venerdì 22 novembre 2024

Non abbiamo tutto quello che vogliamo?

 

Accennerò di seguito a degli aspetti, banali e apparentemente semplicistici, della dittatura che caratterizza il sistema economico sociale attuale. Del resto, nel quadro della lotta di classe attuale, inesistente, il discorso politico non può andare più in là di certi accenni e bisogna anzi essere molto cauti.

Nota marca molto reclamizzata in TV di passata di pomodoro da 400 g, prodotto in vasetto di vetro con coperchio metallico ed etichetta. Il pomodoro prima di finire in quel vasetto è stato raccolto, selezionato, lavato, bollito, macinato, con l’aggiunta di qualche conservante. Quindi è stato inscatolato, trasportato, sottoposto a tutte le procedure di fatturazione del caso, pagate le imposte, posto negli scaffali del supermercato e venduto al prezzo di 1,29 . Una lunga trafila produttiva e commerciale che ha richiesto non solo l’intervento delle macchine ma anche non poco lavoro umano di raccolta, confezionamento, trasporto, eccetera.

Tenuto conto che la ditta produttrice non è un ente di beneficenza, né tantomeno la catena di supermercati che commercializza quel prodotto, quanto può avere inciso il valore del lavoro umano in quei miserabili 1,29 a confezione? Quanto è stato retribuito il lavoratore piegato sotto il sole cocente dell’estate per raccogliere quel pomodoro? Un lavoratore formalmente libero, di fatto uno schiavo della sua condizione economica, con il fiato sul collo del “caporale”, in condizioni di vita e alloggio a dir poco precarie.

Bancarelle del mercato. Centinaia di vestiti colorati, di borsette di altri prodotti di abbigliamento femminile. Due volte alla settimana c’è la calca, quasi si litiga per accaparrarsi un capo di quell’abbigliamento che viene venduto a 10 . Sono capi prodotti a decine e anzi a centinaia di milioni in paesi come il Marocco, la Tunisia, la Turchia, l’India, eccetera. Stesso discorso del pomodoro: quanto è stato pagato quel lavoro sfruttato al massimo grado e senza reali tutele? Quali sono le condizioni di lavoro nei laboratori cinesi in Italia? Sono tutte cose che sappiamo, tutti fatti ben noti alle nostre autorità, ai sindacati, ai politici, alla popolazione in genere.

Fa comodo a tutti di pagare la passata di pomodoro 1,29 , un vestito a 10 . A tutti i proletari, ovviamente. Perché chi se lo può permettere acquista l’abbigliamento e in genere i prodotti alimentari in negozi di ben altra fascia. Il famoso libero mercato, che significa innanzitutto la libertà sfrontata di sfruttare il lavoro dove e quanto fa comodo. Non possiamo farci nulla, si dice. Siamo stati educati al rispetto delle cosiddette regole democratiche, al mito dell’onnipresenza e dell’invulnerabilità del sistema.

Già pronunciare la locuzione “rivolta sociale” diventa quasi un atto di sovversione, e anche solo stimolare l’emergere di una coscienza politica di classe (per una alternativa sociale qualitativamente diversa, che superi le visioni tradizionali) e non solo rivendicativa è inteso come “pericoloso”. E tuttavia bisognerebbe tener conto che il sistema, non solo dal lato economico, è già in una fase di disintegrazione ...

Salvo poi ritrovarsi a “picchettare” davanti alla fabbrica che chiude e i macchinari e la produzione portati altrove. Da bravi operai che aborrano la violenza (siamo d’accordo che certe azioni violente non contribuiscono all’indebolimento del capitalismo perché non minano il normale funzionamento del sistema capitalistico stesso) si attende per mesi e per anni l’esito della “trattativa”. Sono questi operai sempre in attesa di un “ordine”. Ora, se quegli operai e operaie anche solo si azzardassero a mettere in atto un blocco stradale,

cadrebbero su di loro pene severissime. È la destra, la destra fascista, quella degli anni delle bombe. Sono sempre loro, semmai nelle sembianze di figli e di nipoti sprovveduti e idioti, ma dietro a loro c’è una borghesia che ha altri obiettivi, come per esempio completare il lavoro sporco portato avanti per anni dalla sinistra, che ha avuto in mente solo il proprio tornaconto elettorale e personale, incatenata alla vecchia società padronale.

In una società come la nostra, dove un certo livello medio di soddisfazione è assicurato, sembra a prima vista una follia voler pensare a un cambiamento: perché, vedi, non abbiamo tutto quello che vogliamo? Illusione. Si tratta della semplice sopravvivenza in una società mobilitata per la repressione e la guerra. Stiamo pagando tutto, e pagheremo ancora più caro.

giovedì 21 novembre 2024

«Una dichiarazione di guerra»

 

Perciò che vale, lo scrissi all’inizio di questa guerra: tra i due diretti contendenti non ci saranno né vincitori né vinti. Nemmeno se i carrarmati di Mosca arriveranno in centro a Kiev. Né può vincerla l’Ucraina, questo è fuori questione. Gli unici vincitori di questa guerra saranno i fabbricanti e i venditori di morte: anche un solo lanciarazzi in più va iscritto a bilancio e porta lucro. Per tutti gli altri c’è morte, mutilazioni, disperazione e macerie di ogni tipo.

Ma c’è un altro tipo di soggetti che di questa guerra si sentiranno vincitori morali, ovvero coloro che continuano a dire che bisogna mandare più armi all’Ucraina. Non uno solo di loro si propone di andare a combattere con quelle armi. Vigliacchi. L’Ucraina è alla disperazione, la povera gente si trova tra l’incudine di Zelenskyj e il martello di Putin. La cricca che la governa chiede più armi, sempre più potenti. Come bestie ferite rintanate nel bunker i fedelissimi sono disposti a tutto, ad allargare la guerra e a portarla fino alle sue estreme conseguenze. Nondimeno i russi, al primo grave affronto al loro orgoglio sono disposti ad accontentarli.

Come è stato possibile che in Europa si tornasse a parlare di missili, di armi, di “Operationsplan Deutschland” e cose del genere, di bombardamenti di città, di possibile escalation verso una guerra nucleare? Questa Europa politica, interessata solo gli affari e ai bilanci, schiantata sul muro del neoliberismo, ha fallito in tutto il resto. Merita di essere cancellata e ricordata solo per l’ignavia e l’egoismo di una borghesia e di una civiltà al tramonto.

*

Tra pochi giorni verranno pubblicate le memorie di Angela Merkel. L'ex cancelliere difende anche la sua politica nei confronti della Russia. Durante il suo mandato, Angela Merkel ha cercato di contrastare il desiderio dell'Ucraina di aderire rapidamente alla NATO perché già temeva una risposta militare da parte della Russia.

Nel libro, dal titolo “Libertà”, l’allora Cancelliere scrive del cruciale vertice della NATO a Bucarest nel 2008, quando fu discusso un piano per lo status di candidati per Ucraina e Georgia: “Ho capito il desiderio dei paesi dell’Europa centrale e orientale di diventare membri della NATO il più rapidamente possibile”. Ma: “Accettare un nuovo membro non dovrebbe portare solo maggiore sicurezza a lui, ma anche alla NATO”. Inoltre: “A quel tempo solo una minoranza della popolazione ucraina sosteneva l’adesione del paese alla NATO”, ricorda.

“Pensavo fosse un’illusione presumere che lo status MAP (status di candidato all’adesione) avrebbe dato protezione all’Ucraina e alla Georgia dall’aggressione di Putin, che questo status avrebbe avuto un effetto deterrente e che Putin ne avrebbe accettato passivamente gli sviluppi. Sarebbe stato allora concepibile che in caso di emergenza gli Stati membri della NATO rispondessero militarmente – con materiali e truppe – e intervenissero? Sarebbe stato concepibile che, come Cancelliere, avrei chiesto al Bundestag tedesco un simile mandato per la nostra Bundeswehr e ottenuto la maggioranza?”

Alla fine c’è stato un compromesso, ma ha avuto un prezzo, come scrive la Merkel: “Il fatto che Georgia e Ucraina non abbiano ricevuto un impegno per lo status MAP è stato un no alle loro speranze. Il fatto che la NATO abbia contemporaneamente promesso loro un impegno generale per la loro adesione è stato per Putin un sì all’adesione alla NATO per entrambi i paesi, una dichiarazione di guerra”.

Falliti

 

Ci sono decine di modi di fare politica. Alcuni sono, se non nobili, almeno rispettabili. Altri, molto meno. Il più diffuso oggigiorno consiste nel battere compulsivamente sulla tastiera del cellulare e nel condividere i propri stati d’animo – chiamiamoli così, eufemisticamente – su un cosiddetto “social” network. Preferibilmente X, ex Twitter, di proprietà del multimiliardario mezzo trumpiano e mezzo marziano. L’utente politico è solo una pedina intercambiabile in un sistema pletorico fatto in gran parte di estranei e di sagome trasparenti: eccolo lì nella luce, oggetto dei commenti politico-mediatici dei suoi colleghi e rivali ideologici, esagera in un mondo che esagera, il che è ottimo per l’ego, soprattutto quando è difficile esistere.

Prendi gente come Lollobrigida, al quale poveretto gli hanno messo la mordacchia, è uno che non capisce tutto, tutt’altro, ma con quelle sue frasi arruffate si sentiva quasi intelligente, o se non altro parte di un grande progetto di riforma.

Quando si fa parte di un governo che fatica a dimostrare la propria utilità e che ha decine e decine di bocche da rendere ben pasciute, che vanno in giro con un dossier sotto il braccio, bisogna ammettere che è davvero un compito non facile sparare ogni giorno una cazzata che catalizzi l’attenzione dei cani da guardia per tutta la giornata. Ciò non è certamente una novità, né è limitato alla destra dello spettro politico.

Che poi, a ben vedere, c’è l’hanno quasi tutti con lo Stato, che non funziona, tranne quando sono loro al governo. In tal caso anche le accise sui carburanti diventano come la dolce Euchessina. E se stanno all’opposizione riscoprono i gravi problemi della sanità pubblica che per decenni avevano contribuito a demolire con tagli lineari e per conto della tutela di evasori ed elusori sistemici.

C’è qualcosa di profondamente perverso in questa ideologia che postula che lo Stato sia necessariamente troppo grande, troppo costoso e che i suoi dipendenti pubblici siano troppo numerosi e magari anche troppo pagati. Perché impegnarsi in politica se si vuole far esplodere la sua principale leva d’azione? L’impegno in politica allora non è altro che una finzione, un motivo per prendere un alto stipendio e dare un senso alla propria vita altrimenti fallita.

mercoledì 20 novembre 2024

Stringi i denti

 


Ormai votano solo i parenti e gli amici dei candidati, quindi coloro che hanno interessi diretti nella elezione di un certo candidato. I partiti politici stanno diventando irrilevanti, anzi, come Dio sono diventati obsoleti. Sono pessimista, ma non c'è motivo di essere cupi. I nodi stanno arrivando al pettine, quando non si potranno più stampare i soldi qualcosa accadrà. Perciò sono pessimista, ma senza cupezza perché infine qualcosa accadrà. Dalle tribù di Cro-Magnon fino agli ultimi che ce la stanno raccontando passando per lo spettacolo dei Trente Glorieuses e sul vortice della società dei consumi che ci ha illuso. Tutti saremo convocati alle porte della Storia. Banda di individualisti, pacifisti, sangue misto e di sinistra, teste di cazzo nere di destra. La psichiatria sta attraversando momenti difficili.


venerdì 15 novembre 2024

L’estrema destra sogna un futuro

 

Per settimane ci hanno raccontato che Kamala Harris potesse battere Trump. Siamo ben informati, non c’è dubbio. Si poteva trovare conferma in questo fola moltiplicando estratti dei discorsi di Trump, uno più rivoltante dell'altro, sui neri, sulle donne o sugli immigrati. Ma non ci è stato detto abbastanza di cos’altro stesse dicendo. Perché Trump ha parlato anche di potere d’acquisto, prezzo della benzina e tenore di vita, temi poco originali, che ritroviamo in tutte le campagne elettorali, ma che rendono attento l’elettore. E che ha fatto dimenticare tutte le stronzate con cui Trump cosparge abilmente i suoi discorsi.

Ci raccontavano dell’America degli affari senza limiti, dei redneck armati che ascoltano musica redneck, bruciano croci, mangiano hamburger giganti e pensano che il riscaldamento globale sia un complotto. Questa volta non si tratta di incolpare il sistema contorto dei grandi elettori, Trump ha stravinto anche il voto popolare.

La strategia di demonizzare Trump non ha funzionato. E nemmeno in Europa funziona contro l’estrema destra. Credono ancora che dare lezioni morali (o di antifascismo!) al proprio avversario fascista o parafascista sia sufficiente per batterlo alle urne. Il trionfo di Trump ci mostra che non funziona così, e in Europa dovremmo essercene già accorti da tempo. Quando l’immaginazione declina, il moralismo invade ogni cosa. Il declino di quella che ancora passa per essere la sinistra non è ancora finito.

Anche noi abbiamo avuto un miliardario volgare, scandaloso e pregiudicato, eletto più volte prima che fossero eletti i nipoti analfabeti del Duce. Anche la Polonia ha vissuto per molti anni sotto il rancido giogo cattolico del PiS (Legge e Giustizia) e i fratelli Kaczynski. Gli inglesi hanno votato per Boris Johnson e altre oscenità. L’Ungheria è sotto stretto controllo di Viktor Orbán. In Francia, Le Pen appoggia il governo in attesa di essere eletta presidente. In tutta Europa, l’estrema destra prospera e sogna un futuro. La sinistra parlamentare, quella che afferma di incarnare la virtù, vagheggia compiaciuta un capitalismo irenico e inclusivo.

giovedì 14 novembre 2024

Musk ha ragione

 

Elon Musk si è intromesso indebitamente negli affari interni di un altro Paese. Gli americani fanno così con tutti, da sempre, perché scandalizzarsi solo ora? Nel merito, Musk ha ragione (ma dovrebbe prima guardare in casa propria). Non mi riferisco allo specifico relativo al carcere costruito in Albania e alla decisione del governo di imprigionarvi delle persone, ma per quanto riguarda il fatto che l’ordine giudiziario italiano agisce, in genere, come una casta di intoccabili che fanno e disfano a loro piacimento.

Ultimo esempio che mi viene in mente è dato dalla procura di Torino, che, mentre si accingeva a riaprire le indagini sulla sparatoria avvenuta nel lontano giugno 1975 davanti alla cascina Spiotta, in località Arzello nei pressi di Acqui Terme, dove morirono l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la fondatrice della Brigate rosse Margherita Cagol, non sapeva che nel 1983 l’autorità giudiziaria di Alessandria aveva già condotto una propria inchiesta sugli stessi fatti contro Angelo Basone e Lauro Azzolini, due brigatisti poi prosciolti nel novembre 1987. La circostanza è stata candidamente ammessa dal pubblico ministero Emilio Gatti nella discussione che si è tenuta lo scorso 26 settembre durante l’udienza preliminare che ha deciso di rinviare a giudizio gli ex militanti della Brigate rosse. E poi pare ci siano anche altre procedure della procura palesemente contrarie alla legge. Ma chi se ne occupa dei nostri media? Inoltre, come mai la procura titolare delle nuove indagini non ha voluto fare luce sulla morte di Mara Cagol nonostante la perizia ne avesse accertato l’uccisione a freddo?


mercoledì 13 novembre 2024

Un motivo in particolare


Ieri sera, guardavo Bersani che guardava la sua Elena mentre questa parlava di temi “sociali”. L’espressione di Bersani era eloquente: “ci hanno mandato questa qui, era il meglio che ci potevamo permettere, arrangiamoci un po’, verranno tempi migliori”. Per un partito che ha avuto un vero e proprio farabutto alla sua guida, Bersani va a capito.

Nella stessa occasione, Bersani, a riguardo della destra reazionaria e fascista (quest’ultimo è un termine che lui non usa mai, preferisce le allusioni e le metafore), ha detto che questo è il momento delle trombe di vittoria, ma che lui è ottimista perché verrà anche il momento delle campane.

Bersani è una persona molto intelligente e di grande esperienza, dunque non può non aver capito che la vittoria ideologica della destra non è un fenomeno transitorio. Che tale fenomeno ha radici molto profonde e che partono da molto lontano. Quello che invece non potrà ammettere (o forse sì ma a denti stretti) e che tutto ciò è il risultato delle politiche conservatrici della sinistra. Che dunque non c’è un capitalismo buono e uno cattivo, il capitalismo è questa roba qua. Che l’unica alternativa a questo sistema non è un capitalismo riformato, perché il capitalismo nella sua essenza è irriformabile.

Aver abbandonato l’idea e il far progetto di un’alternativa al capitalismo è il motivo reale e più autentico della sconfitta che stiamo subendo. I motivi di questo abbandono sono molti, ma ce n’è uno di particolare: l’abbandono della lotta di classe e l’aver accettato di condividere il potere politico con la borghesia padrona e predatrice (non sono due motivi, ma un tutt’uno). Insomma, aver dato troppa retta a Gramsci (nella migliore delle ipotesi) e aver buttato alle ortiche Marx. Dunque una scelta non recente.


martedì 12 novembre 2024

"I" come spia

 

Berlusconi proponeva le tre “i”: inglese, impresa, informatica. Meloni e Valditare ne hanno aggiunto un'altra.


Truffatori

 


Elena Schlein ha dichiarato che la fine del mercato tutelato è «una specie di “tassa Meloni” sulle bollette». Sono d’accordo che è una truffa. L’ennesima. A danno di chi già se la passa male, o non se la passa bene, ma non certo a danno di chi se la passa benissimo e magari è azionista di quelle stesse società che di fatto monopolizzato il mercato con variazioni di prezzo risibili.

Vorrei però che Schlein spiegasse perché quando il PD faceva parte del governo Draghi ha votato a favore. A dire il vero, lo ha spiegato nel dicembre 2023: «Da quel voto è cambiato il mondo! Diciamo da un anno che è necessaria una proroga perché nel frattempo ci sono stati la guerra criminale di Putin in Ucraina, la crisi energetica, il caro benzina, il rialzo dell’inflazione».

Sempre a dire il vero, nel 2022 l’inflazione era più alta di adesso e l’offensiva criminale degli Stati Uniti contro la Russia era già in atto, l’opposizione violenta al gasdotto Nord Stream 2 era roba vecchia. Qui si tratta del merito, che esula dal fattore tempo: perché votare a favore di un simile provvedimento? Perché invocarne tutt’al più una proroga? Perché loro sono liberali, come Bersani. E vorrei che Bersani spiegasse che cosa significa essere liberali in un mondo dominato dal monopolio e dalla grande ricchezza.

domenica 10 novembre 2024

Ma quante seghe

 


Su Trump e la crisi della sinistra, quando a tutti è noto che la sinistra, in ogni angolo del mondo, ha abbracciato la globalizzazione e le delocalizzazioni, libero mercato e finanziarizzazione dell’economia, occupandosi principalmente – se non unicamente – di diritti civili e migrazione. È diventata non solo conservatrice, ma il miglior alleato delle élite globaliste predatorie e della destra politica, fregandosene se tale abbraccio al totalitarismo del “mercato” ha significato schiantare le classi popolari e provocarne l’implosione sociale. 

venerdì 8 novembre 2024

Il sinistro figuro

 


Possibile spendere e spandere in armamenti, impossibile alzare i salari per esempio degli infermieri o dei medici. Meglio importarli dall’India, o da qualunque altro posto dove hanno un’alta concezione per esempio dell’igiene, della prevenzione e dei diritti del malato. La cosa fa il paio con la dichiarazione di Sabino Cassese, che ieri sera da Formigli, per reclamizzare il suo ennesimo libro, dichiarava che il premierato neofascista “non è un pericolo per la democrazia, ma una necessità“.

Mario Draghi è il sinistro figuro nella cui abitazione alcuni giorni fa si è recata Elena Ethel Schlein per ricevere nuovi input a seguito vittoria di Trump. Ciò mi ha ricordato un post del 2022, l’ultimo redatto da un noto e indimenticato blogger (e anche qualcosa di più, ovviamente) prima che venisse rapito da agenti del TESCREAL e tuttora imprigionato in un sito segreto del Nevada dove viene sottoposto a dei test sotto la guida di Nick Bostrom.

[...]


Il potere approfitta sempre delle crisi per rafforzarsi; basta un droghiere per vendere la merce. E a ogni elezione non mancano i droghieri. La strategia della volgarità adottata nel reclutamento fa parte dello spettacolo, ossia del divertimento.

Il fatto è che non mi diverto più, da decenni. Non ne posso più dei media affamati di tragedie, di giornalisti che intervistano altri giornalisti che commentano con sussiego critico ciò che non possono capire.

E non sopporto più l’eterno ebreo vittima, che perentoriamente ti ricorda: occhio per occhio. Negando di fatto le stragi in atto in Palestina, dando della terrorista a una giornalista italiana che segue sul posto i misfatti di cui si rendono protagonisti gli israeliti.

Nei suoi occhi si leggeva odio, nelle sue smorfie il fastidio di dover tollerare quella che ripetutamente definiva come una terrorista solo perché stava facendo il proprio mestiere senza mentire. Poi si finge scandalo perché qualche imbecille dice che Hitler non ha finito il lavoro. 

mercoledì 6 novembre 2024

Tutti sull’attenti e con la mano sul cuore!

 

Apprensione, preoccupazione, sfiducia, cautela, tutte queste sfumature non esistono più e sono state sostituite da un’unica parola, “paura”. Un sostituto davvero eccezionale. Finiremo per credere che il nostro tempo sia il peggiore di tutti. Che una volta non c’era paura e il mondo era immerso in un costante ottimismo. Un modo, forse, di inventare un destino: vivremo momenti unici che gli antichi non conoscevano. C’è un piacere nella sfiga, o più precisamente nella sfortuna di ciò che potrebbe accadere. Nel profondo della nostra mente, di nascosto, immaginiamo le nostre città sotto le bombe, i nostri borghi presi di mira dai droni, le nostre case in fiamme, Milano ridotta in cenere come Gaza, Roma occupata dai nord coreani.

Anche in questi giorni quanta paura è stata insufflata: la “terra della libertà” di Kamala Harris, l’unica via per sfuggire al tallone di Donald Trump, o la “terra della libertà” di Donald Trump, l’unica risorsa contro il satanico Wokistan di Kamala Harris. I due candidati alla Casa Bianca volevano entrambi essere l’incarnazione della libertà. La libertà di acquistare e detenere armi, in culo al diritto di andare a scuola senza essere sparati, o di non essere discriminati o addirittura linciati quando si è nero, messicano o comunista.

Gli Stati Uniti hanno sia un problema di violenza che un problema di razzismo. Non amano parlarne troppo. Tutti sull’attenti davanti alla bandiera e la mano sul cuore!

martedì 5 novembre 2024

Il fallimento politico del liberalismo


 In Honduras?

È strano sentir dire che il mondo galoppa verso l’inferno, quando per molti di noi tutto sembra andare bene (comfort, riscaldamento, elettricità, cibo sano, nessuna guerra in casa, ecc.). E basta anche con il piagnisteo sul rischio che Trump vinca le elezioni (c’è ancora chi crede che si decida tutto oggi!). Dunque gli Stati Uniti, fino all’apparizione di Trump, sarebbero stati un faro della democrazia e della libertà? Una nazione nata sul genocidio, una Costituzione che nei 72 anni tra il 1789 e il 1861 proteggeva la schiavitù. Lo sfruttamento brutale della classe operaia accompagnato da estrema violenza per gran parte della storia americana. Le liste nere di Hollywood e la persecuzione dei membri del Partito comunista americano (che non erano poca cosa).

E ora presentano Harris come un’eroina della democrazia. Ci siamo già dimenticati i crimini dell’amministrazione Biden-Harris, che ha sistematicamente ignorato e violato i principi essenziali del diritto internazionale nel finanziare e armare la guerra genocida di Israele contro la popolazione di Gaza? Harris ha tenuto uno dei suoi ultimi eventi della campagna al Muhlenberg College di Allentown, Pennsylvania, dove Maura Finkelstein, una professoressa di antropologia ebraica, è stata licenziata per dichiarazioni contrarie a Israele.

Chi ha voluto tutto questo, chi ha voluto che il capitale (e che capitale!) vincesse a man bassa, prendesse tutto il bottino? Chi ha voluto che la metà degli elettori se ne restino a casa, che tanto non importa? In Francia hanno vinto le elezioni i partiti di sinistra e sta governando la destra con l’appoggio di Le Pen e la benedizione di Macron. Ci siamo mai chiesti da dove viene Macron? L’alternativa era Le Pen. Come si era arrivati a quel punto? François Hollande faceva proprio così schifo da meritare una campagna mediatica martellante fino alla rinuncia alla ricandidatura del 2017? Nessun altro poteva sostituirlo? Era meglio dunque Macron? Sono meglio i candidati elitari! Quale grande regia sta dietro a tutto ciò? E ciò che vale per la Francia, vale anche per tutto il resto e tanto più per gli Stati Uniti.


lunedì 4 novembre 2024

La povertà in Israele

 

Israele conta meno di 10 milioni di abitanti, cioè meno della Lombardia. Secondo il National Insurance Institute di Israele, la situazione economica nel 2022 era questa:

La situazione socioeconomica di Israele sta causando grande preoccupazione. Nel 2022, la situazione della popolazione povera è peggiorata: si è registrato un aumento della profondità e della gravità della povertà, proseguendo gli aumenti dell’anno precedente. Questi aumenti sono stati registrati per quasi tutte le fasce di popolazione.

La disuguaglianza di reddito e i tassi di povertà sono immediatamente evidenti e sono molto elevati se confrontati a livello internazionale. Nel 2022, c'erano 1,98 milioni di individui che vivevano al di sotto della soglia di povertà, di cui 873,3 mila erano bambini e 152,5 mila erano anziani, riflettendo tassi di povertà del 20,9%, 28,2% e 12,7%, rispettivamente.

La multidimensionalità della povertà si manifesta non solo in un livello di basso reddito ma anche in altre dimensioni come la salute e l'alloggio. L'esame del grado di investimento nel welfare indica che le risorse stanziate per le spese di welfare in Israele rispetto ai paesi sviluppati sono tra le più basse al mondo: nel 2022, la spesa sociale pubblica costituiva il 15,8% del PIL rispetto alla media OCSE del 22,4%, con solo Corea e Irlanda classificate più in basso di Israele.

La situazione economica di Israele, dopo 13 mesi di guerra, non è migliorata. Israele, dipendente dal commercio estero, ha visto le sue importazioni di merci crollare del 15% nel 2023 e di quasi l’8% nei primi otto mesi di quest’anno.

Secondo il Ministero delle Finanze, alla fine dello scorso settembre il costo diretto della guerra aveva raggiunto i 29 miliardi di dollari. Da allora, è salito alle stelle con l’assalto al Libano, i combattimenti più pesanti a Gaza e gli attacchi all’Iran. Decine di migliaia di riservisti sono stati chiamati e le munizioni vengono consumate a un ritmo vertiginoso. I costi giornalieri sono aumentati da 110 milioni di dollari a 135 milioni di dollari.

Le tre agenzie di rating hanno declassato il merito creditizio di Israele, mentre gli investitori stranieri hanno ridotto la loro esposizione al debito israeliano. Il settore dei viaggi e del turismo è fermo poiché i voli vengono cancellati a causa della guerra. Il tanto decantato settore high-tech di Israele è in difficoltà e Intel Israel licenzierà centinaia di dipendenti. Gli investimenti in impianti e attrezzature sono in calo.

Prima della guerra venivano rilasciati 100.000 permessi di lavoro soprattutto nel settore edile (10% del PIL), nell’agricoltura e nell’industria, a cui si aggiungevano, secondo alcune stime, dagli 80.000 ai 100.000 immigrati clandestini.

A Tel Aviv, cuore economico del Paese, i cantieri sono fermi da mesi. I grattacieli attendono di essere completati così come le principali infrastrutture di trasporto.

“L’economia israeliana è solida”, ha detto Netanyahu, aggiungendo: “Il declassamento del rating è il risultato di una guerra su più fronti che ci è stata imposta. Il punteggio aumenterà quando vinceremo”.

domenica 3 novembre 2024

Se perde Trump

 

Contro Trump è in atto una campagna mediatica furibonda. Non solo negli Stati Uniti, fatto scontato, ma anche in Europa e ovviamente in Italia (lo scantinato del Dipartimento di Stato americano). È probabile che Trump vinca le elezioni, ma se dovesse perderle? Trump accetta le regole del gioco truccato ma solo se vince. In caso dovesse perdere, prevedo guai grossi. Non la guerra civile, posto l’attuale buon andamento dell’economia americana, prospera grazie alla supremazia del dollaro e di ciò che questo monopolio comporta a tutti i livelli (finanziari, industriali, tecnologici, scientifici, eccetera).

La democrazia americana è molto imperfetta e non ha nulla a che vedere con l’etimologia del termine. Tantomeno è una democrazia la Cina, ma riguardo alla vituperata Russia eviterei di insistere nel confronto con gli Stati Uniti. Tra vivere in un ghetto razzista americano e nella periferia di una città russa, francamente non me la sentirei di scegliere a favore degli Stati Uniti. Senonché il clima russo non mi è confacente, né mi piacciono la vodka e i cetriolini sottaceto, così come aborro l’insalata russa, un miscuglio che trovo non avere logica e dignità. Ma alla larga anche dagli intrugli e dalla sporcizia dei ristori americani. Opto quindi di restare dove mi trovo adesso, anche perché è quasi ora di pranzo e la cosa promette bene.

venerdì 1 novembre 2024

Grazie per la cioccolata, ma ora basta

 

Manca solo una settimana per conoscere il risultato delle elezioni presidenziali americane, cioè chi tra i due candidati rappresentanti di interessi miliardari verrà eletto. Un personaggio come Trump, per esempio, può scomparire dalla vita politica, non dai suoi elettori. Di questi tempi, più sei volgare, misogino, razzista e più aumentano le tue possibilità di essere eletto o di vincere le elezioni. Che un individuo come Trump si trovi per la seconda volta alla guida della prima potenza mondiale la dice lunga sul collasso americano. E questo stesso fenomeno sta già interessando l’Europa.

Un manipolatore mediocre ma formidabile, a cui viene consentito di arrivare ai vertici dello Stato e che alla fine nessuno sa come fermare. Che cosa succede quando una democrazia permette a nullità politiche, idioti o pericolosi megalomani di salire al potere? Questa domanda non si pone solo per il Partito repubblicano americano e per gli Stati Uniti. L’Europa ha una lunga storia da raccontare in questo senso.

Furono in molti a credere di poter controllare il manipolare gente come Mussolini e Hitler. Finirono schiacciati dalla creatura che avevano lasciato crescere. Altri scelsero di salvarsi preferendo astenersi da qualsiasi opposizione contro di loro, e anzi si sdraiarono come cani davanti al loro nuovo padrone, obbedendo ai suoi ordini.

Di Kamala Harris non so cosa dire al riguardo, né nel bene né nel male, ma dichiarare di essere donna e di colore non le basterà per conquistare la Casa Bianca.

Più o meno metà degli statunitensi voterà non solo per il presidente del proprio Paese, ma anche per il futuro degli otto miliardi di abitanti del pianeta. Già questo fatto non è tanto normale, ovvero è diventato normale dal 1945 in poi. Gli americani dicono di rifugiarsi nel loro isolazionismo, ma poi s’ingeriscono negli affari di ogni paese, spesso portando guerra e morte.

Non che preferiamo Putin o Xi Jinping, e siamo grati agli statunitensi per il contributo offerto durante la seconda guerra mondiale e anche durante la prima; pure per il Piano Marshall, la cioccolata e il DDT, Hollywood e la strategia della tensione; ma ora ci consentano di dire che ci hanno rotto i coglioni e che è tempo che se ne stiano a casa loro.