giovedì 16 febbraio 2012

Atene è sola


Atene è sola, sempre di più. Il popolo greco deve pagare per i suoi peccati, per il debito, deve recitare la sua parte nel contratto. È la verità di cui tutti siamo consapevoli, fatta esistere nell’opinione prima ancora che nelle cose. Si tratta di “parassiti greci” – come li definisce la stampa tedesca – che sul piano delle decisioni e dei comportamenti non hanno avuto le stesse responsabilità, di soggetti diversi che data la loro condizione sociale ora non possono difendersi con gli stessi mezzi e forza. Perciò non sono chiamati a risponderne tanto il povero che il ricco, l’operaio e il banchiere, il pensionato e il politico.

Chi ha deciso che una nazione con un’economia poco più che pastorale poteva competere con le prime potenze industriali e commerciali adottandone la stessa moneta e le medesime regole? Chi e come ha potuto far credere che la liberalizzazione della produzione dei pistacchi e dell’olio d’oliva potesse sostenersi alla pari con quella dell’industria siderurgica, elettronica e chimica, del grande capitale speculativo in generale?

Sono domande che oggi si pongono i proletari greci e anche i portoghesi, dopodomani gli spagnoli e nel tempo, piaccia o no, ci porremo anche noi italiani. Abbiamo potuto scegliere con effettiva consapevolezza e quindi in autentica libertà, oppure siamo stati raggirati? Di quale cittadinanza si va cianciando, siamo solo mezzi per “accrescere la mobilità e favorire la concorrenza tra persone e imprese”. Le parole d’ordine dell’ideologia liberista non sono riducibili solo agli aspetti più prosaicamente economici, ma investono l’insieme dei rapporti sociali stravolgendoli, sia dal lato della democrazia, dei diritti e del reddito, e soprattutto dal lato della possibilità di scegliere. Il capitalismo, allo stadio in cui è giunto, è una maledizione che si è impossessata del presente e dell’avvenire, e i suoi apologeti neoliberisti sono dei criminali seriali, indistintamente responsabili.

Ci giunge forse nuovo il concetto che la relazione tra debitori-creditori esprime un rapporto di forza? O crediamo che ciò sia valso solo nelle società classiste del passato e non c’entri nulla con l’oggi e il noi? Gli enormi valori speculativi che in tempo reale sono trasferiti da una piazza finanziaria all’altra, da un portafoglio o da un conto all’altro, di che cosa sono fatti? Solo di carta e di bit? O piuttosto essi rappresentano titoli del debito, quindi ricchezza prodotta dal lavoro, interessi sul nostro sudore e su quello delle generazioni a venire? Quindi, non è forse vero che nei famigerati mercati lo scambio riguarda il nostro tempo, la nostra vita e tutto quanto la riguarda?

Tutto questo continuerà fino a quando glielo permetteremo con la nostra indifferenza, con la nostra sufficienza, soprattutto con la nostra rassegnazione. Se non fossimo distratti ad arte da troppe cose, la prima istanza di liberazione dovrebbe essere rivolta contro la rappresentazione di una realtà distorta dalle parole inventate dai padroni e dai loro servi (anche quelli che dicono di voler migliorare il sistema) e che ha trasformato i disoccupati in “assistiti”, i pensionati in “mantenuti”, i salariati in annoiati fannulloni e i giovani in imbecilli che non sanno rischiare l’avventura a migliaia di chilometri da casa.

6 commenti:

  1. Manica di CRIMINALI. E qualcuno ha ancora il coraggio di dire che queste riforme del lavoro erano necessarie per il BENESSERE dei lavoratori. Ma com'è possibile tutto ciò? E non si tratta solo di pareri che sorgono da una netta posizione di classe, spesso sono gli stessi salariati, gli stessi disoccupati, la stessa classe proletaria ad esprimersi così. A rafforzare e inasprire le proprie catene, benedicendole.
    Possibile che questo sistema riesca a fare un lavaggio del cervello così potente?

    RispondiElimina
  2. Minati anche nell'orgoglio, unica arma pericolosa che porta inevitabilmente alla reazione davanti a una offesa. Atene è sola, si la sola a cui non hanno fatto in tempo a demolirne la pericolosa qualità. Forse il suo vantaggio è stato quello di essere già povera prima ancora che arrivassero gli sciacalli capitalisti, con l'illusione di renderli cittadini europei. La prima a capitolare nel buco nero dei significati astrusi costruiti ad arte!
    Ma noi abbiamo di meglio di cui discutere, noi abbiamo "il re degli ignoranti" e i tatuaggi in zone strategiche, mentre mister fashion dice no alle Olimpiadi a Roma, per non gravare maggiormente di tasse i cittadini, e ... spende miliardi di euro in armi... per la sicurezza dei cittadini (??).
    Se Atene riuscisse a vincere contro i Titani ne avremo Noi il merito, la nostra solidarietà al popolo greco attraverso i social network avrà pure il suo peso!!

    Buona Giornata

    RispondiElimina
  3. Brava come al solito!

    Mi permetto di gettare un po' di sale sulle ferite:

    i debiti di guerra dalla Germania verso la Grecia sono stati
    quantificati in 70 mld di euro. I Greci, nel '53, li condonarono, insieme ad altri paesi che condonarono e ridussero altri pesantissimi debiti tedeschi relativi sempre ai danni di guerra.

    Ma allora l'URSS e il comunismo facevano ancora paura.

    ciao gianni

    RispondiElimina
  4. Succede... quando sono molto indignata :)
    Grazie per l'apprezzamento.

    Buona Notte

    RispondiElimina
  5. Aggiornamento:

    Mikis Theodorakis valuta i crediti per danni di guerra
    in 500 mld di euro.

    LETTERA APERTA DI MIKIS THEODORAKIS

    http://www.falkorossodapulia.com/2012/02/lettera-aperta-di-mikis-theodorakis.html

    gianni

    RispondiElimina