La Me.Fo GmbH, Metallurgische Forschungsgesellschaft
m.b.H (Società per la ricerca in campo metallurgico), fu una società fittizia
del Terzo Reich, inesistente nella realtà, ideata per finanziare la ripresa
economica tedesca e il riarmo aggirando di fatto, con un
artificio contabile, i limiti e le imposizioni che il Trattato di Versailles
del 1919 aveva imposto alla Germania uscita sconfitta dalla prima guerra
mondiale.
Questo sistema di finanziamento si basava su uno
schema ideato nel 1934 dal ministro del Tesoro nazista Hjalmar Schacht, nel
quale era prevista l’emissione di speciali obbligazioni a nome della
summenzionata società fantasma, i cosiddetti Mefo-Wechsel. Grazie all'emissione
di tali cambiali, a guisa di titoli di stato, il Tesoro poteva rastrellare
liquidità da impiegare per favorire la ripresa e lo sviluppo economico della
Germania oltre che la produzione di armamenti per soddisfare i suoi piani di
riarmo.
MEFO era dunque l'acronimo riferito a una scatola
vuota, a nome della quale si emisero siffatte obbligazioni senza gravare sul
bilancio pubblico e senza creare inflazione, in quanto tali cambiali erano
“spendibili” esattamente come il denaro entro i confini nazionali. John Maynard
Keynes, riprendendo un'osservazione fatta da Hubert Douglas Henderson, così si
era espresso nel 1941 riguardo al sistema ideato da Schacht: «il fatto che
tale metodo sia stato usato a servizio del male, non deve impedirci di vedere
il vantaggio tecnico che offrirebbe al servizio di una buona causa».
Scrive a tale riguardo Adam Tooze nel suo Il prezzo dello sterminio, ascesa e caduta
dell’economia nazista (così l’editore italiano traduce The Wages of Destruction,
The Making and Breaking of the Nazi Economy):
«A partire
dall’aprile del 1934 i fornitori di armamenti sarebbero stati pagati in buoni
IOU [titoli di credito emessi in occasione del programma antidisoccupazione]
emessi per conto della Mefo GmbH. Questa misteriosa società era stata costituita
con capitale di un milione di Reichsmark, fornito dalla Verenigte Stahlwerke,
dalla Krupp, dalla Simmens, dalla Deutsche Industrie Werke, della
Gutehoffnungshütte (GHH). La Krupp e la Deutsche Industrie Werke erano grossi
produttori di armamenti. La Deutsche Industrie Werke era proprietà del Reich.
La Simmens e la Vereinigte Stahlwerke, pur traendo importanti benefici alla
spesa militare, furono quasi certamente incluse nel programma per la loro
notevole affidabilità finanziaria. Grazie a questi grandi nomi, le attestazioni
di pagamento delle spese sostenute per il riarmo della Germania divennero
garanzia accettabile per la Raichsbank. In cambio di un piccolo sconto, gli
appaltatori potevano incassare i buoni emessi dalla Mefo presso la banca centrale.
Alla fine, poiché davano degli interessi soddisfacenti ed erano effettivamente
garantiti dal Reich, quei buoni rimasero in gran parte in circolazione. Ne
vennero emessi alcuni nell’autunno del 1933 per aiutare i primi appaltatori
della Lufwaffe a superare una crisi di liquidità. L’emissione su vasta scala
iniziò nell’aprile del 1934, in coincidenza con la nuova campagna
propagandistica che circondava la seconda ondata di misure antidisoccupazione.
Sotto tutti
gli aspetti, tranne quello propagandistico, le misure antidisoccupazione del
1933 venivano scavalcate dalle decisioni adottate in tema di riarmo e di debito
estero. La spesa militare era enormemente superiore a qualunque investimento
pubblico mai previsto per la creazione di lavoro. In base all’accordo del
giugno 1933, l’investimento militare sarebbe stato quasi il triplo di quello
complessivamente previsto per le misure antidisoccupazione annunciate nel 1932
e nel 1933» (pp. 81-82).
Il giochino della doppia contabilità stava mostrando
la corda già prima del II conflitto. La guerra (e la conquista) impose la sua
legge (*).
Allora il fulcro del dibattito aveva un interrogativo
fondamentale: la spesa pubblica, finanziata nel breve termine dall’emissione di
nuova moneta, avrebbe potuto avere un impatto effettivo sulla produzione e
sull’occupazione? Ricorda qualcosa questo? A gestire il piano e la finanza
tedesca c’era un certo Hjalmar Schacht. Oggi abbiamo Savona, Bagnai, Borghi … .
*
Sia chiaro, la cartamoneta è segno del valore, non
valore in sé; tuttavia quale rappresentante del denaro reale, la cartamoneta,
pure elettronica e virtuale, non è una creazione arbitraria che si può gestire
"a prescindere" e per lungo periodo senza incorrere in gravi
“incidenti” (è titolo "fiduciario"). Perciò “stampare” moneta o altri
“segni del valore” a go-go, specie nei paesi con forte indebitamento, e deboli
politicamente e strategicamente, è senz’altro molto rischioso. Possono farlo,
impunemente ed entro certi limiti, anzi traendone forte vantaggio, nazioni come
gli Stati Uniti d’America, cioè delle superpotenze economiche e militari che
possono imporre il corso della propria “carta colorata” e drenare valore. Ma
anche gli Usa, che usavano la stampa di dollari per finanziare, tra l'altro, la
guerra in Vietnam, dovettero interrompere la convertibilità del dollaro in oro,
segno evidente che la “stampa” di moneta non è mai e in nessun caso “a
prescindere”. L’altra faccia della “crisi petrolifera” del 1973-’74, era data
proprio dal fatto che gli Usa avevano deciso che il dollaro dall’agosto 1971
sarebbe stato carta colorata senza vincolo col sottostante valore reale, cioè
il suo cambio sarebbe stato stabilito su base discrezionale dai padroni del
mondo (quello di allora e assai meno quello di oggi). I paesi produttori di petrolio,
ma non solo, non la presero bene poiché i loro petrodollari in tal modo
perdevano valore. Anche il prezzo dell'oro, equivalente universale, schizzò
verso l'alto e con esso ovviamente anche i prezzi delle altre merci (compresa
la forza-lavoro). Insomma, gli Usa potevano con il dollaro "drogare"
il mercato, ma il mercato si prende sempre le sue rivincite.
(*) La persecuzione degli ebrei in Germania e in
seguito nei paesi occupati, deve essere vista, sfrondata dal fanatismo
ideologico funzionale al gioco, anche e forse soprattutto in chiave economica,
cioè dal lato delle confische (rapine) che gli ebrei, ma non solo, subirono (e
il loro impiego come schiavi non salariati nella produzione di guerra). Non di
sole opere d'arte confiscate o acquistate a vil prezzo si nutriva la bestia.
Può piacere o no, ma aveva ragione Keynes.
RispondiEliminaViene il dubbio.
RispondiEliminaChi sono i moderni "ebrei" ?
Bisognerà inventarsi qualcosa.
caino
sì, bisognerebbe ragionare sulle criptovalute che sembrano voler sondare il confine del denaro come di mezzo di pagamento dello scambio sociale
RispondiEliminail fenomeno, generato completamente dalla attualità capitalistica, per ora si mantiene in quei binari
epperò in qualche modo smonta il circiuto bancario commerciale, ed è un salto non da poco
lo zittito