L’islam sarà pure contro l’omosessualità, ma
leggendo la sûra LII e la LVI, nell’ediz. Utet 1967, più di qualche dubbio è
legittimo a riguardo della pederastia. Quelli che (maschi jihadisti) saranno
risparmiati dal supplizio dell’inferno (giahîm),
si faranno pantagrueliche mangiate e ciclopiche bevute (LII, 19), peraltro “sdraiati
su letti affiancati” (20). Ognuno sarà pignoratario di ciò ch’egli si è
guadagnato (21) e avrà frutta e carne secondo il proprio gusto, e circoleranno
tra questi beati “paggi propri, simili a perle nascoste”. La sûra LVI insiste
che, tra tutti i pii musulmani, saranno gli approssimati (i più vicini a Dio) a
goderne maggiormente nei Giardini di Delizie, “su letti sprimacciati (15), gli
uni di fronte agli altri staranno reclinati” (16) e “gireranno fra loro paggi
eterni” (17) con calici e con coppe di vino paradisiaco. E sul vino in ambito
islamico ha già detto tutto Omar Khayyam. Sui paggi, belli come perle nascoste
che eternamente s’aggirano tra le brande degli jihadisti, le note del
traduttore restano mute, e non ho trovato molto in internet, ma debbo ammettere
che – malgrado qualche stretto contatto di gioventù con questo ramo della
progenie abramitica – ho qualche non lieve difficoltà con la lingua; tuttavia
non ci vuol molto a capire che quelle perle di paggi non figurano come semplici
camerieri, e che la loro bella presenza allude ad intimi servizietti, come
quelli delle concubine (houri). Con
simili promesse di ricompensa celeste, lo credo bene che non manchino volontari
suicidi.
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