Siamo incapaci di verità. E anche quando alcune
verità sono dette, sono parziali e ad
uso di fazioni. E, del resto, giornali e tv private rispondono alla
proprietà e la televisione di stato alla politica. Parlare di libera
informazione e di democrazia è come il gioco delle tre carte: se vinci una mano
è perché vogliono fregarti in tutte le altre.
Partiamo da un esempio molto semplice e quasi banale:
i decessi per tumore attribuibili a fattori di rischio comportamentali. Chiedo:
la prima responsabilità sui comportamenti alimentari di massa, sull’uso di
alcolici, l’abuso di farmaci e altre sostanze, a chi fa capo? La programmazione
televisiva è realizzata in funzione della pubblicità pagante. Non può essere
senza conseguenze il fatto che mentre si guarda un film o un qualsiasi altro
programma sia immessa ossessivamente della pubblicità, diretta anche e specie verso
un pubblico molto giovane. La persistente sollecitazione raggiunge, volenti o
nolenti, il suo scopo, ossia il consumo compulsivo di una vasta gamma di
prodotti. Tra i quali e non ultimi quelli alimentari, salvo poi consigliare di
bere un dato elisir per abbassare il colesterolo, cui segue l’intervento
dell’esperto nutrizionista che serioso invita a consumare regolarmente certi
prodotti “naturali” per prevenire chissà che cos’altro. Un circo di domatori e
bestie ammaestrate.
Veniamo a un esempio più radicale e stringente, se
non altro per chi lo subisce in prima persona. Fino a ieri lavoravi per
un’azienda economicamente sana e in progresso, un’azienda che magari riceveva
contributi statali, defiscalizzazioni e simili. L’azienda è diventata proprietà
di un fondo pensione, lo stesso al quale versi regolarmente le quote mensili.
Ma anche no. Resta il fatto che da oggi chiude perché si trasferisce all’estero
e tu perdi il lavoro. L’azienda fa i suoi interessi sulla base delle leggi
nazionali ed europee. Come dobbiamo considerare quei teppisti che hanno
promosso e varato quelle leggi? Da un punto di vista legale si tratta di un
atto lecito, ma dal punto di vista sociale queste leggi cambiano la vita di
milioni di persone distruggendo il tessuto economico e sociale d’intere
nazioni.
Nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente che si
tratta di un crimine, premeditato e scellerato. All’unisono sono pronti a dirti
che si sono seguite le leggi di mercato, ossia quel diritto liberale che,
guarda caso, sorride sempre dalla parte del più forte. Salvo poi disquisire in
lungo e in largo di paese demograficamente sempre più sbilanciato, ossia di
bassa natalità, dell’effetto benefico per l’economia dell’importazione di nuovi
schiavi, quindi del problema dell’accentuazione delle ansie e delle paure, degli
squilibri sociali che causano il cosiddetto populismo, del calo dei consumi e
simili.
Non dico di fare giustizia perché ciò implica la
classificazione di “terrorista”, ma come possiamo impedire questo tipo di
criminalità? Con il voto? Il voto è palesemente la trappola entro la quale ci
hanno fatto cadere, il gioco delle tre carte dove si ha l’illusione di vincere
il giorno in cui ci si reca al seggio. Dal giorno dopo sei solo un perdente, un
babbeo che ha creduto di contare qualcosa e di poter cambiare in meglio e se
non altro d’impedire il peggio. Nessuna di quelle cose che ti hanno detto e
promesso è vera e sarà mantenuta. Per il semplice fatto che il sistema se ne
fotte dei buoni propositi di chiunque. Ti senti come un fesso cui è stata
carpita la buona fede. Però pronto a puntare di nuovo su un’altra carta, ad
aprire un’altra confezione di schifezze di quello che è diventato il tuo gusto.
Già, ma cosa è la verità? La verità ho imparato dal grande vecchio che è la realtà intesa come il potere di modificarla. La relazione con la neutralizzazione del potente organismo sociale egemone è chiara ma rimane poco sentita, fuori perfino dal recinto dell' immaginazione che, lungi dal proiettarsi dal profondo dell' anima o incontro a fantasmagorici mondi, vive più delle miserie che delle possibilità dell' essere qui oggi
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