione è una tattica nota a tutti i regimi, non solo borghesi (vedi i famosi "sepolcri imbiancati" dei racconti evangelici).
    Spero solo che l'attuale voga iconoclasta non frughi troppo tra gli archivi della Rai.
    https://youtu.be/EKGZuOeZV_A

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    1. :) famosissima
      come cambiano le cose, ancora negli anni 70 i telegiornali parlavano di "negri"

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  3. Dal 1969 nei Giardini di Augusto, uno dei posti più spettacolari dell'isola, si trova a Capri un monumento a Lenin, opera di Giacomo Manzù. Nel 1997 Alleanza Nazionale chiese al sindaco di Capri di rimuovere il monumento.
    Nel 1889 papa Leone XIII cercò in tutti i modi di impedire l'erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de' fiori a Roma, minacciando di andarsene in Austria.

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    1. Lenin a Capri ovvero i dieci giorni che sconvolsero un'isola
      questo librino di Pinardi è gustosissimo, si legge d'un fiato in poche ore

      è un peccato che in questo paese a certe minacce non seguano i fatti

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    2. Visto che è rimasta scoperta l’indicazione bibliografica relativa al monumento a Giordano Bruno, colmo io il vuoto: Massimo Bucciantini, “Campo dei Fiori, Storia di un monumento maledetto”. Libro documentato, non molto ben scritto. Personalmente, Inoltre, gradirei che almeno nel titolo si fosse precisi: si chiama Campo de’ Fiori.

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