Sulla natura e gli scopi del conflitto siriano si
possono leggere in rete cose interessanti. Per esempio, scopo delle grandi
potenze (chi per un verso e chi per l’altro) sarebbe quello di lasciar
incancrenire la situazione, senza vincitori netti e senza sconfitti definitivi.
Non concordo con questa tesi.
Posto che noi giudichiamo a distanza di migliaia di
chilometri e in possesso solo di notizie di produzione giornalistica,
ampiamente intossicate dagli interessi che i media rappresentano, oppure di
fonti molto sospette, come Médecins sans frontières, possiamo solo congetturare ipotesi sul piano
logico.
La tesi succintamente esposta e con la quale non
concordo non tiene conto del fatto che la Russia – che ha una sua importante
base navale in Siria e teme l’accendersi attraverso il Caucaso di pericolose
micce jihadiste – ha tutto l’interesse a chiudere il conflitto, mentre per
contro, nella situazione venutasi a creare in Siria dopo la presa da parte di
Assad della città di Al Qusayr, gli Usa
hanno l’interesse opposto, e in tal caso effettivamente di creare una
situazione di stallo. Ciò che in definitiva conta per gli Usa e i suoi alleati,
è di continuare a plasmare l'ordine internazionale in base al proprio
tornaconto in un contesto internazionale che si sta disgregando.
*
La più grave sconfitta Usa del dopoguerra sul piano
geostrategico – forse più grave di quella patita nel sud-est asiatico negli
anni Settanta – è stata la perdita del controllo sulla Persia. È sufficiente
un’occhiata a una carta geografica per rendersene conto, considerando che le
più grandi riserve petrolifere mondiali sono localizzate tutt’intorno a questo paese che ha una superficie pari a Regno Unito, Francia, Spagna e Germania messi
assieme, e con quasi 80 milioni di abitanti.
La Persia ha migliaia di chilometri di coste
sull’omonimo golfo e su quello di Oman, divisi dallo Stretto di Hormuz. Confina
con la Turchia, l’Iraq, l’Azerbaijan, l’Armenia, il Turkmenistan, l’Afghanistan,
e a sud-est con il Pakistan, è ha contatto diretto con il Mar Caspio e non
dista molto dal Mar Nero. Un vero cardine strategico.
Chi immagina la Persia sull'immagine stereotipata offerta dai media, ossia come una landa semi-desertica, consideri invece che è uno dei paesi
più montuosi del mondo, con vette che sfiorano i seimila metri, e ad appena un’ora d’auto
da Teheran (metropoli di 12 milioni di ab.) la borghesia persiana va a sciare. Il nord del
paese è ricoperto da foreste con un clima molto piovoso, un territorio ideale
per la difesa da attacchi esterni e per praticarci la guerriglia.
Dal 1978 è al potere una teocrazia sciita che alla
luce del Corano contesta in toto il modello culturale occidentale e la
mercificazione integrale dei rapporti sociali. Al riguardo, più di altre
considerazioni, è illuminante la corrispondenza intercorsa, nel 1989, tra Michail Sergeevič Gorbačëv e l’ayatollah Ruhullah Musavi Khomeini (detto Hindi,
per le origini indiane della sua famiglia), leader della rivoluzione islamica
in Iran e sostanzialmente uno gnostico.
La costituzione della repubblica islamica dell’Iran
fu redatta da 73 persone elette tra le quali 55 erano studiosi in materie
religiose.
Lo stesso Consiglio islamico rivoluzionario è composto soprattutto di ulema, organismo
che ha come braccio operativo il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica
(i famosi Pasdaran). Per contro, il primo governo islamico, guidato da Bazargan
e comprendente molti tecnocrati liberali di orientamento islamico, considerava
irrinunciabile una normalizzazione della situazione, più rapida possibile, ed
il graduale abbandono degli organismi nati con la rivoluzione. La rottura tra
governo dei moderati e il Consiglio islamico rivoluzionario (che godeva le
simpatie di Khomeini) fu inevitabile e si determinò in seguito all’occupazione
dell’ambasciata Usa a Teheran, compiuta da un gruppo di khomeinisti fanatici
verso i quali immediatamente l’illuminato leader estese la sua protezione. Il
Consiglio della rivoluzione islamica assunse pro tempore il governo del paese.
Bisogna
considerare che gli Usa fecero molti passi falsi, uno di questi fu l’ospitalità
che accordarono all’ex Shah e a altri gerarchi del passato regime nel proprio
territorio. Un secondo e più grave passo falso fu quello di affidare all’Iraq,
tramite il sostegno dell’Arabia Saudita, il compito di attaccare militarmente e
frontalmente l’Iran. Questo ci dà chiara l’idea di come in quel frangente gli
Usa fossero governati da uomini poco inclini alla prudenza e alla riflessione,
e mal consigliati.
* * *
La vera
spina nel fianco degli Usa è l’Iran, l’irriducibile avversario che tramite Hezbollah,
l’organizzazione politica ed economica sciita libanese, sta sovvertendo gli
equilibri in Medio Oriente. La guerra in Siria è testimonianza di quanto questa
situazione preoccupi gli Usa e Israele, fino a scatenare una guerra civile che
vede opposti sciiti e sunniti, questi ultimi sostenuti da Usa e Israele, dai paesi
del Golfo e da Al Qaeda. Ad aggravare negli ultimi mesi la situazione è stata
la perdita, da parte dei “ribelli”, di Al Qusayr, una località d'importanza
militare fondamentale, poiché chiude un percorso importante che le forze
dell'opposizione usano per infiltrarsi e inviare armi alla provincia di Homs,
punto strategico per raggiungere il resto della Siria dal vicino Libano
settentrionale.
Inoltre la
presa di Al Qusayr permette al regime di controllare le strade principali che
collegano Homs e Damasco per la regione costiera intorno a Tartus (flotta
russa) e Latakia, che sono i principali corridoi di transito per materiale
bellico, carburante e beni di sussistenza spediti via mare. Peraltro la caduta
della città consente di liberare uomini e mezzi dell’esercito per schierarli
sul fronte di Aleppo, caduta la quale la sconfitta delle forze ribelli – che
non hanno una leadership politica e militare unitaria – appare realisticamente possibile.
Dunque,
tutto ciò sta avvenendo perché l’esercito di Assad sta vincendo sul terreno, e
gli Stati Uniti hanno bisogno di riequilibrare le sorti di una guerra che
appare perduta, e nonostante sia già costata 100mila morti e milioni di
profughi essi puntano a prolungarla alla faccia dei diritti umani e di altre
parolette d’ordine buone a smuovere una lacrimuccia compassionevole per la
sorte delle vittime all’ora di cena davanti alla televisione.
Sullo
sfondo, la diatriba russo-americana sulla dislocazione dei missili Usa da un
lato, e dall’altro la questione nucleare iraniana.
intervista ad un siriano in italia, forse la hai già letta ma per molti potrebbe essere illuminante
RispondiEliminahttp://siamolagente.altervista.org/mimmo-srour-siriano-vi-racconto-cosa-sta-accadendo-in-siria-e-perche-in-italia-non-viene-detta-la-verita/#
bellissima anche la tua analisi
grazie per la segnalazione. ciao
EliminaIl quadro rappresentato chiarisce credibilmente la situazione. Non capisco però come Israele non preferisca la stabilità (dittatoriale) di Assad all'instabilità. Non si fidano dei russi che garantiranno loro per Assad che, dopo, stia calmino? Questo perché, se non sbaglio, i russi sono alleati di Israele, no?
RispondiEliminacaro, tu poni domande alle quali, dopo cena, proprio non so rispondere. che verdure hai raccolto nell'orto?
EliminaElenco: cipolla, carota, zucchina, pomodoro, patata (già raccolta), prezzemolo, sedano, basilico... roba da kibbutz.
RispondiEliminabuana, la verzura e la battuta
EliminaPietro Mennea (si, avete capito bene, il fu recordman del mondo dei 200m)...sull'Afghanistan, e...altro. Pochi minuti interessantissimi da ascoltare.
RispondiEliminahttp://youtu.be/AlsDKDZQgF8
Luigi
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o40356:e1
RispondiEliminaEx parlamentare Usa: la Siria è la via per “marciare sull’Iran”.
Bel post, bella analisi.
RispondiEliminaGrazie.