lunedì 15 febbraio 2010

Il prete e Margherita


Nei giorni scorsi si è svolto un confronto pubblico tra Margherita Hack e il vescovo di Verona. Quest’ultimo ha lanciato la sfida sostenendo, niente meno ma da par suo, di poter dimostrare, secondo logica, l’esistenza di dio. Margherita ha avuto facile gioco nel ridicolizzare le tesi del prete, basate su congetture tutt’altro che sostenibili razionalmente. Tuttavia alla fine, a mio avviso, la Hack ha perso la partita. In questi casi la partita è già persa in partenza, quando si accetta di giocarla su un campo del tutto favorevole all’avversario e soprattutto se si segnano degli autogol clamorosi. Ed infatti Margherita ha detto:

1) che non è possibile dimostrare sul piano della ragione l’esistenza o meno di dio.

È questo un pseudoconcetto molto diffuso e in comune sostanzialmente con i preti più scaltri, che consacra il sottostante pregiudizio assoluto dell’impotenza umana a fronte delle ubbie del “mistero”. La razionalità che dissolve gli dèi si arrende alla trascendenza non appena si tratta di mettere insieme i fatti e la testa. Eppure sarebbe bastato un po’ di Feuerbach.

2) che Gesù è stato uno dei “personaggi più straordinari della storia”.

E qui il prete, in cuor suo, gongolava: di dio gl’importa poco, ma assai del marchio di fabbrica.

Due autogol tipici della nostra intellighenzia, cosicché il prete ha incassato la partita, portandosi a casa il pallone e lo scalpo della Hack.

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