L’esito delle elezioni tedesche mostra come
l’elettorato di quel paese abbia le idee chiare e come i due più grandi partiti
siano sostanzialmente concordi nel perseguire una strategia comune, ossia i superiori
interessi della Germania.
La situazione politica italiana mostra per
contro un elettorato diviso e confuso, e come i tre grandi partiti, non solo siano
sprovvisti di un barlume di strategia sostanzialmente comune per quanto
riguarda gli interessi generali del paese, ma siano privi di una qualsiasi idea
diversa dalla mera riproduzione del loro potere e della difesa dei più
variegati e illeciti interessi particolari.
Il Pd è un semplice cartello elettorale in
lotta permanente al proprio interno su tutto; il partito di Grillo persegue gli obiettivi del megalomane che l'ha fondato; il partito di Berlusconi non ha bisogno di essere qualificato
poiché è nato ed esiste solo in cura agli interessi del padrone e
dell’entourage di corte.
La diatriba politica, parlamentare e
mediatica, tira avanti da mesi, anzi da anni, sulle vicende personali di
Berlusconi, sulle liti tra fazioni all’interno del Pd, sui vaticini strampalati
di un duo di psicotici, e sulle beghe per questioni assolutamente secondarie
con le quali si distrae un paese saccheggiato e vilipeso da tutti.
Tutto ciò è singolare in Europa, e dimostra
che l’Italia è un paese in cui, di là delle apparenze, vige un regime
effettivamente diverso da una democrazia di tipo parlamentare, ossia un sistema di
stampo feudale.
Analisi lucida, che sostanzialmente condivido.
RispondiEliminaLa differenza fra Germania (ma non solo...) e Italia si fa chiara soprattutto se si sottolineano quegli aspetti: là una visione strategica (e diffusamente condivisa da un elettorato piuttosto "consapevole" [della posta in gioco, del ruolo che può giocare la Germania in Europa e oltre, ecc.]) e qui l'incapacità di vedere al di là dell'oggi - giacché si preferisce scommettere sulla benevolenza del "potente" al cui servizio (reale o figurato) ci si pone. La visione strategica e di ampio respiro viene in secondo o addirittura in terzo piano, è l'ultima delle preoccupazioni. Sembra che in Italia ci si arrovelli in particolar modo per capire quale sia il "signore" (in senso feudale, appunto - anche se, oggi più di ieri, il "signore" può essere anche un gruppo di potere che eventualmente usa un singolo come "front man" -) al cui servizio è più conveniente porsi o alla cui "generosa guida" è preferibile affidarsi, con uno spirito cortigiano (e di "fazione" nell'accezione meno "moderna" possibile...) che non sembra cambiato molto nei contenuti e nei fini (tolto qualche inevitabile "aggiornamento ai tempi") rispetto all'epoca delle corti rinascimentali.
E se certi "intellettuali" (fra i quali oggi dobbiamo comprendere anche un buon numero di "tecnici" del diritto, dell'economia, ecc.) continuano qua e là a profondersi in lodi per il loro "signore" di riferimento (proprio come secoli fa...) anziché lavorare affinché si butti alle ortiche tutto il decrepito sistema tardo-feudale che ci circonda, si comprende quanto sia arduo sperare in un qualche "cambiamento endogeno".