I neri americani chiedono da secoli l’emancipazione, quella civile e politica, che li parifichi effettivamente con i bianchi. Entrambi, il nero e il bianco, sono formalmente uguali e con gli stessi diritti, ma non lo sono nei fatti. Per il nero vige un trattamento diverso, che lo discrimina anche per il colore della sua pelle.
Tuttavia, in non pochi casi, e più si scende nella scala sociale, i neri tendono a comportarsi da neri, poiché essi ritengono di essere membri del “popolo nero”, ossia contrappongono la loro “particolarità” a quella dei bianchi, così come questi ultimi contrappongono la loro a quella dei neri, i quali vantano una loro nazionalità effettiva, in realtà chimerica, quella appunto di essere afro-americani.
Messa così la faccenda, la loro richiesta di emancipazione potrà procedere e raggiungere dei risultati, così com’è già avvenuto, tuttavia, raggiunti certi obiettivi storicamente maturi e compatibili con il sistema delle concessioni, le loro rivendicazioni sul piano sostanziale, cioè sul piano dei rapporti sociali effettivi, non andranno oltre.
A guardar bene le cose, la forma più rigida del contrasto tra neri e bianchi non riguarda il colore della pelle, ma quello economico. Un nero può diventare presidente degli Stati Uniti, abitare in un quartiere di bianchi, partecipare alle loro attività sociali, ma non può essere un nero qualsiasi, non è cosa per i neri in generale.
E ciò vale anche per i bianchi, non c’è osmosi tra una classe sociale e l’altra, se non come eccezione che conferma la regola. Con ciò si rivela la concezione unilaterale della questione razziale.
Quali condizioni si fondano sull’essenza dell’emancipazione richiesta? Lo Stato borghese non può, per sua essenza, emancipare lo schiavo nero americano, allo stesso modo per cui non può liberare lo schiavo bianco dalle sue catene.
Nell’ambito del sistema economico borghese il limite dell’emancipazione sociale, politica, razziale, eccetera, appare immediatamente nel fatto che non ci si può liberare effettivamente da tali limiti senza liberarsi anzitutto e realmente dal giogo dei rapporti economici dati e con essi di tutte le superfetazioni ideologiche che vi stanno dietro, sopra, sotto, ovunque.
Pertanto i neri fanno bene, ovviamente, a chiedere e lottare per l’effettiva parità di diritti, tuttavia in futuro si troveremo sostanzialmente punto e a capo. Nell’ambito del regime dell’asservimento generale, bisogna che l’emancipazione effettiva, non solo dei neri, diventi una questione generale di emancipazione sociale ed economica reale.
Finchè gli appartenenti ai vari gradini della piramide sociale non capiranno che la soluzione non è salire di uno o più gradini,ma quella di costruire un'Agorà, i pupari puperanno.
RispondiEliminadunque una semplice questione di presa di coscienza?
EliminaLa presa di coscienza è rivoluzione culturale e, quindi, sociale.
RispondiEliminaqueste frasi fatte mi affascinano. attendiamo dunque il farsi di tale rivoluzione culturale.
Eliminache noi non vedremo per problemi di età. suggerisca lei la mossa vincente,
RispondiEliminaquella del cavallo?
Eliminanon esistono mosse vincenti, si tratta di un processo lungo, come tutti i processi storici
Eliminache fa? copia?
EliminaA dimostrazione del punto e a capo, inserisco qui un breve articolo apparso il 3 Gennaio 1946! su Combat, dove un nero americano suggerisce al cronista il titolo del pezzo, forse potrebbe ancora servire, per tutti, naturalmente, come lei giustamente dice.
RispondiEliminaUN NOIR AMERICAIN M'A DIT: “ La question nègre aux EtatsUnis ne peut pas être résolue par des lois ; c’est une affaire passionnelle ”
De notre envoyé spécial Jacques-Laurent BOST
NEW YORK. — Du fait des blancs, les noirs, aux USA. vivent entre eux en colonies fermées, Vous rencontrez dans Manhattan une grande quantité de noirs : ils y viennent travailler, mais ils n'y habitent pas, Le préjugé racial est si fort et si répandu dans toutes les classes de la société (sauf, à vrai dire, parmi les intellectuels dont, par contre, la négrophilie se teinte souvent de snobisme et d'affectation), qu'à Detroit, ville ouvrière, le candidat-maire des syndicats a été battu aux élections, parce qu'il était dit dans son programme que les noirs, jusqu'ici cantonnés dans d'infectes zones, seraient autorisés à loger dans les mêmes immeubles que les blancs.
Les noirs que vous rencontrez a Manhattan et qui ne sont pas des artistes, chanteurs, danseurs ou musiciens, sont, dans leur énorme majorité, cantonnés dans des emplois subalternes : liftiers, portiers, cireurs.
Vous, banc européen même si les noirs vous on toujours, été indifférents, vous devenez Automatiquement négrophils en débarquant à New York.
Les noirs sont, en effet, une minorité opprimée et cela vous suffit : en les voyant dans la rue ou dans le métro, en sachant que les hôtels, les boites de nuit et certains bars leur sont interdits, vous pensez Immédiatement aux Juifs européens de l'occupation.
Si votre sœur épousait un noir...
etc. etc.
https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k47489962/f1.item
in francese, che bella la lingua di quei ladroni dei galli
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