Volete sapere la verità su Ustica, sulla morte di 81 persone tra cui 11 bambini? Suvvia siamo seri e realistici, sarebbe come pretendere che i piloti americani responsabili della strage del Cermis fossero stati giudicati da un tribunale italiano, anziché assolti dalle accuse da un tribunale statunitense. Oppure come chiedere ai francesi il motivo del loro intenso traffico militare nei cieli del Tirreno in quella sera del 27 giugno 1980. Eccetera. Teniamoci per buona la storiella del MIG 23SM ritrovato a Castelsilano “e più non dimandare”.
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Il MIG 23, secondo chi sostiene la versione che lo collega all’abbattimento del DC9 Itavia, sarebbe caduto, superato un lungo tratto del Tirreno e i rilievi della Sila, in contrada Colimiti di Castelsilano (a circa 2 km in linea d’aria dal paese), località che guarda verso la parte ionica della Calabria. Pertanto dopo aver percorso 250-300 km circa dal luogo dove si presume sia stato intercettato (proveniente da dove?) e colpito (da chi?). Ciò non può escludersi, ma è assai improbabile, così com’è strano che poco dopo le 9 di una bella sera di giugno nessuno del luogo abbia visto e udito nulla (un caccia non è un deltaplano). Se scontro tra MIG e altri caccia c’è stato, non deve essere avvenuto a grande distanza dal luogo dove sarebbe precipitato l’aereo colpito.
Altresì c’è da chiedersi cosa ci facesse un caccia libico, con un inappropriato schema mimetico giallo-marrone-verde, autonomia operativa max. di 1.150 km., privo di armamento air-to-air, con un cannoncino da 23 mm. senza munizionamento, nel mezzo del Tirreno. Su una rotta sorvegliata e trafficata come poche, e dove la probabilità di essere intercettati è assolutamente certa. Il relitto dell’aereo presentava, al ritrovamento ufficiale, la carlinga rivolta verso nord. Altra domanda: perché abbatterlo quando sarebbe stato sufficiente costringerlo ad uscire dalla scia dell’aereo di linea? Per abbattere questo e forse anche un altro asserito MIG (il cui relitto mai è stato cercato) sarebbero intervenute le forze navali e aeree di almeno tre nazioni, in uno scenario di guerra che in realtà allude a tutt’altro.
Molte, troppe stranezze nel racconto del MIG 23. La verità non la sapremo mai, come sempre accade circa i “misteri” di questo pittoresco paese. Pertanto, arrivederci nel 2030, quando nel 50° anniversario il presidente della Repubblica pro-tempore ripeterà che “Il dovere della verità è fondamentale”.
Il prossimo post: perché la verità su certe faccende in questo paese è impossibile.
Il prossimo post: perché la verità su certe faccende in questo paese è impossibile.
Ignoro di chi fosse il missile fisico. Non è difficile, invece, risalire agli interessi politico/economici all’origine dei missili informativi che fecero fallire la compagnia Itavia, attribuendo il disastro a difetti di manutenzione. Un giretto in emeroteca sarebbe istruttivo. Andare a colpo sicuro sull’annata 1980 di un giornale che comincia per R.
RispondiEliminasto pensando ..., ma con R non mi viene niente :-D
EliminaSi potrebbe anche domandare allo zio Cesare, diventato amministratore delegato dopo le dimissioni di U. nel luglio 1980, l'uomo che ha liquidato la quota libica in Fiat e contemporaneamente ha facilitato il rientro (di parte dei resti dell') aereo e del pilota in Libia.....
RispondiEliminaI colori che riporti sono il tipico schema desertico sovietico dell'epoca, giallo sabbia, macchie marrone e un verde scuro a contrasto, si vede che i sovietici avevano fornito gli aerei già pronti all'uso.
Se veramente non aveva missili né munizioni, forse era partito senza, o forse li aveva esauriti in qualche momento precedente.
E per quanto riguarda l'autonomia, credo che il dato che riporti possa essere il raggio d'azione, non l'autonomia, che di solito è circa doppia (consentendo così l'andata (= raggio d'azione) e il ritorno).
Non va dimenticato poi che esistono i serbatoi supplementari, che però, in combattimento, vengono immediatamente sganciati, perdendo ovviamente il carburante residuo e restando con i soli serbatoi di bordo.
W.
scrivo: autonomia operativa
Eliminaok, mi ha tratto in inganno l'autonomia...
RispondiEliminaa differenza di quanto scrivi (un caccia non è un deltaplano), ci furono degli avvistamenti di caccia a bassa quota vicino alla Sila la sera del 27 giugno 1980, attorno alle 21.15. Sono diversi e sono tutti ben documentati nella sentenza-ordinanza del giudice Priore (Capo 2)
RispondiEliminaquella sera volavano caccia dappertutto a quanto pare. tanta ostinazione al silenzio, tanti depistaggi, devono pur nascondere qualcosa di grosso, tuttavia non sapremo mai cosa accadde realmente.
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