L’Eredità che nessuno vuole.
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E se anche tu vivessi trecento anni e più,
da questo caravanserraglio dovrai uscire una buona volta.
Che tu fossi un superbo Re o un mendico,
quell’ultimo giorno farà lo stesso.
Supponi che la tua vita sia stata tutta conforme ai tuoi desideri – e poi?
E quando il libro della vita è tutto letto – e poi?
Supponi di viver felice cent’anni …
Mettiamo siano anche stati duecento – e poi?
Queste due quartine del celebre “fabbricante di tende”, le ho cercate invano nelle traduzioni italiane. Eppure sono tra le più belle e significative del poeta astronomo.
Eppure credo che perfino in quel libro al 50% ci possa essere qualcosa di interessante...per esempio, erano Optanten o Dableiber? Da cui si svilupperebbe un interessante argomento. Forse.
RispondiEliminaW.
“Non l’ho letto e non mi piace”. Non è mia questa frase, ma a me piace moltissimo, perché contiene ironia attiva e passiva. Quella passiva concerne il moto di insofferenza del benpensante che la legge senza capirla. Potrebbe essere benissimo Dietlinde, che, se fosse munita di autoironia, non pretenderebbe i campi lunghi con le gambe accavallate.
RispondiEliminaPiace anche a me
EliminaIl Bach-Werke-Verzeichnis è numerato da 1 a 1128. Non voglio neanche pensare a quello che mi manca. La Recherche è in 7 volumi e io sono ancora fermo ai Guermantes. Sono stato ricoverato in ospedale a Padova e mi sono perso la cappella degli Scrovegni. Mi sono laureato in chimica e ho scoperto troppo tardi che preferivo la fisica; sto cercando di recuperare ma non ho tempo. Ho deciso, in tarda età, di imparare il tedesco e sto ancora al primo livello. Vorrei visitare l'Argentina, il Messico, Amsterdam, Copenhagen, Leningrado e fare una traversata in Transiberiana ma non ho tempo. Volevo leggere il saggio di Adorno su "La personalità autoritaria" ma, ora che mi è arrivato, ho scoperto che sono 1300 pagine. Ma come si può immaginare che io abbia tempo e voglia di conoscere la storia della famiglia di Lilli Gruber?
RispondiElimina:D
EliminaAgli Scrovegni ti becchi la sindrome di Stendhal ma ti immunizzati al covid
Che sia di duecento, trecento o mille anni la tua vita / Da questo vetusto palazzo sarai fatalmente cacciato. // Il sultano e il mendico del bazar: / Tutti e due avranno un valore solo, alla fine.
RispondiEliminaedizione Rizzoli 2013
Pietro l'epicureo
Molte grazie, ma che brutta traduzione
EliminaEh lo so! Se riuscissimo a sfilare l'italiano dalle grinfie di quelli della crusca e a lievitarlo con il vernacolo veneziano, fiorentino, napoletano, siciliano che splendidalingua sarebbe la nostra!
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaMi spiace per il commento ma in questo periodo succedono cose strane con blogspot
EliminaMah! Grazie lo stesso.
Eliminase può, me lo rimandi, grazie
EliminaO.T.
EliminaA PRENDERLO IN QUEL POSTO SONO SEMPRE LORO: I LAVORATORI/TRICI
Negli ultimi anni però si sta ingigantendo il dissesto di impresa di «terzo tipo», quello più destabilizzante per l’economia. «Sono società costituite apposta per durare uno-due anni, pianificando il non pagamento di imposte e contributi previdenziali», spiega Roberto Fontana, sostituto procuratore nel dipartimento Crisi d’impresa della procura di Milano. Si tratta in particolare di cooperative o piccole srl, che si aggiudicano a basso costo contratti di appalto o subappalto e che spariscono in poco tempo. È un fenomeno diffuso in alcuni settori produttivi, nelle attività di servizi, ma soprattutto nella logistica. Lo schema è sempre lo stesso: il committente, spesso un soggetto internazionale, affida gran parte della gestione delle merci a società esterne, che a loro volta si affidano a piccole società, a cooperative, spesso con l’interposizione fittizia di un consorzio. Queste società di solito non hanno mezzi propri, perché glieli mette a disposizione il committente. Di fatto, gestiscono solo la manodopera, hanno pochissimo capitale, ma assumono molti dipendenti che operano anche in violazione delle norme sul lavoro. Il loro scopo è quello di portare a casa appalti sottocosto. Come fanno a stare in piedi? Fin dal primo giorno di attività non versano l’Iva e non pagano le ritenute d’acconto e i contributi previdenziali ai dipendenti. Dopo uno-due anni i lavoratori — spesso extracomunitari — vengono licenziati e riassunti da una nuova coop, gestita dagli stessi amministratori (a loro volta, spesso, dei prestanome), che lavora per lo stesso committente. E ricomincia la giostra.
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/fallimenti-veri-finti-105-miliardi-dovuti-stato-recupera-l-16percento/f8ae1870-1f29-11ea-92c8-1d56c6e24126-va.shtml?fbclid=IwAR1CIKVwL54GWeG9vTSJyCGfn0PYNBUaJSZD7rE7ctMKycNQ8LifqiinWTs