martedì 3 settembre 2019

Quelli che cercano il gene ricchione



Dello studio delle “tendenze” sessuali degli individui si occupano prevalentemente la psicologia e la biologia, o una combinazione di entrambi. Hanno questo di bello: rivedono di continuo l’interpretazione del proprio oggetto d’indagine, e ciò che evincevano con certezza fino a mezzo secolo or sono, oggi  è diventato tabù (*).

Per quanto riguarda la psicologia, una posizione dominante è quella coperta dalla psicanalisi (nelle sue varie scuole e deliri). Sul piano generale essa cerca nella sfera stessa dello psichico la spiegazione dei fenomeni psichici e dunque comportamentali, ma con tutto questo la psicanalisi non ha saputo superare in psicologia un volgare biologismo. Sul piano dei comportamenti sessuali essa considera primarie le pulsioni organiche e il sesso come sostrato biologico di ogni successiva metamorfosi. I fatti culturali nella psicologia dell’uomo costituiscono un fenomeno spontaneo, secondario, sempre un prodotto causato e mai causante.

A loro volta gli studi di genetica insistono nel cercare nei geni le cause che orientano il comportamento, laddove sicuramente le evidenze fisiologiche giocano un ruolo, ma assai più limitato di quanto si voglia far credere. Si tratta, a ben vedere, di concezioni di stampo naturalistico a riguardo dello sviluppo psichico culturale, nel tentativo di spiegare ogni fenomeno del comportamento con un’unica argomentazione “scientifica”. Laddove il dato fattuale, genetico, fatichi a rispondere in termini politicamente corretti al quesito, come nel caso dello studio sull’omosessualità, allora si prende la comoda scorciatoia di chiamare in causa prevalenti e generici “fattori ambientali”.

Uno degli errori più comuni è quello di mischiare concetti quali l’identità sessuale e l’orientamento sessuale (**). Altro errore è di considerare il comportamento dei singoli, in vitro, disgiunto da quelli che sono i comportamenti delle classi e dei gruppi sociali, soggetti in modo decisivo a fattori storico-culturali.

Vengo a un quesito concreto: per quale motivo in certe epoche storiche e nei relativi contesti culturali l’omosessualità è nettamente più diffusa? Si può spiegare questo fenomeno solo con una maggiore “tolleranza” (o minor pregiudizio) verso i comportamenti considerati altrimenti devianti, e dunque con il venire allo scoperto di ciò che prima era costretto nell’ombra? Tenuto conto, storicamente, che lo stesso amore sessuale differisce in modo sostanziale dal semplice desiderio sessuale (p. es. dall’eros degli antichi), per quale motivo, in ogni epoca, in certi ambienti e gruppi sociali i fenomeni di omosessualità e bisessualità sono più diffusi che in altri?

La scienza borghese è una combinazione di tendenze materialistiche (il materialismo naturalistico, s’intende, quello dell’uomo che è ciò che mangia) e idealistiche (il soggettivismo freudiano, le coglionerie popperiane e dei vari altri maîtres à penser), che compiendo un passo avanti nel campo dell’accumulazione del materiale fattuale, compie due passi indietro nella sua interpretazione e nel suo chiarimento.


(*) Uno studio che avesse l’obiettivo opposto rispetto a quello riferito nell’articolo della Stampa, ossia quello d’indagare se sussista e in quale ordine e misura una base genetica per l’eterosessualità, condurrebbe agli stessi risultati, cioè ad un precario equilibrismo tra disposizione genetica individuale e a non meglio dettagliati fattori “ambientali”.

(**) Si arriva a deliri di questo tipo: «L’orientamento sessuale è rivolto al sesso opposto (eterosessualità), allo stesso sesso (omosessualità) o a entrambi (bisessualità). L’orientamento sessuale è fissato durante lo sviluppo intrauterino dai geni e dai fattori che regolano le interazioni fra gli ormoni sessuali e i neuroni. […] Concluso lo sviluppo, e comunque dopo la nascita, non esiste alcuna possibilità di cambiare l’orientamento sessuale.

Nella seconda parte della gravidanza, quando gli organi sessuali sono già da tempo completamente formati, avviene la differenziazione sessuale nel cervello [sic!]: il normale aumento cospicuo di testosterone porta al cervello mascolino, altrimenti il cervello avrà caratteristiche femminili indipendentemente dagli organi sessuali già formati» (Sexual differentiation on the human brain in relation to gender identity and sexual ordintation).

Benedetto cervello, combina più casini dell’anima! 

1 commento: