Il 13 e 14 di settembre del 1515, a
Marignano, pochi chilometri a sud-est di Milano, fu combattuta una cruenta e
celebre battaglia, per il controllo del Ducato, fra i franco-veneti guidati dal re Francesco I, e i confederati svizzeri. Questi ultimi, con le loro lunghe alabarde, avevano
rotto il dominio secolare del Panzerreiter (la cavalleria pesante, “corazzata”),
ed erano considerati i più agguerriti soldati del loro tempo, in grado di
sopportare gravi perdite in scontri asprissimi. Il loro più grande trionfo nel
1512, quando con la presa di Milano conquistarono la porta per l'Italia e
installarono un sovrano fantoccio, Ludovico Sforza. Nientemeno che Niccolò
Machiavelli profetizzava per loro la creazione di un nuovo impero.
Poiché ogni Cantone era consapevole della
propria indipendenza, gli eserciti federali non avevano né una direzione
unificata né un sistema di comando gerarchico, per non parlare del fatto che i
capitani dei vari dipartimenti concordavano accordi strategici con chiunque. Ed
infatti Francesco I riuscì con trattative e denaro a convincere i dipartimenti
di Berna, Soletta, Valletta e Friburgo a tornarsene a casa. Ad ogni modo ad affrontare i franco-veneti
restarono circa 20.000 uomini, metà dei quali non avrebbe più lasciato quel
luogo.
L'unità non era quindi uno dei punti di
forza del comando dei federali svizzeri, né erano in grado di utilizzare, come
le grandi potenze, amministrazioni efficienti per mobilitare le risorse dei
loro territori, e tanto meno potevano permettersi le opportunità offerte dallo
sviluppo tecnologico, quali le armi da fuoco che consideravano poco dignitose.
Pare invece che Francesco I riuscisse a far passare decine di cannoni attraverso le
Alpi!
Ad ogni modo in un primo tempo, cioè il giorno 13, prevalsero gli svizzeri, che riuscirono a catturare diversi pezzi d'artiglieria nemica e a ferire Francesco I. La tregua notturna che seguì permise alle truppe francesi di riorganizzarsi e di chiamare in loro soccorso quelle venete.
Il giorno dopo a far la differenza furono comunque i cannoni e gli archibugi franco-veneti e, in modo decisivo, la cavalleria veneziana che intervenne nell'azione aggirando
il fronte degli svizzeri. In buona sostanza quasi trecento anni dopo accadde la
stessa cosa a Marengo: in un primo tempo a fare la differenza fu la nettissima
superiorità dell’artiglieria austriaca, però mancò l’unità d’intenti tra le diverse formazioni sul campo, tantoché alla fine
prevalse la cavalleria pesante francese a sostegno della 9a brg.
di fanteria leggera che meritò il titolo di “Incomparabile”.
Il dettaglio su Marengo, una prossima volta.
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