Gesù è il personaggio sul quale s’è scritto
di più, in assoluto (*). In generale se ne sono occupati i teologi e i filosofi
(il che è normale), i giornalisti e i polemisti (per dialettica mercantile), e
una teoria infinita di scribacchini che infine un piccolo editore, al quale far
stampare le loro inedite scoperte in mille copie numerate e firmate dall’Autore,
lo scovano sempre, magari coprendo per intero le spese. Insomma, scorrendo le
bibliografie sul tema, di autori con la targhetta di “storico professionista”
se ne trovano davvero pochini. Per quale motivo? Provo con una risposta, e si
porti pazienza se non è abbastanza originale.
(*) In Italia, per esempio, nemmeno su Berlusconi s’è scritto di più.
Fino a epoche non remotissime, occuparsi di
Gesù, e segnatamente della sua storicità, significava rischiare il rogo o altre
grosse calamità personali. In epoche più recenti, e ancor oggi in molte
situazioni, gli studiosi evitano di occuparsi della faccenda in modo serio per
non rischiare di veder compromesso il proprio cursus honorum. Pertanto in genere gli storici evitano di occuparsi
direttamente dell’enorme menzogna ufficiale e l’affrontano semmai lateralmente,
scansando il problema della costruzione sincretica del Messia e la successiva sistematizzazione
del mito di Joshua/Gesù avvenuta agli inizi del IV secolo,
oppure se la cavano scrivendo a piè di pagina che se si è trattato di una figura storica autentica dalla quale il
successivo racconto evangelico ha tratto in qualche modo ispirazione, non lo
sapremo mai con certezza.
Eppure basterebbe un’occhiata al libro di
Marthe de Chambrun-Ruspoli, Le retour du
Phénix, per farsi un’idea della differenza che passa tra la paccottiglia e
gli studi seri. Ed Elias J. Bickerman ci ha dato esempio mirabile, in Quattro libri stravaganti della Bibbia,
di come si costruivano i miti biblici ex post, a tavolino. Non voglio insistere
sul tema, ognuno per la sua strada.
Infine e in soldoni, a chi interessa oggi
stabilire che Gesù è stato davvero un personaggio storico? Anzitutto alle
Chiese cristiane, e segnatamente a quella cattolica per quanto ci riguarda più
direttamente. Come scrivevo in un post recente, oggi la religione non può più
presentarsi come un insieme di concezioni
primitive adatte a persone ignoranti, tanto è vero che senza spostare muri
portanti, di quando in quando, opera qualche piccolo restauro all’edificio
pericolante.
E dunque nel momento storico in cui la mitologia cattolica non regge più
le sfide del mondo moderno, in cui è entrata in crisi il verbo e la tradizione della Chiesa su
aspetti non proprio secondari, essa cerca il modo di salvare anzitutto se
stessa e perciò di ancorare la sua ragione sociale alla storia (**). Se dunque un
tempo bastava la fede e alla Chiesa rendersi interprete del messaggio del suo
Dio, ora è il tempo che il suo fondatore da fantasma ritorni a incarnarsi in una
merce spendibile in un inferno della sopravvivenza ad aria condizionata.
Dopo aver espresso per secoli con flotti di
sangue e di fango la salvezza dell’umanità, era necessario un restyling all’icona
di quell’antico cadavere crocifisso, restituirlo come un leader reale alle masse, sempre più stanche e disorientate, e anche
a quelli in perenne ricerca di “qualcosa”. Credo sia questo fondamentalmente il
motivo per il quale la Chiesa romana si agita tanto per un dialogo diretto e sempre
più stretto con i “non credenti”, aprendo il suo giardino dei giusti, un modo
come un altro per catturare coloro che, pur ripetendo che Dio è morto, non
hanno smesso di mettersi in ginocchio, e allo stesso tempo escludere chiunque
non accetti quel tipo di mercanzia avariata.
(**) Ne è stato segno patologico e fino a un
certo punto paradossale, l’insistenza wojtyliana di creare decine di nuove
figure di santi e beati.
Ma anche i santi senza cartellino filologico fatti saltare nell'ultimo concilio, e ancora i morbosi distinguo di Benedetto XVI su che cosa, per esempio della natività, è da rigettare in quanto fantastico o privo di fondamento, ma tollerabile per l'assodata tradizione (il bue e l'asinello della nostra infanzia).
RispondiEliminaMa un sunto della Marthe de Chambrun-Ruspoli potresti farcelo, a noi che non leggiamo francese. Non sono l'unico curioso, sospetto.
Ieri abbiamo avviato (spero) una conversazione a proposito della coscienza di lavoratori liberi e lavoratori schiavi nel mondo antico. Quello che volevo intendere è che senza dubbio esiste una lignée “aristocratico-spocchiosa” che attraversa la polis ateniese (avversandone la scelta democratica) e si prolunga in Roma da dove raggiunge la cultura cristiana. In Atene questa linea di pensiero ebbe onorata cittadinanza, ma per almeno settant'anni non ebbe attuazione politica (la mamma di Socrate era un'ostetrica, la mamma di Euripide, stando al gossip, un'erbivendola, ma - ascensore sociale?- ebbero i figli che ebbero, fra l'altro, ideologicamente, traditori di classe). A Roma, invece, si insediò sugli scranni senatorii e ci rimase a lungo (per ovvie ragioni: per dire, all'epoca di Nerone gli uomini di lettere su cui conserviamo serie indicazioni biografiche erano tutti legati da rapporti di parentela o di clan, ma proprio tutti, perfino l'apparentemente marginale Persio). Ma questa non fu l'unica linea di pensiero del mondo antico, né può essere oggi apprezzata: è l'unica che sia rimasta chiaramente leggibile nei documenti forse perché i documenti che leggiamo di più sono, appunto, quelli che passano dalla scuola e certo rapprentano al meglio i pensieri delle classi dominanti nel mondo antico (fra l'altro, mi pare appena il caso di ricordare le parole di M. Bernal: lo studio dell'antichità classica fu introdotto in Europa nel primissimo '800 a fini dichiaratamente antirivoluzionari). Ma, appunto, delle classi dominanti. Ed eccoci al punto. Questo strano Chrestos di dubbia paternità stava comunque nella casa di un falegname, visse – mi pare – da piccolo artigiano, predicò per tre anni, fu, come uno schiavo qualsiasi, crocifisso (i signori se condannati a morte potevano scegliersene il tipo, come Berlusconi con la sua condanna). Celso usando il Du-Stil scrive: “ti inventasti la nascita da una vergine [...] invece sei figlio di una donna che viveva in povertà filando e, convinta di adulterio, fu scacciata dallo sposo falegname”.
RispondiEliminaContinua... Ricostruita questa nobile genealogia, Celso ancora accusa Gesù di essere stato randagio in Egitto, di avervi appreso tecniche magiche e di non essere altro che un abile prestigiatore. Niente di rilevante: è di pochi anni precedente l'accusa di magia rivolta ad Apuleio, e si sentiva ancora ridere il beffardo Luciano delle pretese predicatorie del mago sciantoso e falso profeta Alessandro. Solo che a un certo punto Celso scrive che gli ebrei nascono dalla rivolta in Egitto e i Cristiani dalla rivolta agli ebrei e: “se tutto il genere umano fosse disposto a essere cristiano, questi non lo vorrebbero più”. Io purtroppo non conoscono i due libri di cui Lei parla in questo post. Può essere che leggendoli risolva la questione, vedremo. So - e non posso farci niente (la filologia è quasi una scienza esatta) - che le fonti più vicine ai fatti (Tacito, Plinio il Giovane, Giuseppe Flavio) corrono il serio rischio di essere pesantemente interpolate. L'uso che si fa oggi (o che si fatto nel 1590 o nel 1200 o la notte di Natale dell'anno 800) dei vangeli e delle altre fonti non mi interessa più di tanto: la mia è un'incertezza di natura sociologica. Lei esclude davvero che le ragioni che hanno impedito ai romani di ragionare seriamente sul lavoro, sulla schiavitù, sulle classi popolari, non abbiano escluso dal loro orizzonte anche questo irregolare che veniva da una provincia della provincia, si atteggiava a filosofo (come i filosofi antichi era uno scolarca e aveva i suoi discepoli), si era creato un largo e litigioso seguito, aveva idee un po' strane, sminuiva il peso degli dei terrestri (imperatori, colonizzatori e via elencando) a favore di un dio “celeste”? Ovvero e, ripeto, indipendentemente, dagli usi che se ne sono fatti in questi 20 e passa secoli, la mancanza di fonti non è in qualche modo una fonte? E, ancora (lo dico dalle profondità di un sofferto ateismo), conviene oggi, a sinistra, tentare di abbattere anche l'ultimo scudo solidaristico rimasto in questo serraglio di lupi, uno scudo che non è tanto la Chiesa com'è, ma è quello che dicono i vangeli?
RispondiEliminaGrazie di nuovo per l'ascolto
Saluti Ale
Rispondo a entrambi. Allora la citazione di Marthe de Chambrun-Ruspoli è un po’ un mezzo trabocchetto, pensavo e speravo che qualcuno avesse qualcosa da ridire e invece è andata buca. Insomma speravo che qualcuno eccepisse che non si tratta proprio di un libro “scientifico”. In tal caso gli avrei dato il suo pane. Eh sì, ha ragione Ratzinger nella sua lettera a Odifreddi, noi consideriamo “scientifico” un po’ quello che ci pare. Per altro si dovrebbe chiedere a Ratzinger: perché i vangeli offrono una base storica seria per costruirci su qualcosa?
RispondiEliminamezzo trabocchetto perché il libro della principessa merita veramente di essere letto e apprezzato. Farne un sunto è davvero impossibile. Riguarda la mitologia egizia, sulla base di papiri, dai quali si rinviene, per quanto riguarda il mito cristologico, ciò che si può rinvenire in altre mitologie antiche: perciò parlo di sincretismo nel post. In generale: non si può comprendere una mitologia se non si conoscono le altre. Nello specifico: non è possibile, questa la sintesi, comprendere la mitologia cristiana se non si conoscono le altre mitologie.
L’altro autore citato, invece, è stato un gradissimo studioso, tradotto anche in italiano in almeno tre titoli, due dei quali veramente preziosi: quello citato è edito da Patron (Bologna), un altro è Gli Ebrei in età greca, il mulino, e poi La cronologia nel mondo antico, La nuova italia (un testo specialistico che mi per servito per altre cose).
Ci sarebbero poi due lavori egregi, però anche questi in francese. Non vi sembra strano che quelli della succitata principessa ruspoli non siano mai stati tradotti? In italia certe cose non si traducono, a parte i lavoretti stucchevoli di karlheinz deschner per merito di una casa editrice minore. Per quarant’anni abbiamo avuto la traduzione solo a mo’ di sunto di Feuerbach e solo grazie a quello squinternato di ggfeltrinelli.
Buona serata
Fresco, fresco di stampa: Bart D. Ehrman "Gesù è davvero esistito" della casa editrice(la più grande d'italia scippata dal malvivente).
RispondiEliminaSul sincretismo del cristianesimo e sugli orrori della bibbia la tetralogia di T. Mann "Giuseppe e i suoi fratelli", secondo me, è un capolavoro . In special modo per i tempi i cui è stata scritta. Infatti, la chiesa, in massimo imbarazzo, fece finta di niente e la ignorò
Ciao,gianni
Come sempre dimentico qualcosa: sottotilo di "Gesù è veramente esistito" è: Un'inchiesta storica.
RispondiEliminaCiao
RispondiEliminaM poi, e in fin dei conti, a parte il sincretismo con i miti egizi e via retrocedendo, quale sincretismo più ardito del voler tener uniti bibbia e vangelo? g