venerdì 19 giugno 2020

La guerra del gas



Non deve stupire che i politici e i media del mondo dispieghino la maggior parte del proprio impegno e delle loro energie nel dibattere prospettive geopolitiche che non si avvereranno, mentre pongono poca o nessuna cura per i principali sviluppi in corso. Per esempio a riguardo di un fatto geopolitico che cambierà fondamentalmente la situazione delle forniture di gas in Europa, ossia il completamento del Nord Stream 2.

Il completamento del progetto Nord Stream 2 avrà un significato politico ed economico globale, come già e ancor più del primo gasdotto Nord Stream, capace dal 2011 di approvvigionare la Germania da 27,5 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale. Senza dimenticare che esso taglia fuori gli Stati russofobi privandoli della loro arma di ricatto preferita.



Ora, non solo Donald Trump, ma tutti, dai repubblicani ai democratici, vale a dire le due fazioni della borghesia americana che si spartiscono alternativamente la guida politica dell’impero americano, si stanno mobilitando contro il completamento del Nord Stream 2, una pipeline che collega attraverso il Mar Baltico la Russia alla Germania, in grado di trasportare gas a migliaia di chilometri senza utilizzare le stazioni di compressione (il diametro dei tubi si restringe man mano lungo il percorso), con capacità annua di 55 miliardi di metri cubi.

Ufficialmente gli Usa e la sua dependance militare, la Nato, si dicono preoccupati per la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Balle, i motivi sono economici e finora non sono servite le sanzioni americane, anche se Washington ne prepara delle altre dopo quelle del National Defence Authorization Act del dicembre scorso (*).

Diversi senatori, guidati dal repubblicano Ted Cruz, chiedono altre sanzioni contro Nord Stream 2. Non solo contro le società che forniscono navi per i lavori di posa e supporto, ma ora anche per le compagnie che assicurano tali navi. Se gli Stati Uniti decidessero di intervenire di nuovo, sarà un altro punto critico nelle relazioni con la Germania e gli altri paesi europei interessati alle forniture di gas.

Già sei mesi fa la compagnia Allseas, gruppo elvetico-olandese appaltatore dei lavori con le navi Solitaire e Pioneering Spirit,  a causa delle sanzioni aveva dovuto ritirarsi dal Baltico, costringendo Mosca a inviare la sua nave Akademik Tscherski, facendole fare mezzo giro del globo.

L’Akademik Tscherski (o Cherskiy), nave posatubi dotata di sistema di posizionamento dinamico, non più di proprietà di Gazprom, ha fatto un lungo viaggio: a febbraio ha lasciato il porto di Nachodka, nell’estremo oriente russo, a poca distanza da Vladivostok, quindi ha navigato fino al Baltico e ora sta ormeggiata a Rügen, la più grande isola della Germania, nel porto di Sassnitz (terminal di Mukuran). La nave deve posare l’ultimo tratto del gasdotto sul fondo del Mar Baltico, attraverso il quale la Russia farà fluire il gas naturale in Europa (la sola Germania nel 2018 ha acquistato gas russo per 58,5 miliardi di metri cubi).

Sono pronti 2.300 dei 2.460 chilometri di gasdotto. L’Akademik Tscherski deve quindi completare solo 160 chilometri. Gazprom potrebbe finire il gasdotto senza paura delle sanzioni, tuttavia a luglio e agosto, l’Akademik Tscherski probabilmente dovrà rimanere nel porto di Sassnitz, non a causa delle sanzioni Usa, ma perché i lavori nel Mar Baltico sono in gran parte vietati dato che i merluzzi in tale periodo depongono le loro uova (la posizione AIS della nave è attiva, cliccare qui). Tuttavia non ho potuto verificare se questa storia dei merluzzi, riportata dalla stampa tedesca, è vera e fino a che punto, o se può invece trattarsi di una scusa per eseguire lavori di adeguamento sulla nave posatubi.



Torniamo agli americani che non si vogliono rendersi conto che il vento della storia e le questioni dell’energia stanno cambiando. Da questo pretesto americano nasce la fiaba di Trump sul “Freedom Gas” per la Germania e i dissapori con la Merkel, “ostaggio di Mosca”.

Gli Stati Uniti propongono un’alternativa: gas naturale proveniente dal Texas, dall’Alabama, dall’Oklahoma anziché dalla Siberia. Il ministero dell’Energia pubblicizza che vuole inviare “molecole di libertà” attraverso l’Atlantico. I senatori intorno a Ted Cruz, già a suo tempo avversario alle elezioni di Trump, sottolineano che è in gioco la sicurezza energetica dell’Europa.

Ted Cruz, l’uomo dietro le nuove sanzioni, più che preoccuparsi della Germania e della sua dipendenza energetica dalla Russia ha in mente gli interessi del Texas. Un passo indietro, al 2016. L’agenzia scientifica US Geological Survey aveva annunciato di aver individuato quello che sembra il più grande giacimento di petrolio mai scoperto in America. Secondo una stima approssimativa, circa 20 miliardi di barili di petrolio e però anche 1,6 miliardi di barili di gas liquido potrebbero essere estratti dalle rocce di scisto bituminoso di Wolfcamp, nel Bacino del Midland, che risalgono al Permiano (tra 300 e 250 milioni di anni fa). La regione è ora diventata il secondo maggior produttore di gas negli Stati Uniti, dopo l’enorme bacino degli Appalachi che si estende da New York all’Alabama.

Trump ha semplificato le normative ambientali e ha accelerato i processi di approvazione in modo da poter costruire più rapidamente nuove piattaforme di perforazione. Quest’anno si vota, e le compagnie del gas e i loro lavoratori sono tra i più importanti sostenitori di Trump.

La produzione di gas negli Stati Uniti è aumentata del 13 per cento nel 2018 e dell’11 per cento nel 2019. Si è prodotto troppo, l’offerta supera la domanda, e i prezzi sono a picco, tanto più con il lockdown. Se il prezzo del petrolio è anch’esso crollato con la pandemia, ora è in via di ripresa, ma il prezzo del gas ristagna sul fondo.

Lo stoccaggio del gas è ai massimi, all’inizio di giugno un terzo in più di gas rispetto a un anno prima, secondo i dati delle autorità statunitensi. C’è urgente bisogno di trovare nuovi clienti e si spera nell’Europa. Ma in Europa comanda Gazprom, il gigante energetico statale russo, proprietario di Nord Stream 2, che soddisfa il 40 percento della domanda, mentre gli Stati Uniti coprono meno del 15 percento.

I russi hanno un vantaggio, possono far fluire il loro gas attraverso condutture, gli americani devono fargli attraversare l’Atlantico in nave, ciò che è complesso e costoso: il gas nei porti degli Stati Uniti deve essere raffreddato a meno 162 gradi in modo da liquefarlo. Solo allora il GNL, gas naturale liquefatto, può essere trasportato in sicurezza.

Gli Usa, secondo il loro piano, dovrebbero diventare la prima potenza mondiale per l’esportazione del gas naturale liquefatto. Finora il Qatar è il maggiore esportatore, seguito dall’Australia. L’America segue solo al terzo posto, con 34 milioni di tonnellate di gas vendute, nemmeno la metà dei principali produttori.

La futura carriera politica di Trump è molto legata a queste tre lettere, GNL, e non solo la sua carriera.


(*) Come scriveva il Sole 24ore, al giorno d’oggi nessuno può dirsi con certezza al riparo dalle sanzioni extraterritoriali Usa:il livello di discrezionalità è alto e finire nella lista nera, anche solo per errore e brevemente, può costare caro come ha dimostrato la vicenda dell’armatore italiano PB Tankers, finito nei guai l’estate scorsa per il presunto aiuto al Venezuela.

Il libero mercato va bene solo fino a quando non collide con gli interessi del più forte.

8 commenti:

  1. Sarei curioso di sapere se agli esami di Maturità in corso a qualcuno venga in mente di aprire un atlante geografico e fare qualche domanda.

    caino

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    1. E' da un bel pezzo che non si insegna più la geografia a scuola, ed è un vero peccato.

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  2. Dalla prima foto rilevo che la Russia conserva un'enclave tra la Lituania e la Polonia. Se è vero, me ne accorgo solo ora. Che distratto! GS

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    1. l'oblast' di Kaliningrad è strategicamente il più importate dei 46 oblasti russi
      in caso di conflitto mondiale le tre repubblichine baltiche verrebbero spazzate via in 1/4 d'ora

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  3. L'idrogeno verde rinnovabile, metterà fine alla guerra del gas.

    https://zeroemission.eu/lidrogeno-verde-fulcro-della-strategia-ue-per-la-decarbonizzazione/

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  4. https://officinadeisaperi.it/materiali/nato-ed-egemonia-usa-da-il-manifesto/

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