domenica 19 febbraio 2017

Troppo facile dargli del matto



La conferenza stampa di Donald Trump di giovedì pomeriggio è stata un fatto senza precedenti. Non è paragonabile a qualsiasi altra cosa vista prima nella storia americana moderna, anche al culmine della crisi del Watergate. L'evento ha avuto un carattere surreale, laddove per più di 75 minuti il presidente degli Stati Uniti ha avuto un franco scambio d’insulti con i giornalisti.

In un tale spettacolo è necessario indagare il contenuto razionale, la dinamica politica sottostante. In questo caso la conferenza stampa ha posto in luce un conflitto all'interno della classe dirigente americana, specie sulla politica estera, poiché il rischio di precipitare verso la guerra è diventata la cosa meno remota da oltre mezzo secolo in qua.

Molti si chiedono se Trump sia fuori di testa. Troppo comoda la scorciatoia della psichiatria per spiegare i fatti storici. Cesarismo, fascismi e stalinismi, devianze varie, spiegati sulla base della “malattia”! Con ciò non voglio negare il ruolo delle singole personalità (e delle loro patologie) nella storia. Tuttavia queste personalità, con le loro variegate mende psicotiche, sono esse stesse un prodotto di una particolare situazione storico-sociale. Che poi ad occuparsene siano i psicoanalisti è, dal mio punto di vista, davvero paradossale.

La psicoanalisi può essere di tutto, ma alla sua base non c’è nulla, assolutamente nulla, di scientifico. È una dottrina borghese che per decenni ha fatto comodo per spiegare i fenomeni umani (sociali) nella chiave delle forme ancestrali del desiderio sessuale (biologico) e per spiegare il prodotto dell’attività culturale dalle condizioni e dalle esperienze psichiche dell’uomo contro ogni specificità della dialettica apportata dalla presenza umana nel mondo.

La coscienza ha invece un contenuto per eccellenza sociale e una forma storicamente determinata. Il che non significa ancora che tra la forma della coscienza individuale e le forme cristallizzate della coscienza sociale – cioè i sistemi ideologici – vi sia equivalenza. E tuttavia le forme della coscienza individuale hanno necessariamente un’accentuazione ideologica – in ciascun caso – secondo “costellazioni” e gradi diversi. Esempio: l’antigiudaismo della cattolicissima Isabella, di Lutero, di Hitler, di Himmler e di milioni di soggetti lungo il corso di secoli non può essere spiegato semplicemente con comode categorie socio-psicotiche del fanatismo individuale e dintorni. I famigerati protocolli dei cosiddetti Savi di Sion, non sono il prodotto letterario estemporaneo di qualche funzionario dell’Okhrana.   

Non è la psiche che spiega i comportamenti, ma è proprio essa a dover essere spiegata attraverso i comportamenti.  I processi che fondamentalmente definiscono il contenuto della psiche avvengono non dentro ma fuori dell’organismo individuale, pur comportando la sua partecipazione attiva: sono cioè processi sociali interiorizzati mediati dalla parola, dalle forme ideologiche con cui si è entrati in rapporto nel corso dell’attività pratica di produzione della vita. Come la coscienza, così pure l’inconscio. Anch’esso ha un contenuto ideologico, poiché solo nel materiale ideologico può esprimersi anche questo tipo di motivazione del comportamento. Motivazioni dietro le quali è sempre operante la dinamica oggettiva della natura e della storia.

L’opposizione freudiana tra “coscienza” e “inconscio” (*) trova dunque una diversa spiegazione: diventa opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili che affonda le sue radici oggettive in un preciso contesto socio-economico (i sogni di Trump possono anche non essere molto diversi da quelli del suo cameriere, poiché entrambi vivono, seppure in rapporti di classe differenti, nella medesima caligine ambientale). L’approccio soggettivistico di Freud è evidente in ogni sua asserzione, laddove la realtà della psiche assume un carattere essenzialmente individuale (di pulsione) e non invece di natura anzitutto sociale. Ed ecco perché l’opposizione freudiana tra “coscienza” ed “inconscio” diventa qualcosa di completamente diverso dall’opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili, tra linguaggi autorizzati e non autorizzati, tra coscienza ufficiale e coscienza non-ufficiale, tra ideologia della conservazione e motivi della trasgressione.

Ma messa in questo modo, lo studio della psicologia, la psicologia oggettiva, diventerebbe assai pericoloso per le sue implicazioni di ordine sociale laddove si riconducesse il discorso sul legame tra la struttura oggettiva dei rapporti sociali e le motivazioni reali dei comportamenti trasgressivi. Basterebbe poco per dimostrare, ad esempio, come i motivi del discorso interno, incapaci di forzare le ingiunzioni dell’ideologia legalizzata (anche in materia di comportamenti sottoposti a particolari tabù e repressioni, come quelli sessuali, almeno fino a quando non ha fatto comodo spostare la lotta dagli antagonismi sociali alle rivendicazioni dei diritti civili delle donne, degli omosessuali, ecc.), finiscano col ristagnare, inibiti, censurati, repressi, soffocati, schiacciati, segregati in una zona profonda e tenebrosa della coscienza per trasformarsi in un qualcosa d’incapace di una qualsiasi reazione sociale, tendendo quindi a regredire in stadi sempre più asociali, a degenerare in esiti puramente animali, in patologia. E la “malattia” è la più comoda classificazione che consente di rimuovere il problema dal sociale per trasferirlo di peso al soggettivo, meglio ancora se al patrimonio biologico. Medici, psicologi, psichiatri, socio-biologi, psicoterapeuti, preti, chiromanti e politicanti, editori del cazzeggio vario, ingrassano e ringraziano sentitamente.

Nel divenire della crisi generale–storica del modo di produzione capitalistico, dunque nel tempo della crisi sociale e politica del sistema borghese, prende corpo e si afferma una tendenza alla proliferazione selvaggia dei linguaggi, alla schizofrenia della cultura, vale a dire una tendenza sempre più marcata del processo di disintegrazione, frammentazione, implosione della formazione ideologica in un pulviscolo di “culture” in lotta fra di loro; uno sfaldamento che travolge insieme al mito unitario della cultura dominante anche la sua identità.


(*) Sulla “scoperta” dell’inconscio da parte di quel plagiario di Freud, penso di scrivere prossimamente per il blog un sintetico excursus. Ad ogni modo, per una critica della psicanalisi freudiana, così come per la disamina delle due fasi dello sviluppo del concetto dell’inconscio in Freud, cfr. Valentin Nikolaevič Vološinov, Freudismo, Dedalo, 1977.  Su temi più generali connessi alle questioni della coscienza-ideologia-inconscio-comportamento, vedi anche: Lev Semënovič Vygotskij, La coscienza come problema della psicologia del comportamento, in Storia e critica della psicologia, vol. I, n. 2, 1980; Pensiero e linguaggio, Giunti-Barbera, 1980 (consiglio però la nuova ediz. Laterza a cura di L. Mecacci); Storia dello sviluppo delle funzioni superiori, Giunti-Barbera, 1974; Lo sviluppo psichico del bambino, Editori Riuniti (vedo che c’è una nuova edizione); Correnti contemporanee della psicologia, in La psicologia sovietica 1917-1936, Editori Riuniti, 1976. Di Luciano Mecacci, Cervello e storia, Editori Riuniti, 1977; Storia della psicologia del Novecento, Laterza, 1992 e succ. ristampe. Di Adam Schaff, Linguaggio e conoscenza, Editori Riuniti, 1973.

13 commenti:

  1. ottimo commento il ciarpame freudiano, che impera nelle scuole superiori, da definito per quello che è: chiacchiere vuote.

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  2. "il disagio della civiltà" a me è piaciuto, quello che in Freud rimane taciuto è che è la civiltà capitalistica, un pensiero appeso a testa in giù

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  3. Nell'ultimissima parte, mi ha fatto tornare alla mente questa frase di Adorno:
    «Nei tempi in cui incombe la minaccia della catastrofe sono mobilitati tratti paranoidi».

    Bellissimo post che conserveró, complimenti.

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  4. Cara Olympe,

    da tempo immemorabile, non leggevo una riflessione così pregnante, soprattutto concisa, che riesce ad unire il passato al presente , senza la necessità di scrivere un trattato di dodici volumi.
    E' rarissimo che ciò accada.
    Mi unisco ai complimenti !

    caino

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  5. Buongiorno,
    cosa intende quando afferma che "prende corpo e si afferma una tendenza alla proliferazione selvaggia dei linguaggi". Tutto il resto è chiaro e condivisibile al 100%. Grazie

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    1. rispetto ad un tempo laddove sussisteva una comunicazione ufficiale e poco altro, nell'era delle radio libere, poi di internet, ecc. la comunicazione e con essa i linguaggi mi pare non sia azzardato dire che prende corpo e si afferma una tendenza alla proliferazione selvaggia dei linguaggi. lo stesso concetto di post-verità mi pare lo confermi

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  6. Anche i linguaggi riflettono lo stato d'animo della "confusione" , si semplificano e diventano più aggressivi e vanno di pari passo con quella Tu definisci, stadi sempre più asociali, penso.

    caino

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  7. Risposte
    1. non le veniva altro per oggi, eh?
      nel post si parla di psichiatria e psicanalisi
      mai coperti i suoi 35, i quali, peraltro, quali presupposti gnoseologici coltivano, Vygotskij?

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  8. Sono dell'idea che un miliardario può essere tutto fuorchè un fuori di testa;ha un solo specifico interesse, il denaro,al massimo potrà essere anche un appassionato di cocaina, come una buona parte di coloro che ci comandano nel mondo.
    Sono divertenti le opinioni e i vari commenti sui blogs, non sapendo infatti interpretare nè il pensiero di Donald nè tantomeno le intenzioni finali di quelli che ce l'hanno messo, il fuori di testa è la zona cesarini dei politologi professionisti e d'accatto.
    In tempi di crisi intellettuale come questi bisogna accontentarsi anche dei piccoli risultati.

    Il denaro con il potere assoluto, le moltitudini osannanti danno sicuramente alla testa sia al maestro di Predappio che all'exseminarista di Tblisi.Fenomeno patologico che prende anche l'impiegato che diventa capoufficio e il magazziniere passato a cassiere. Per i primi è un cosmetico 'psicologico' per sentirsi immortali, una misura igienica perversa per proteggersi la mente.
    Danni collaterali delle patologie omnicomprensive di ruolo.


    Sicuramente scienza,storia e sociologia sono in grado di spiegare molto ma sicuramente non tutto: la scienza è un'ipotesi che si sottopone senza riserve alla propria invalidazione, rispetto ai tempi regolati dall'ideologia e dalla religione.Ha un dopppio registro quello del metodo che impone la legge, e dell'osservazione che obbliga ad una riforma del metodo.

    Recenti studi dimostrano che la gente è capace di bersi qualsiasi puttanata se la introduci dicendo “Recenti studi dimostrano…”.

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