martedì 21 febbraio 2017

Stranezze



Prendo spunto da un libro di Lucio Russo che a suo tempo ebbe buona critica e diffusione: La rivoluzione dimenticata, il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Feltrinelli 1996. Scrive l’Autore a pag. 210:

«[…] La moderna teoria psicoanalitica dei sogni è nata, secondo l’autorevole testimonianza di Freud, partendo dagli elementi “vicini alla realtà” da Artemidoro […].

«[…] si può pensare che il lontano casuale precursore di Freud sia in realtà non Artemidoro, ma Erofilo e la sua scuola».

Infatti, nel suo Die Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni), Freud scrive in un passo a conclusione di una nota posta alla fine del terzo capitolo:

Sono ben lontano dal cercare di sostenere che sono il primo autore ad avere l’idea di far derivare i sogni dai desideri […]. Coloro che attribuiscono una qualche importanza a queste anticipazioni, possono risalire all’antichità classica e trovare Erofilo, il medico che visse sotto il primo Tolomeo. Secondo Buchsenschutz, egli distingueva tre tipi di sogni: quelli […]».

La classificazione del sogno secondo Macrobio e Artemidoro è proposta da Freud nella pagina successiva, in un’aggiunta del 1914, che Freud sostiene essere tratta dal Otto Gruppe in Griechische Mythologie und Religionsgeschichte (1906). A pagina 101, sempre in una nota del 1914, Freud s’intrattiene sulla figura e il contributo di Artemidoro, sulla base di un’opera di Theodor Gomperz. In un’aggiunta apportata alla stessa 4a edizione è citata una frase tratta dalla Spiegazione.



Nella nota n. 38 del libro di Lucio Russo, si legge che Freud menziona Erofilo in una nota, traendone notizia da un’opera del citato Bernhard Buchsenschutz: Traum und Traumdeutung im Alterthume (Sogno e interpretazione dei sogni nell’antichità), anch’esso citato e utilizzato fin dalla prima edizione de L’interpretazione dei sogni, e dedicato principalmente alla questione dei sogni profetici e all’arte divinatoria nell’antichità. È lo stesso autore dal quale Freud trae notizie sul contenuto del De divinatione per somnium.

Infatti, Freud scriveva a pagina 12, nota 3 del III volume delle sue Opere edite in italiano (Torino, 1966):

«In un capitolo della sua celebre opera il medico greco Ippocrate tratta i rapporti del sogno con le malattie. La mia scarsa conoscenza e la mancanza di assistenza specialistica m’impediscono di addentrarmi nel trattato di Aristotele.»

La seconda frase del passo citato è stata espunta dopo la prima edizione dal Die Traumdeutung.

Il riferimento all’opera di Buchsenschutz, a piè pagina, indica la prima edizione al 1900; ciò potrebbe indurre il lettore a ritenere il richiamo freudiano ad Erofilo riferibile alla prima stesura della sua Interpretazione, ma in realtà la nota è un’aggiunta del 1914.

Dappresso Freud cita Artemidoro a p. 326, in un’aggiunta del 1919; tuttavia il riferimento forse più significativo, benché tardivo anch’esso, è rinvenibile a p. 552, anche in tal caso esposto in nota, ove Freud se la prende con l’antico traduttore di Artemidoro poiché, scrive, “si lasciò indurre a sottrarre alla conoscenza del lettore il capitolo dedicato ai sogni sessuali”.

Cesare Musatti nell’Introduzione alla Traumdeutung, a pag XVI osserva:

«[…] l’Interpretazione dei sogni, per trent’anni, attraverso tutte le successive edizioni, rimase col suo carattere di opera stabile, alla quale potevano di volta in volta venir aggiunti nuovi capitoli e nuovi paragrafi, senza che l’architettura complessiva restasse inalterata».

Insomma, nel quadro storico-analitico costruito da Freud, queste aggiunte in riferimento ad Artemidoro e quella relativa ad Erofilo, non contengono alcunché di essenziale. Esse sono posteriori alla prima elaborazione teorica dell’Interpretazione e successive alle prime edizioni dell’opera stessa. Inoltre, tali aggiunte sono tratte di seconda mano (cioè da autori moderni con i quali Freud viene in contatto dopo la sua pubblicazione dell’Interpretazione) e hanno carattere meramente incidentale, così come del resto i richiami ad Aristotele. Peraltro, è curioso il fatto che proprio Musatti, nelle sue venti pagine dell’Introduzione dell’opera freudiana, non avverta il bisogno di dedicare almeno un cenno di omaggio ad Artemidoro.

Pertanto gli “autori dell’antichità classica” sono assunti da Freud man mano e successivamente alla pubblicazione della Traumdeutung per conferire nobiltà d’origine alla propria dottrina.

Anche Frank J. Sulloway, nel suo Freud biologo della psiche (edito nella stessa collana Feltrinelli de La scienza della meccanica nel Medioevo di Clagett, tanto per intenderci sul livello della pubblicazione), fa riferimento alle scoperte che precedettero Freud, ma non cita tra essi gli autori dell’antichità classica. Scrive Sullowey:

« [… ] tutte queste scoperte di Freud e altre ancora furono fatte da altri studiosi del sogno prima di lui [Sullowey si riferisce a quelli coevi o immediatamente precedenti l’epoca di Freud]. Di alcune di queste anticipazioni Freud era venuto a conoscenza già quand’era studente di medicina; ne aveva poi appreso altre leggendo  la letteratura dei sogni […] e in alcune si imbatté solo dopo avere sviluppato e pubblicato […].

Freud s’imbatté nelle idee simili di un ingegnere viennese, Josef Popper, che aveva esposto indipendentemente quello che Freud riconobbe [nove anni dopo e all’esplodere del “caso”] come il cuore della sua propria teoria […]. Le opinioni di Popper furono espresse per la prima volta in “Fantasia di un realista” [Phantasien eines Realisten], 1899 […] sotto lo pseudonimo di Lynkeus […]. Popper aveva spiegato, in un capitolo intitolato “Sogno come veglia”, che i sogni di un individuo licenzioso, in contrasto con quelli del virtuoso, sono comunemente privi di senso e frammentari, a causa delle deformazioni e della censura applicati ai pensieri originali del sogno (II, 149-163)».

D’interesse mi sembra anche la nota n. 7 alle pagine 361-62, ove Sullowey sostiene:

«Lo stesso Freud confuse le sue diverse teorie del sogno in “Per la storia del movimento psicoanalitico” […] dove scrisse: “L’interpretazione […] essenzialmente già pronta all’inizio del 1896, fu stesa soltanto nell’estate del 1899 […]. D’altra parte Jones […], Kris […], Schur […] hanno contestato la tesi di Freud. Secondo Jones, per esempio, la discussione dei sogni contenuta nel “Progetto” (1895) sta alla teoria pubblicata nel 1900 “come un villino a un palazzo” […]

Musatti, nella sua già citata Introduzione (ibidem, vol. III), evidenzia come:

«Più tardi Freud, parlando della composizione di quest’opera, si espresse in modo tale da suscitare dubbi circa la modalità della composizione stessa.

[…] Certo tutto è molto strano.
Strano che un’opera scientifica […]
Strano che il materiale dimostrativo […]
Strano che quest’opera […]
Strano che la disciplina, la scienza […].»

È poco verosimile che un personaggio del calibro di Freud possa aver ignorato per tanto tempo un’opera in due volumi pubblicata da un suo correligionario viennese nel 1899, con riferimento, tra l’altro, all’interpretazione dei sogni, e poi ristampata l’anno successivo, segno questo del suo immediato successo e diffusione in quel milieu mitteleuropeo dove autori, librai, stampatori si conoscevano tra loro.

Nel Postscritto del 1909, Freud afferma:

«Un caso molto più piacevole mi ha permesso di scoprire in una sede insospettata [un ricettario di cucina?] una concezione del sogno che coincide perfettamente con il nucleo della mia. Le circostanze di tempo escludono che essa possa essere stata influenzata dalla lettura del mio libro [spirito generoso]; devo quindi salutare in essa l’unica teoria esistente nella letteratura sull’argomento, dovuta a un pensatore indipendente, che concordi con la sostanza della mia teoria del sogno. Il libro, in cui ho rilevato questa concordanza, è stato pubblicato nel 1900 [il che è palesemente falso]».

Se Freud abbia preso a prestito la “concezione del sogno” di Popper- Lynkeus, che “coincide perfettamente con il nucleo” della sua, non spetta a me stabilirlo. Musatti sostiene che la redazione dell’Interpretazione dei sogni è avvolta in una rete di misteri. Anche altri avanzano dei dubbi. Ad ogni modo, anche se le cose fossero andate per questo verso, ciò non toglie nulla all’abile e grandiosa costruzione della teoria freudiana, salvo il fatto che la psicanalisi divenuta freudismo si presenta come il più tipico e genuino prodotto del sincretismo tra idealismo e il più piatto biologismo.




Nel post di domenica scorsa, dove ho fatto accenno a taluni aspetti della psicanalisi, ho citato alcuni autori, tra questi due russi, Valentin N. Vološinov e Lev S. Vygotskij, che hanno prodotto le loro opere in epoca staliniana. Ebbene, questi due autori nulla hanno a che vedere con l’ortodossia sovietica, tanto è vero che le loro opere sono state oggetto di ostracismo e i loro autori non hanno avuto sorte migliore. L’ortodossia nasce dal rifiuto di misurarsi con idee diverse dalle proprie, e questo non era proprio l’atteggiamento di quei due grandi studiosi.

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