Bersani si è più volte dichiarato un autentico e
cristallino liberale. Prima di essere deputato da quattro legislature e per una
legislatura da parlamentare europeo, fu consigliere regionale, presidente di
regione e presidente della conferenza delle regioni e delle province autonome,
ministro dell'industria, poi dei trasporti e anche dello sviluppo economico. Infine segretario del Partito democratico. Al massimo
promette un articolo 17 e mezzo poiché il ritorno a un 18 tondo non
garantirebbe abbastanza il diritto liberale di succhiare il sangue ai salariati.
Di Pisapia si può dire che è un alto borghese
meneghino che per un pezzo ha creduto o dava ad intendere d’essere comunista.
Ha dovuto rinunciare, fin quando era sindaco con uno stipendio di 9.000 euro il
mese, al vitalizio di 4.275 euro mensili quale ex parlamentare. Negli anni
precedenti, come avvocato, portava a casa redditi compresi tra i seicentomila e
gli ottocentomila euro.
È questo il ceppo della fungaia “de sinistra”. Sono convinti che nessun’altra strada se non
quella tracciata da loro avrebbe la minima influenza nella trasformazione di
questo paese e del mondo. Non s’accorgono di essere in declino più ancora del
sistema stesso che vorrebbero governare. Non siamo ad un passaggio d’epoca
qualunque, siamo ad una cesura come nessun’altra nella storia, in bilico tra il
cretacico e il paleogene.
Questi dinosauri non sanno far altro che parlarci di aspirine per una società in via d’estinzione.
Ciccini.
RispondiEliminai nemici più acerrimi della classe operaia
RispondiEliminacredimi, ne ho incontrati senza alcuna difficoltà di peggiori
EliminaAbbiamo assistito alla fine di una fase iniziata, almeno in Italia, con il collaborazionismo delle sinistre sedicenti “radicali” (Prc e Pdci) rispetto alla borghesia e la loro progressiva delegittimazione rispetto al proletariato: epoca che si è conclusa con la loro scomparsa dal parlamento. La bancarotta politica, ideologica e morale delle formazioni opportuniste, non meno che la costituzione del Pd, partito della borghesia imperialista, dovrebbero indurre ad una seria riflessione coloro che hanno sopravvalutato il grado di permeabilità di tali formazioni rispetto a posizioni autenticamente comuniste e che non si rendono ancora conto che una fase della storia del movimento di classe, legata alla nozione otto-novecentesca di ‘sinistra’, si è definitivamente chiusa. Ciò è reso ancor più evidente dalla presenza, dentro la sinistra, di una cultura anticomunista e pro-imperialista sempre più diffusa, che ostacola fortemente lo sviluppo di un metodo e di una teoria capaci di superare il movimentismo e la pura protesta: quel movimentismo e quella protesta che sono come i palloni gonfiati che, quando piove, si afflosciano.
RispondiEliminasarò più banale, ma credo che questa gente si sia fatta convinta, da molto tempo, che la storia è già decisa. cosa che non è ancora nella realtà ma solo nel novero delle molteplici possibilità.
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