lunedì 30 settembre 2013

Diatribe


Debbo una risposta a Gianni che in un suo commento a questo post mi segnalava, a proposito di Gesù, il libro di Bart D. Ehrman, Gesù è davvero esistito?, ora in libreria. Non l’ho fatto prima perché per dare una risposta dovevo leggere il libro di Ehrman; ora che l’ho compulsato per bene e l’ho letto integralmente nei capitoli decisivi, posso offrire una qualche considerazione con cognizione.

Si potrebbe osservare che con quello che succede in giro, occuparsi di questi temi è come prendersi briga di stabilire il sesso degli angeli. Non sono d’accordo con l’osservazione. Se è normale che i preti si occupino di queste cose in quanto guardiani del mito dio/uomo, qualche sospetto dovrebbe venirci se a occuparsene abbondantemente è l’intero sistema della comunicazione sociale (*).



Anche Ehrman prende le mosse dai soliti Tacito, Svetonio, Plinio e compagnia bella, ed è costretto ad ammettere molto chiaramente che su quella base non si va da nessuna parte. Non resta, tra le fonti storiche, che Giuseppe Flavio, il cosiddetto Testimonium Flavianum, ossia i paragrafi 63-64 delle Antichità Giudaiche. Ehrman ammette subito che la maggior parte degli studiosi propende per l’interpolazione, ossia che un ebreo con un curriculum come quello di Giuseppe non poteva scrivere quelle cose, non almeno a quel modo. Del resto il testo di GF scorre bene senza quell’interpolazione. Ehrman esamina alcune critiche in merito all’autenticità così come sarebbero state svolte da Earl Doherty, in Jesus. Neither God nor man (un’edizione riveduta e ampliata di The Jesus Puzzle), e da Ken Olson (allieva dello stesso Ehrman) che in un articolo per la Catholic Biblical Quarterly (articolo che non ho letto) sostiene che il cosiddetto Testimonium Flavianum è un’interpolazione perché il testo da un punto di vista filologico non appartiene a Giuseppe Flavio, bensì è molto simile a come scrive Eusebio di Cesarea. Ehrman, nell’impossibilità di poter ammettere sic et simpliciter l’autenticità del Testimonium, tenta di metterci una pezza. È vero, sostiene, che fino al IV secolo non si ha notizia della presenza del passo “incriminato” nel testo flaviano (cosa che di per sé dovrebbe far riflettere), ed è pure un fatto che un personaggio come Giuseppe Flavio non può essersi espresso in quei termini, tuttavia – sostiene Ehrman – l’interpolazione riguarda solo alcuni termini del testo, tolti i quali avremmo il teso “autentico”! E difatti, Ehrman, compie un’operazione a dir poco stravagante, ossia riscrive il testo pseudo-flaviano secondo una sua personale versione, purgata di ciò che non apparterrebbe a Giuseppe Flavio ma alla mano del copista!!

Alla fine della giostra, e come sempre in questi casi, anche Bart D. Ehrman non ha altra scelta che riparare sui Vangeli, vale a dire che la storicità di Gesù va esaminata e provata su quei testi. Sarebbe questo il genere di “scientificità” del quale si ammantano i sostenitori dell’esistenza storica di Gesù. E allora, allo stesso modo possiamo ragionare sulla storicità di Osiride così come desunta dal Libro dei Morti. Ma in tal caso, si dice, è evidente che si tratta di mitologia religiosa. Perché, chiedo, discutere seriamente della veridicità di un racconto che tratta di un uomo che cammina sulle acque, risuscita i morti, guarisce gli storpi, muta l’acqua in vino, eccetera, è qualcosa di diverso da altri miti come per esempio quello egizio?

A me personalmente interessa poco cosa scrivono i sostenitori di una tesi oppure di un’altra. Si tratta di una diatriba infinita che può far comodo solo ai preti e a gente che trova il suo interesse in queste telenovele che piacciono tanto al pubblico. Un discorso serio su questo tema, a mio avviso, deve partire dall’intreccio tra le diverse mitologie e lo studio di come si siano reciprocamente influenzate, nel quadro delle idee e dei movimenti storici del periodo. Da qui si può tentare una ricostruzione su come si sia formato e sviluppato il mito di Gesù e quali interessi concreti, a un certo punto, siano scesi in campo per sistematizzare il mito del dio/uomo, in un lungo processo che ha avuto il suo culmine agli inizi del IV secolo. Senza dimenticare che i Vangeli ci permettono di vedere le cose solo da una prospettiva religiosa, e che l'identità cristiana rappresentata in questi testi, scelti successivamente tra molti altri, non solo è uniforme ma assolutamente unilaterale.


(*) La religione è un serio avversario della concezione scientifica del mondo ed è perciò necessario sottoporre le credenze religiose ad una critica valida e persuasiva.

(**) A parte una traduzione italiana settecentesca, se non ricordo male edita a Cremona, l’unica traduzione che conosco delle Antichità Giudaiche è quella delle Utet, del 1988. Il passo “incriminato” si trova alle pp. 1116-17 del II volume, una decina di righe poste tra il paragrafo che riguarda la “canalizzazione dell’acqua per Gerusalemme” e quello che riguarda il racconto di “Paolina e i suoi amanti”. Scrive Elias J. Bickerman che "tutto quello che abbiamo fu scelto da mani devote" (Gli Ebrei in età greca, 384).



3 commenti:

  1. Sei veloce, e ti ringrazio per l'attenzione puntuale della recensione. Io l'ho segnalato per rimarcare il tuo discorso sull'attuale ricerca di storicità della chiesa, ma ancora non l'ho aperto, causa anche i lavori di taglio di erba e rovi nell'uliveto per preparare la raccolta.

    Il tuo approccio alla religione, come studio dell'intreccio dei miti e degli interessi concreti che hanno portato ad una sua istituzionalizzazione, è una cosa di cui ci sarebbe assolutamente bisogno, per questo ho apprezzato Mann con Giuseppe e suoi fratelli che di entrambi gli aspetti riesce a darne conto, in un' opera non specialistica ma divulgativa, quale il romanzo, anche se non proprio di lettura leggera.

    Sulla religione sto scrivendo qualcosa. Se lo finirò, non in tempi biblici, te lo invierò. Mi interessa il punto di partenza di Marx che segnala la religione come antropoformizzazione di un bisogno di "libertà e giustizia assolute" espresso da una collettività umana già evoluta. Un punto di vista che andando alla radice delle cose permette di allargare il discorso anche ad altre religioni.

    Una buona giornata. Qui è tutto bagnato e non posso andare nelle fasce,ciao gianni




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    1. aspetto l'invio (con calma, prima gli ulivi). qui 13 gradi. ciao

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  2. Libro interessante usato per Antropologia delle religioni
    Gesù mago Morton Smith
    Gremese Editore, 2005 - 256 pagine
    Un tema inconsueto e stimolante quello analizzato da Morton Smith: la ricostruzione della figura di Gesù per come fu considerata da coloro che non lo seguirono e non abbracciarono la fede cristiana, vedendolo piuttosto come un taumaturgo dotato di poteri magici, uno dei rabbi che popolavano allora le contrade della Palestina: un "mago", per l'appunto. Sulla base sia di fonti ebraiche e pagane, sia di una rilettura solo apparentemente provocatoria degli stessi Vangeli - alla ricerca di testimonianze a favore dell'immagine di Gesù che essi respingono -, l'autore delinea la dimensione storico-magica del Nazareno, tratteggiando anche un ritratto dell'ambiente storico in cui si svolse la sua vita.

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