venerdì 16 giugno 2017

Non può



È con vibrante soddisfazione che segnalo che in riferimento al mio ultimo post è giunto un commento. Ciò vuol dire che almeno una persona l’ha trovato degno di considerazione. Laddove prevalgono gusti opposti a questo mio desueto genere di esplorazioni storiche c’è di che esserne lusingati. A me i contemporanei interessano poco, e non m’illudo che il resoconto di una battaglia napoleonica possa interessare una frangia di lettori più numerosa in un’epoca nella quale le grandi potenze minacciano con una quantità d’armi nucleari tale da poter annichilire l’intero genere umano in un’ora.

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“Ci siamo illusi che la democrazia avesse vinto” ricama l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro. Vi siete voluti illudere, per calcolo. Ha vinto quello che vi ostinate a chiamare “mercato” e, ciò che è peggio, continuerete ad illudere. Il capitalismo, in qualunque ambito lo si esamini, non può sfuggire alle sue contraddizioni.




5 commenti:

  1. Cara Olympe,

    avrei voluto anch'io dire qualche cosa, anni fa lessi "il cinese".(e sovente bisogna avere un po' di culo )
    Ma dopo aver concluso che per vincere bisogna attaccare quando è il momento e ritirarsi pure, qualcuno dovrà pur reinventare il comunismo prima o poi..alcune scadenze si stanno avvicinando.

    caino

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    1. infatti, ieri era l'ultimo giorno per pagare l'IMU
      :) ciao

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  2. Leggo sempre con interesse tutti i post comprese le "digressioni" storiche spesso con succosi dettagli che non conoscevo, anche se non sempre ho qualcosa da commentare.
    Sulla "contraddizione del sistema capitalistico" qui sempre ben messo in evidenza ho già altre volte detto che condivido la diagnosi ma non la prognosi.
    Ma io sono un pessimista che non credo alle palingenesi; in ogni dove ed in ogni epoca l' uomo sarà sempre il "se stesso" di prima.
    ws

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  3. Io trovo che la storia militare sia molto interessante, visto che i principi di stategia e tattica sono traslabili pari pari negli altri campi della vita economica e sociale. La ragione per la quale il lettore medio non è interessato credo sia moralistica: ma si trascura il fatto che strategie e tattiche non militari fanno pure loro molte vittime.
    La ragione primaria per la quale dovremmo leggere di battaglie è un fatto oggi di grande attualità: il rapporto fra strategia/tattica e tecnologia. Ogni guerra della storia è, prima di tutto, caratterizzata dalla tecnologia a disposizione dei contendenti, non solo come eventuale gap fra uno e l'altro, ma anche come capacità di adattamento tempestivo alla nuova tecnologia.
    Per mio gusto, invece, sono meno sensibile all'esercizio di immaginazione sul diverso corso della storia "se quell'episodio fosse andato in modo diverso". Finché si tratta di opere letterarie alla Guido Morselli, va pure bene come divertissement. Ma io penso che di veri crocevia la storia ne abbia pochini.

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