Mi piacerebbe leggere qualche tema della cosiddetta maturità,
quei temi degli alunni che si sono cimentati seguendo la traccia sulle nuove
tecnologie e lavoro, robotica e futuro. Per verificare se c’è anche un solo
accenno a Marx, il quale sull’argomento mi pare che da qualche parte scrivesse
qualcosina. E poi vorrei fare due chiacchiere con i loro insegnanti e chiedere,
innanzitutto, il motivo fondamentale per il quale hanno scelto quel mestiere
così avaro di soddisfazioni. Immagino già quali poesie di nuovo genere verrebbero
recitate secondo i diversi talenti. Dite che ho scarsa considerazione degli
insegnanti? Sì, ma ovviamente non nella loro totalità, bensì nella generalità
dei casi. La scuola, nella degradazione di tutte le cose esistenti, gioca un ruolo
che viene subito dopo lo spappolamento della famiglia. E dico ciò senza alcun
personale risentimento, poiché non mi hanno mai “segato”. In alcune materie fu per
merito e in un paio per aver raggiunto la sufficienza sul limite non avendo
interesse in quelle di migliorarmi davvero. Senza stilare classifiche, resta un
fatto che molti di noi sono venuti su da sé e hanno saputo farsi accettare anche senza aderire pedissequamente alle idee più convenzionali apprese a scuola.
*
E veniamo a un professore che invece stimo, uno di
quegli autori dei quali bisogna leggere tutto, anche per quanto riguarda le sue
opinioni su temi e problemi della contemporaneità che non sempre mi trovano
concorde. Luciano Canfora è un autore molto prolifico, lavora sulle fonti con
acume e in profondità (vien da chiedersi quanto sia nutrita la schiera dei suoi
collaboratori) e scrive con uno stile brillante e mai pedantesco. La sua ultima
densa fatica si legge, a tratti, quasi come un giallo politico e può essere
presa in considerazione anche da chi non è interessato allo specifico storico
trattato, ossia quell’Aristofane che quale commediografo si presentava come difensore
del popolo agendo, in realtà, per conto di chi intendeva distruggere il potere
popolare. Con l’arma del teatro diede man forte alla liquidazione fisica
dell’ultimo leader, Cleofonte, della democrazia ateniese.
Leggere come Pericle si vendicava degli alleati, in
particolare di Samo, che si erano ribellati ad Atene fa un certo effetto,
laddove i prigionieri erano marchiati a fuoco con l’immagine di una nave samia.
E del resto i Samii avevano marchiato i prigionieri ateniesi con una civetta. Sia Atene che le città ad essa alleate, erano controllate attraverso i gruppi
politici “democratici” (le virgolette non sono le mie) bisognosi – per
mantenersi al potere – della forza di Atene. Per contro, la situazione si
capovolge quando all’interno delle città alleate a prendere il potere sono i
“ricchi”, gli “oligarchi”, i “buoni” filospartani. Insomma è la lotta per il
potere non solo di ieri ma di sempre, quella degli interessi contrapposti in
una società di classe.
Cleofonte deve
morire, Laterza, 46.475 lire.
Mi sarà impossibile comprare quel libro, giacchè ho solo euro da spendere, o non lire. :)
RispondiEliminaSe potessi avere quarantaseimilaquattrocentosettantacinque euro al mese...
RispondiEliminaanche all'anno non è malaccio
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